Rapporto Eea, smog: Italia maglia nera in Europa e prima per morti da biossido azoto. Costa: «Dati allarmanti»
Legambiente: «Urgente definire un’efficace e integrata strategia antismog che cambi radicalmente trasporti, produzione di energia, agricoltura, industria ed edilizia»
[16 Ottobre 2019]
Secondo l’Air quality in Europe — 2019 report pubblicato oggi dall’European environment agency (Eea), «L’aria dell’Europa sta diventando sempre più pulita ma l’inquinamento persistente, specialmente nelle città, danneggia ancora la salute delle persone e l’economia». La nuova analisi dell’eea dimostra che «nel 2016, l’esposizione all’inquinamento atmosferico ha causato circa 400.000 morti premature nell’Unione europea».
Presentando il rapporto, il direttore esecutivo dell’Eea, Hans Bruyninckx, ha detto che «L’Europa ha ora un’opportunità unica per stabilire un’agenda ambiziosa che affronti le cause sistemiche delle pressioni ambientali e dell’inquinamento atmosferico. Stiamo facendo progressi, ma è tempo di accelerare i cambiamenti nei nostri sistemi energetici, alimentari e della mobilità per metterci sulla traiettoria della sostenibilità e di un ambiente sano».
Il rapporto evidenzia che «La scarsa qualità dell’aria continua a danneggiare la salute degli europei, specialmente nelle aree urbane, con il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono a livello del suolo (O3 ) che causano il danno maggiore». Da solo, il particolato fine (PM2,5) «ha causato circa 412.000 morti premature in 41 paesi europei nel 2016. Circa 374.000 di questi decessi si sono verificati nell’Unione europea (Ue). L’italia è il primo in Europa per morti premature da biossido di azoto (NO2) con circa 14.600 vittime all’anno e ha il numero più alto di decessi per ozono (3.000) e il secondo per il particolato fine PM2,5 (58.600).
L’Eea ricorda che «Oltre a danneggiare la salute e ridurre l’aspettativa di vita, la scarsa qualità dell’aria causa anche perdite economiche, ad esempio, a causa di costi sanitari più elevati, rendimenti ridotti da agricoltura e silvicoltura e minore produttività del lavoro. Un precedente rapporto Eea ha dimostrato come l’inquinamento atmosferico e acustico e le temperature estreme incidano in modo sproporzionato sui cittadini più vulnerabili d’Europa».
Nonostante l’inquinamento persista, i nuovi dati Eea confermano che «Normative vincolanti e misure locali stanno migliorando la qualità dell’aria in Europa con effetti positivi sulla salute. Ad esempio, nel 2016 il particolato fine ha causato circa 17.000 decessi prematuri in meno nell’Ue, rispetto al 2015. Anche se le differenze meteorologiche tra gli anni possono influenzare i livelli di inquinamento e il loro impatto, la riduzione è coerente con la precedente stima dell’Eea secondo la quale il numero di decessi prematuri causati ogni anno dal PM2.5 in Europa dal 1990 sono stati ridotti di circa mezzo milione».
Rispetto alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2017 le concentrazioni di polveri sottili a lungo termine erano troppo elevate al 69% delle stazioni di monitoraggio in Europa e almeno in qualcuna delle stazioni di monitoraggio presenti nei Paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione di Estonia, Finlandia e Norvegia.
Il dato molto preoccupante per l’Italia arriva quando il rapporto sottolinea che «Rispetto ai valori limite dell’Ue, nel 2017 le concentrazioni di polveri sottili erano troppo elevate in sette Stati membri dell’Ue (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Italia, Polonia, Romania e Slovacchia) Inoltre, quattro Stati membri dell’UE (Bulgaria, Ungheria, Polonia e Slovacchia) non hanno ancora raggiunto l’obiettivo del 2015 dell’Ue per l’esposizione media triennale per il particolato fine».
Il Commissario Ue uscente all’ambiente, Karmenu Vella, ha detto che «il rapporto sulla qualità dell’aria in Europa dell’Agenzia europea dell’ambiente è un importante e tempestivo promemoria che l’inquinamento atmosferico continua a incidere sulla maggior parte delle regioni dell’Unione europea e influisce sulla vita della maggior parte dei cittadini. E’ semplicemente inaccettabile che qualcuno di noi debba preoccuparsi se il semplice atto della respirazione sia sicuro o meno. Dobbiamo quindi lavorare ancora di più per garantire che i nostri standard di qualità dell’aria nell’Ue siano rispettati ovunque».
Il rapporto preoccupa il ministro dell’ambiente Sergio Costa. «I dati diffusi dall’Agenzia europea per l’Ambiente sulla qualità dell’aria, che purtroppo collocano il nostro Paese al primo posto in Europa per morti da biossido d’azoto, sono drammatici e suonano come l’ennesimo campanello d’allarme rendendo ancor più chiara la necessità di velocizzare il percorso intrapreso per il miglioramento della qualità dell’aria. Abbiamo, in questo senso, posto basi solide, a cominciare dalla firma del Protocollo Aria Pulita nel corso del Clean Air Dialogue di Torino, lo scorso giugno, abbiamo in essere accordi con alcune Regioni nelle quali il problema della qualità dell’aria è particolarmente grave. Nel dl clima, abbiamo inoltre inserito misure per incentivare la mobilità sostenibile nelle città e nelle aree sottoposte a infrazione europea per la qualità dell’aria, e stanziato fondi per la piantumazione e il reimpianto degli alberi e la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane. Avvertiamo la necessità di queste misure tanto più oggi che ci troviamo a leggere questi dati allarmanti e interverremo stanziando ulteriori fondi per le regioni nella legge di Bilancio».
