Nel 2021 le emissioni globali di CO2 sono tornate ai livelli del 2019
Annullata la riduzione temporanea causata dai lockdown del Covid-19. Ma in Europa il rimbalzo è stato minore
[14 Ottobre 2022]
Dall’inizio del XXI secolo e fino al 2019, le emissioni globali di gas serra sono aumentate costantemente soprattutto a causa dell’aumento delle emissioni di CO2 della Cina e dalle altre economie emergenti. Quindi, anche le concentrazioni atmosferiche di gas serra sono notevolmente aumentate, accrescendo l’effetto serra naturale. Ma nel 2020 le emissioni globali di CO2 fossile sono diminuite del 5,3% rispetto al 2019, soprattutto a causa della pandemia di Covid-19. Tuttavia, Secondo il rapporto “CO2 emissions of all world countries”, pubblicato da Joint Research Centre (JRC), International energi agency (Iea) e Planbureau voor de Leefomgeving (PBL – l’Agenzia per la valutazione ambientale olandese) «Nel 2021, le emissioni globali di CO2 fossile sono aumentate del 5,3%, tornado quasi al livello del 2019, raggiungendo 37,9 Gt, appena lo 0,36% in meno rispetto al 2019, con il mondo che è tornato ai livelli di emissioni di CO2 pre-pandemia».
Nel quadro dell’United Nations framework convention on climate hange (Unfccc) FCCC, i Paesi di tutto il mondo stanno sviluppando inventari nazionali delle emissioni e propongono/implementano azioni per mitigare le emissioni di gas serra. In questo contesto, l’Emissions Database for Global Atmospheric Research (EDGAR) della Commissione Ue fornisce una stima indipendente dei gas serra per ogni Paese del mondo, basata su una metodologia solida e coerente derivante dalle ultime linee guida dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e dai dati di attività più recenti. Dopo l’ultimo aggiornamento di settembre 2022, ora sono disponibili per ciascun Paese i dati della CO2 per il periodo 1970-2021 mentre le emissioni nazionali per altri gas serra sono disponibili per il periodo 1970-2018. Per la prima volta, il rapporto utilizza le emissioni di CO2 dei combustibili fossili calcolate dall’Iea direttamente ove appropriato, anziché calcolarle dalle statistiche sull’uso e, sempre per la prima volta sono stati inclusi e integrati anche nel dataset di EDGAR, le emissioni globali nette di CO2 associate sia gli incendi, pari a 0,66 GtCO2 nel 2020 (come stimato dal Global Wildfire Information System, GWIS), che al Land Use, Land-Use Change and Forestry (LULUCF), pari a un pozzo netto di CO2 di 3,9 Gt nel 2020..
Va notato che, a causa della complessità intrinseca degli ecosistemi terrestri e della difficoltà di districare i flussi antropogenici e naturali, il LULUCF è un settore estremamente complesso da calcolare in termini di emissioni e assorbimenti di carbonio, per questo motivo, nell’attuale versione dell’EDGAR non sono ancora disponibili stime dettagliate per Paese dei lavelli LULUCF EDGAR completa il quadro globale con una serie temporale per ciascuno dei 208 Paesi e Territori del mondo, contribuendo a una maggiore trasparenza e fornendo una fonte aggiuntiva con cui confrontare le stime nazionali e globali.
Grazie a questi dati il rapporto JRC/Iea/PBL che ha scoperto che «Nel 2021, Cina, Stati Uniti, Ue27, India, Russia e Giappone sono rimasti i maggiori emettitori di CO2 al mondo. Insieme rappresentano il 49,2% della popolazione mondiale, il 62,4% del prodotto interno lordo globale, il 66,4% del consumo globale di combustibili fossili e il 67,8% delle emissioni globali di CO2 fossile. Tutti e 6 hanno aumentato le loro emissioni di CO2 fossile nel 2021 rispetto al 2020, con India e Russia che hanno registrato gli aumenti maggiori in termini relativi (rispettivamente 10,5% e 8,1%). Tra i 16 maggiori emettitori che rappresentano oltre l’1% delle emissioni globali di CO2, 7 paesi (Cina, India, Russia, Iran, Arabia Saudita, Brasile e Turchia) hanno emissioni di CO2 più elevate nel 2021 rispetto al 2019 con la Turchia che mostra l’aumento biennale più alto aumento (+7,9%). In confronto, l’Ue a 27 e altri 8 paesi (Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Indonesia, Canada, Sud Africa, Messico e Australia) hanno emesso meno nel 2021 rispetto al 2019, con il Messico che mostra il calo semestrale maggiore (-13%)».
Anche le emissioni globali pro capite di CO2 sono rimbalzate ai livelli pre-pandemia, riportando l’aumento complessivo dal 1990 al 2021 al 13% (da 4,26 t CO2/cap/anno a 4,81 t CO2/cap/anno). Il rapporto fa notare che «Nel 2020, nonostante l’importante diminuzione del PIL osservata nella maggior parte dei Paesi del mondo, le emissioni globali di CO2 fossile per unità di PIL hanno continuato il loro trend decrescente. Al contrario nel 2021 in diversi Paesi le emissioni sono rimbalzate più della ripresa del PIL, determinando un aumento delle emissioni di CO2 per unità di PIL (+1,1% nell’Ue27, +0,7% negli Stati Uniti, +1,5% in India, +3,1% in Russia e +1,1% in Giappone)»
Nel 2021, nell’Unione europea le emissioni totali di CO2 fossile sono aumentate del 6,5% (0,17 Gt) rispetto al 2020 ma il rapporto evidenzia che «Questo aumento è solo la metà della riduzione avvenuta tra il 2019 e il 2020 (-10,8%), di conseguenza le emissioni dell’UE27 sono diminuite del 5 % tra il 2021 e il 2019. In una prospettiva a più lungo termine, le emissioni di CO2 fossile nell’Ue27 hanno seguito una tendenza decrescente negli ultimi due decenni e nel 2021 erano 2,78 Gt, ovvero il 27,4% al di sotto del livello del 1990. Anche la quota di emissioni globali dell’Ue27 è diminuita negli ultimi anni, dal 16,8% nel 1990 all’8,5% nel 2015 e al 7,3% nel 2021».