Legambiente: Italia si impegni anche per approvare SUR, PAN e applicare la strategia europea Ue From farm to fork con la riduzione del 50% dei fitofarmaci nel 2030

Pesticidi nel piatto: dati in miglioramento ma serve legge contro il multiresiduo e più consapevolezza dei cittadini

Scendono al 39,21% i campioni di alimenti di origine vegetale e animale in cui sono state trovate tracce di uno o più fitofarmaci

[19 Dicembre 2023]

Quello tracciato dal nuovo report di Legambiente “Stop pesticidi nel piatto 2023”, realizzato in collaborazione con Alce Nero e frutto della collaborazione con esperti, esponenti del mondo della ricerca, docenti universitari e medici, è un quadro di luci e ombre. Lo studio si basa su 6.085 campioni di alimenti di origine vegetale e animale provenienti da agricoltura biologica e convenzionale sottoposti ad analisi e raccolti in 15 Regioni e Legambiente evidenzia che «La buona notizia è che la percentuale dei campioni in cui sono state rintracciate tracce di pesticidi nei limiti di legge è risultata in diminuzione (39,21% contro il 44,1% dello scorso anno), così come quella dei campioni irregolari (1,62%). Regolare e senza residui è risultato, invece, il 59,18% (lo scorso anno erano 54,8%)».

Presentando il report, Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente, ha sottolineato che «L’appuntamento con la presentazione del dossier “Stop pesticidi nel piatto” rappresenta per l’associazione e l’intero Paese un momento molto importante. Non a caso, si tratta dell’unico documento che fotografa, nel complesso, la situazione relativa alla presenza di fitofarmaci negli alimenti che ogni giorno portiamo sulle nostre tavole. Nonostante qualche dato timidamente incoraggiante, la situazione appare ancora molto complessa e risulta evidente la necessità di una ulteriore e concreta spinta politica affinché si possa davvero mettere fine alla chimica nel piatto. In questo contesto, corre l’obbligo di rammentare la nostra forte preoccupazione per la mancata approvazione del SUR, dispositivo emanato dalla Commissione europea che regola e limita l’utilizzo di fitofarmaci, e riguardo all’urgenza di adottare in Italia il nuovo PAN (Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) la cui ultima stesura risale al 2014».

Desta invece preoccupazione il fatto che, seppur nei limiti di legge, nel 15,67% dei campioni regolari sono state trovate tracce di un fitofarmaco e nel 23,54% di diversi residui. »Dati questi che– dicono quelli del Cigno Verde – soprattutto sul fronte del multiresiduo, fanno accendere più di qualche campanello di allarme agli addetti ai lavori rispetto ai possibili effetti additivi e sinergici sull’organismo umano del cosiddetto “cocktail di fitofarmaci”. Nei prodotti biologici, rintracciati residui solo nell’1,38% dei campioni, una contaminazione probabilmente dovuta al cosiddetto “effetto deriva” determinato dalla vicinanza ad aree coltivate con i metodi dell’agricoltura convenzionale».

Da “Stop pesticidi nel piatto 2023” emerge che «Nei campioni analizzati sono state rintracciate 95 sostanze attive provenienti da fitofarmaci. In 3 campioni di uva passa sono stati rintracciati 17 residui, in un campione di pesca 14 residui, in un campione di fragola 12 residuiz. Dall’EFSA anche dati sui prodotti importati: in un peperone proveniente dalla Cambogia sono stati rintracciati addirittura 28 residui.

