Ozono, primo bilancio Snpa di fine estate: situazione abbastanza positiva
Nel 2020 è migliora la situazione per lo smog fotochimico rispetto al 2019
[12 Ottobre 2020]
In estate, l’ozono è l’inquinante atmosferico critico perché si forma in concentrazioni maggiori a causa di reazioni chimiche che coinvolgono diversi inquinanti (in particolare gli ossidi di azoto, emessi in larga parte dagli scarichi dei veicoli e prodotti in qualsiasi combustione, e i composti organici volatili che hanno anche un’origine naturale) favorite dall’intensa radiazione solare tipica delle giornate estive.
Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) ricorda che «La presenza di elevati livelli di ozono, a causa del suo alto potere ossidante, danneggia la salute umana, ma anche quella degli animali e delle piante (ne influenza la fotosintesi e la crescita con danni alla vegetazione ed ai raccolti) e deteriora i materiali (danni al patrimonio storico-artistico)». Quando ci sono giornate con elevati livelli di ozono – sottolinea il SNPA – le persone devono evitare prolungate esposizioni all’aperto e ridurre al minimo attività fisiche affaticanti (passeggiate in bicicletta, attività sportive, ecc.) in particolare nelle ore più calde.
Per questo, come avviene per gli altri inquinanti atmosferici, il SNPA, attraverso le reti di monitoraggio della qualità dell’aria gestite dalle agenzie ambientali delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, rileva questo inquinante anche per segnalare il superamento dei livelli di “informazione” e “allarme” previsti dalla normativa, a tutela dei soggetti più sensibili (bambini, anziani, donne in gravidanza, persone affette da patologie cardio-respiratorie) e della popolazione in generale. La rete di monitoraggio SNPA dell’ozono comprende circa 350 stazioni e i dati riepilogativi dei monitoraggi sono pubblicati nei report annuali sulla qualità dell’aria prodotti dalle singole agenzie. Vengono anche effettuate previsioni dei livelli di ozono attesi, sia su scala regionale, a cura delle singole agenzie, sia su scala nazionale utilizzando i servizi di Copernicus.
I dati monitorati negli anni dal SNPA indicano che si tratta di uno degli inquinanti per i quali si rilevano valori più critici: «Nel 2019, a livello nazionale, l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (OLT) per l’ozono – 120 µg/m³ come media massima giornaliera calcolata su 8 ore – è stato superato in 297 stazioni di monitoraggio del SNPA su 324 pari al 91,7% delle stazioni con copertura temporale sufficiente; l’OLT è stato superato per più di 25 giorni in 182 stazioni (56,2%). Nel 2019 la soglie di allarme era stata superata in 34 stazioni (10,5%) di 4 regioni: Lombardia (20), Veneto (9), Piemonte (4), provincia autonoma di Trento».
Invece, la soglia di informazione era stata superata in quasi tutte le regioni, meno Abruzzo, Calabria, Molise e Sardegna, e in 161 stazioni (49,7%). Il maggior numero di superamenti si è verificato in Lombardia (45 stazioni su 46), Emilia-Romagna (26 su 34), Veneto (23 su 23), Piemonte (22 su 27), Friuli Venezia Giulia (14 su 16), Campania (7 su 16), Lazio (6 su 24), provincia autonoma di Trento (5 su 5).
Ad agosto L’Nsnpa ha fornito i dati di giugno e agosto per l’ozono e ora è in grado di farlo per l’intero periodo estivo, compresi quindi i mesi di agosto e settembre per quanto riguarda gli indicatori di breve periodo, cioè, i superamenti dei livelli di informazione (180 µg/m³ come massima media oraria) e di allarme (240 µg/m³ come massima media oraria), mentre l’indicatore di lungo periodo (OLT) sarà disponibile solamente a chiusura dell’anno solare.
Al SNPA spiegano che è «Molta diversa rispetto al 2019 la situazione per quanto riguarda la stagione estiva 2020. La soglia di allarme è stata superata in una sola regione, la Lombardia, e solo in poche stazioni (due in luglio ed una solo in agosto su 46 stazioni complessive). In assoluto anche i valori più alti rilevati non sono elevati, se si pensa che il massimo è stato registrato in Lombardia a luglio con 256 µg/m³. Si sono verificati diversi casi di superamento della soglia di informazione, ma sono molte di più dell’anno precedente le regioni in cui questo livello non è stato raggiunto (Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta), ed in alcuni casi (Abruzzo, Bolzano, Lazio, Liguria) si sono avuti casi assai sporadici, che si contano sulle dita di una mano».
La conclusione è che «Il fenomeno è stato significativo (anche se in misura molto più ridotta che nel 2019) per Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Campania e Trento. Durante la stagione estiva 2020 dunque si sono verificate con minore frequenza le condizioni meteorologiche che favoriscono gli eventi di “smog fotochimico” e i valori massimi orari non hanno raggiunto livelli così elevati come nel 2019, determinando una situazione, per quanto riguarda l’ozono, abbastanza positiva».