Porto di Ravenna, le associazioni: si dichiari l’emergenza ambientale per Berkan B e cimitero delle navi

6 relitti incombono sulla laguna Pialassa dei Piomboni: una sorta di gigantesca discarica a cielo aperto a due passi dalle località balneari

[5 Marzo 2021]

Con un comunicato congiunto, Amici della Pineta San Vitale e Pialasse, Animal Liberation, A.N.P.A.N.A. – Associazione Nazionale Protezione Animali, Natura e Ambiente, APS Amici dei Parchi di Monteveglio e dell’Emilia, AsOER – Associazione Ornitologi dell’Emilia-Romagna, Associazione Naturista Ravennate, C.L.A.M.A. Ravenna Onlus, Comitato Difesa Pialassa del Piombone e Baiona, ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali, Federazione Nazionale Pro Natura, Gruppo d’Intervento Giuridico odv, ISDE Italia – Associazione Medici per l’Ambiente, Italia Nostra, L’Arca AdV, Legambiente Emilia-Romagna, LIPU Emilia-Romagna, OIPA Italia OdV denunciano «L’ormai insostenibile situazione in cui versa il “Cimitero delle Navi” al Porto di Ravenna: diversi relitti abbandonati da anni nello specchio d’acqua della Pialassa dei Piomboni, in prossimità di ambienti tutelati, aggravano un possibile disastro ambientale. Il cargo Berkan B ha già rilasciato gran quantità di idrocarburi».

Le associazioni spiegano che «Il bando di gara per la di rimozione del Berkan B è stato aggiudicato in dicembre 2019 e mai assegnato. Ben quarantuno mesi: questo è il tempo che ci separa dal 4 ottobre 2017, quando il cargo Berkan B, ormeggiato nel Porto di Ravenna, si schiantò aprendosi in due durante errate operazioni di demolizione. Da allora, abbandonato a se stesso ma ancora galleggiante, il mastodontico relitto, non bonificato, ha imbarcato progressivamente acqua, e il 5 marzo 2019 si è adagiato sul fondale del Canale dei Piomboni. Lì giace ancor’oggi, quasi completamente sommerso».

Nella stessa area del “Cimitero delle Navi”, diventato ormai tristemente noto in tutta Italia e dove ci sono altri 5 relitti, 3 dei quali al Berkan, affondati ed abbandonati da 11i anni, ed altri 2 sommersi da una trentina d’anni. Le associazioni evidenziano che «Incombono sulla Pialassa dei Piomboni – una laguna antica di quattro secoli ricchissima di un prezioso patrimonio sottoposto a tutela ambientale. Un sito su cui pesano pesanti pressioni provocate dalla presenza dei relitti: amianto, materiali pericolosi, idrocarburi, metalli pesanti stanno rendendo questo luogo una sorta di gigantesca discarica a cielo aperto a due passi dalle località balneari».

Le Associazioni rincarano la dose ricordando che l’amianto della Berkan, abbandonato in banchina dal 2017, è stato rimosso solo nel 2020, mentre le 3 navi più grandi del “cimitero” dovrebbero essere state bonificate. Tuttavia, secondo le Associazioni, «Foto di anni recenti mostrano la sala macchine di una di queste invasa da acqua iridescente. Da inizio 2019, il relitto spezzato ha rilasciato nelle acque del Porto di Ravenna, in continuità idraulica con la Pialassa Piomboni e con il mare, una considerevole quantità di olii combustibili. Oltre due anni sono trascorsi da allora. Cittadini hanno documentato, tra esalazioni nauseabonde e senza poter far nulla, la strage di avifauna imbrattata ed intrappolata tra le panne, finché a luglio 2019 la zona è stata transennata e non è più stato possibile rendere pubblico quanto stava accadendo».

Le associazioni sostengono che «Le foto attuali mostrano come gli sversamenti di olii pesanti non siano ancora terminati. Nella Pialassa si pesca nei numerosi capanni, ed ogni anno vengono sequestrati dalla Guardia Costiera quintali di vongole raccolte di frodo proprio tra i relitti del cimitero. Al contempo, è stata documentata moria di ittiofauna. Un gravissimo danno per la biodiversità, la fauna selvatica e il delicatissimo ecosistema marino e lagunare, ma anche un possibile rischio altissimo per la salute umana».

Con un’istanza inoltrata anche al Presidente della Repubblica, al ministero della transizione ecologica, al Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto ed al Prefetto di Ravenna, le associazioni chiedono al Presidente del Consiglio ed al Capo della Protezione CIvile che, sull’esempio di quanto realizzato per il recupero delle “ecoballe” disperse nel Golfo di Follonica, venga emanata un’ordinanza di Protezione Civile e vhe sia nominato commissario straordinario, «Affinché possa finalmente iniziare la rimozione della Berkan B e degli altri cinque relitti, e la bonifica delle acque e dei fondali».