Il rapporto evidenzia che «In linea con il trend delle precedenti rilevazioni, la frutta si conferma la categoria più colpita dalla presenza di residui: oltre il 67,96% dei campioni contiene uno o più residui (rintracciati nell’84% di pere, nell’83% di pesche, nel 53,85% di peperoni). Nella frutta esotica (banane, kiwi e mango) è stata riscontrata la percentuale più alta di irregolarità, pari al 7,41%. Dato nettamente superiore alle altre tipologie di alimenti. In riferimento alla verdura, il quadro risulta migliore: il 68,55% dei campioni analizzati è risultato senza residui. Tra gli alimenti trasformati, i cereali integrali e il vino sono quelli in cui è stato rintracciato il numero più alto di residui permessi (rispettivamente 71,21% e 50,85%). Nota positiva i prodotti di origine animale: dei 921 campioni analizzati, l’88,17% è risultato privo di residui. Tra i pesticidi più presenti si segnalano (in ordine decrescente): Acetamiprid, Fludioxonil, Boscalid, Dimethomorph. Da segnalare la presenza di residui di neonicotinoidi non più ammessi come Thiacloprid in campioni di pesca, pompelmo, ribes nero, semi di cumino e tè verde in polvere; Imidacloprid in un campione di arancia, 2 campioni di limoni, 3 campioni di ocra; Thiamethoxam in un campione di caffè».

Oggi, Legambiente ha anche  lanciato  un appello alle istituzioni nazionali ed europee chiedendo interventi concreti sotto il profilo legislativo, e rammentando loro che «Proprio dall’Ue stessa è arrivato un chiaro indirizzo per una drastica riduzione delle sostanze chimiche di sintesi. La strategia europea From farm to fork prevede infatti che entro il 2030 è necessario raggiungere una riduzione del 50% dei fitofarmaci utilizzati, per questo è fondamentale da parte dei vari Paesi, a partire dall’Italia, una piena applicazione della strategia».

Per questo, Legambiente chiede che l’Italia si doti di «Una legge specifica sul multiresiduo che, sulla base delle attuali evidenze scientifiche, vieti la compresenza di principi attivi».  Allo stesso tempo, l’associazione ambientalista continua la sua battaglia contro il glifosato: «Sostanza resa ancora legale attraverso una recente proroga di ulteriori dieci anni, che, com’è noto, mette a rischio biodiversità, ecosistemi e salute umana» e lancia una nuova campagna “Glifosato free”, per premiare le aziende che, a dispetto della proroga, hanno messo al bando tale sostanza.

Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente. ha aggiunto: «Occorre inoltre emanare i decreti attuativi relativi alla legge sull’agricoltura biologica recentemente approvata dopo tredici anni di attesa perché, è utile ribadirlo, il biologico è la via maestra per ridurre drasticamente l’utilizzo dei fitofarmaci. Il multiresiduo deve essere combattuto attraverso procedimenti normativi. Gli effetti dei “cocktail di fitofarmaci” devono essere prevenuti e arginati. Una legge appare come l’unica soluzione per fare da argine. Serve, poi, una sempre maggiore sensibilizzazione da parte di cittadine e cittadini. Per questo, abbiamo deciso di promuovere l’iniziativa “Glifosato free”, una campagna che ci vedrà premiare le aziende che, nonostante la proroga, hanno deciso di mettere al bando questa pericolosa sostanza. Un’azione propositiva che ha il compito di dimostrare ancora una volta quanto il Paese reale sia talvolta più di qualche passo avanti rispetto alle istituzioni».

Marco Santori, consigliere di Alce Nero, ha concluso: «Per Alce Nero monitoraremisurare e vigilare sono sempre state azioni fondamentali. Garantire i nostri valori con evidenze scientifiche e dati raccolti, come questo report, rappresenta un’identità che oggi si rivela sempre più strategica. Soprattutto in questa fase storica che vede sempre più forte e chiaro il tentativo di una parte della politica e di alcuni gruppi di pressione di diluire/annacquare impegni e strategie europee precedentemente delineate nel Green Deal e nella Farm to Fork. In questo senso, la proroga per l’uso del Glifosate ne è l’ultimo episodio. L’azienda e i nostri fornitori affrontano la sfida della competitività nel mercato scegliendo come driver la sostenibilità economica, ambientale e sociale pensate nel loro insieme e non scollegate tra loro. Non per ideologia ma perché riteniamo sia l’unico modo possibile per Alimentare la vita».