Qualità dell’aria nel bacino padano nelle settimane di emergenza coronavirus
I risultati della seconda analisi LIFE PrepAIR
[28 Settembre 2020]
Durante la primavera scorsa, era stato elaborato un primo report di Life PrepAIR, un approfondimento sulla correlazione tra misure adottate nelle settimane di emergenza coronavirus e qualità dell’aria, presentato ufficialmente a giugno. Dato che la crisi sanitaria causata dal Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento adottate hanno prodotto una drastica riduzione di alcune tra le principali sorgenti di inquinamento atmosferico, Life PrepAIR si occupa di politiche della qualità dell’aria nel bacino padano, e che ha come partner le Regioni Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e relative ARPA, la Provincia Autonoma di Trento, ARPA Valle d’Aosta, le municipalità di Milano, Torino e Bologna, ART-ER, Fondazione Lombardia Ambiente e l’Agenzia per l’Ambiente della Slovenia – sta seguendo ormai da mesi, in maniera approfondita, il tema del rapporto tra l’emergenza coronavirus e l’inquinamento atmosferico in Pianura Padana.
Ora sono disponibili i risultati del secondo rapporto, che approfondiscono ulteriormente quelli presentati a giugno. Lo staff di PrepAIR spiega che «Lo studio prende in esame i primi cinque mesi dell’anno 2020, quindi il periodo che comprende la diffusione della pandemia, l’attivazione progressiva delle misure di contenimento e le fasi 2 e 3 di riapertura graduale delle attività socio-economiche sul territorio nazionale e di bacino padano. In particolare, il rapporto si è occupato principalmente di tre aspetti e delle loro interazione: la valutazione delle variazione delle emissioni inquinanti causate dalle misure di lockdown, le concentrazioni di inquinanti misurate dalle stazioni di monitoraggio e le condizioni meteorologiche del periodo. L’analisi dei dati di emissione è stata condotta stimando le variazioni settimanali nel periodo che va da metà febbraio a fine maggio, in cui hanno trovato applicazione le misure per il contenimento dell’emergenza sanitaria, rispetto allo stesso periodo in condizioni normali, cioè in assenza di provvedimenti. Per quanto possibile si è cercato di effettuare valutazioni per ogni settore di sorgenti emissive con metodologie omogenee, compatibilmente con i dati a disposizione per il settore considerato».
Per stimare l’impatto delle misure di contenimento sulla qualità dell’aria, bisogna confrontare lo scenario reale con un ipotetico scenario “No-lockdown” e nello studio, «Lo scenario reale è dato dalle misure delle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria; mentre lo scenario “No-lockdown” – che non è direttamente misurabile – è stato ricostruito con specifici modelli chimici e di trasporto, simulando la qualità dell’aria su tutto il nord Italia nei primi mesi del 2020. Va aggiunto che nel report è stata impostata una metodologia per valutare il contributo relativo dei provvedimenti di smart working alle variazioni emissive legate alle diverse misure».
Ecco i principali risultati:
Per quanto riguarda le emissioni: Nei mesi di febbraio e marzo le emissioni di inquinanti sono diminuite in maniera decisa, per poi cominciare gradualmente a crescere con l’allentamento del lockdown, fino a tornare su livelli pressoché normali; le emissioni di ammoniaca non hanno subito significative variazioni, visto che l’agricoltura non è stata interessata dal lockdown; le emissioni di particolato hanno registrato una riduzione inferiore rispetto a quelle degli inquinanti, a causa dell’aumento del consumo generato dal riscaldamento domestico in modo differenziato da regione a regione, in funzione della diffusione della biomassa. il picco di riduzione delle emissioni di particolato si è registrato in aprile.
Per quanto riguarda le concentrazioni: Le concentrazioni di inquinanti gassosi (NO, NO2, benzene) sono diminuite coerentemente con le emissioni degli stessi; Le concentrazioni di particolato mostrano una dinamica più complessa a causa dell’origine mista (primario + secondario) e del ruolo del meteo. Durante il lockdown sono stati registrati alcuni picchi con superamento delle concentrazioni limite di 50 μg/m3, tutti avvenuti in periodi e aree caratterizzate da meteo stabile favorevole alla concentrazione di particolato.
Per Life PrepAIR, «Questi risultati sembrano confermare la strategia dei piani di qualità dell’aria adottati dalle Regioni e Province autonome del Bacino del Po, oltreché degli accordi interregionali, incentrata su interventi plurisettoriali e multi-inquinante a larga scala. In particolare».
I risultati dello studio, seppur preliminari, portano a confermare alcuni punti chiave della pianificazione: «Il raggiungimento degli obiettivi europei di qualità dell’aria rende necessario conseguire riduzioni delle emissioni di NOX dell’ordine del 40%. Queste variazioni sembrano essere sufficienti per ridurre la concentrazione in aria di NO2 e confermano la necessità di agire sul settore dei trasporti attraverso azioni finalizzate alla diminuzione consistente dei flussi di traffico ed alla promozione di modalità di spostamento più sostenibili (mobilità ciclistica, elettrica, micro-mobilità, ecc.). La riduzione delle emissioni di NOX dell’ordine del 40% sull’intera pianura padana, accompagnata da una riduzione delle emissioni di PM primario dell’ordine del 20%, può non essere sufficiente, nelle condizioni meteorologiche di stagnazione tipiche della pianura padana, a garantire il rispetto del valore limite giornaliero e annuale. Sono quindi necessarie misure che consentano di ridurre maggiormente le emissioni di PM10 primario, in particolare nell’ambito del riscaldamento degli ambienti. È inoltre necessario agire anche sulle emissioni dei precursori non direttamente legate al settore dei trasporti, come l’ammoniaca derivante dalle attività agricole/zootecniche».
La terza parte dello studio approfondirà le analisi in modo da «verificare e consolidare queste conclusioni preliminari attraverso l’analisi della composizione del particolato, che permetterà di stabilirne con maggiore precisione l’origine. L’obiettivo dello studio nel suo complesso è fornire ai decisori una base conoscitiva sempre più solida per impostare la prossima fase di pianificazione in materia di qualità dell’aria».