Ma il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, pensa che il tempo delle promesse e degli impegni sia finito e ricorda a Conte che bisogna passare alle misure concrete: «In Italia l’emergenza smog è sempre più cronica e a pagarne lo scotto, oltre all’ambiente, sono sempre di più i cittadini in termini di salute, di qualità di vita e di soldi. I dati diffusi oggi dall’Agenzia europea per l’ambiente, con l’Italia al primo posto in Ue per morti premature da biossido azoto e nel gruppo di quelli che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici, dimostrano ancora volta come il nostro Paese sia in ritardo nel fronteggiare il problema dell’inquinamento atmosferico e che deve fare molto di più in termini di misure e interventi strutturali per fronteggiare questa emergenza, a partire da una efficace ed integrata strategia antismog. E’ fondamentale definire un Piano Nazionale contro l’inquinamento, riducendo il traffico motorizzato privato, investendo sulla mobilità urbana sostenibile di persone e merci, potenziando e incentivando il trasporto pubblico locale, pendolare e su ferro, quello intermodale, e riducendo le emissioni agricole, industriali e quelle prodotte dalle centrali elettriche a fonti fossili e dal riscaldamento degli edifici. Le azioni green previste nel decreto clima non sono sufficienti così come non bastano gli appelli di buon senso. Occorre ripensare le città per le persone, non per le auto dando ai cittadini una valida alternativa al trasporto privato. Non dimentichiamo inoltre che ad oggi l’Italia non ha ancora presentato il programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico (NAPCP), secondo quanto previsto dalla direttiva sui limiti nazionali di emissione entrata in vigore alla fine del 2016, per questo nei giorni scorsi, insieme all’Eeb e ai Cittadini per l’aria, abbiamo inviato una lettera al ministero dell’ambiente per far presente la questione e per chiedere al Governo di impegnarsi concretamente per depositare il programma nazionale per il controllo dell’inquinamento atmosferico entro l’8 novembre 2019, in assenza del quale presenteremo un formale reclamo alla Commissione Europea per l’inadempienza del nostro Paese».
Per quanto riguarda le polveri sottili, Legambiente ricorda che «ad oggi sono già 20 le città capoluogo fuorilegge per il superamento del limite annuale previsto per le polveri sottili (35 giorni con una media giornaliera di Pm10 maggiore a 50 microgrammi a metro cubo). Tra le città soffocate dallo smog al primo posto Milano (centralina Marche) con 56 giorni, seguita da Torino (grassi) 55, Pavia (P.zza Minerva) 54».
E Massimo De Rosa, consigliere regionale della Lombardia del Movimento 5 Stelle, ricorda che del frapporto Eea arriva la conferma che «Città come Milano, territori come la Lombardia, in particolar modo la pianura padana, violano sistematicamente i limiti relativi ai tre principali agenti inquinanti. Oltre due milioni di italiani vivono quotidianamente respirando l’aria che un domani potrebbe costar loro la salute. Un’emergenza per fronteggiare la quale, in Regione Lombardia non stiamo facendo abbastanza, Numeri alla mano i protocolli promossi da Regione si sono rivelati inutili e inefficaci. Basti pensare che quest’anno a Milano la soglia di 35 giorni di superamento annuale del limite delle polveri sottili, fissata dalla Ue, è stata superata il 23 di febbraio. A livello statale, il ministro Sergio Costa promuove politiche e investimenti volti a fronteggiare l’emergenza. Nel dl clima, ad esempio sono inserite misure volte a incentivare la mobilità sostenibile nelle città e nelle aree sottoposte a infrazione europea per la qualità dell’aria, e fondi per la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane. In Lombardia chiediamo all’assessore Cattaneo di avere lo stesso coraggio e di prendere decisioni forti, magari impopolari nel breve periodo, ma che a lungo andare possano preservare la salute dei lombardi».Secondo l’Air quality in Europe — 2019 report pubblicato oggi dall’European environment agency (Eea), «L’aria dell’Europa sta diventando sempre più pulita ma l’inquinamento persistente, specialmente nelle città, danneggia ancora la salute delle persone e l’economia». La nuova analisi dell’eea dimostra che «nel 2016, l’esposizione all’inquinamento atmosferico ha causato circa 400.000 morti premature nell’Unione europea».
Presentando il rapporto, il direttore esecutivo dell’Eea, Hans Bruyninckx, ha detto che «L’Europa ha ora un’opportunità unica per stabilire un’agenda ambiziosa che affronti le cause sistemiche delle pressioni ambientali e dell’inquinamento atmosferico. Stiamo facendo progressi, ma è tempo di accelerare i cambiamenti nei nostri sistemi energetici, alimentari e della mobilità per metterci sulla traiettoria della sostenibilità e di un ambiente sano».
Il rapporto evidenzia che «La scarsa qualità dell’aria continua a danneggiare la salute degli europei, specialmente nelle aree urbane, con il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono a livello del suolo (O3 ) che causano il danno maggiore». Da solo, il particolato fine (PM2,5) «ha causato circa 412.000 morti premature in 41 paesi europei nel 2016. Circa 374.000 di questi decessi si sono verificati nell’Unione europea (Ue). L’italia è il primo in Europa per morti premature da biossido di azoto (NO2) con circa 14.600 vittime all’anno e ha il numero più alto di decessi per ozono (3.000) e il secondo per il particolato fine PM2,5 (58.600).
L’Eea ricorda che «Oltre a danneggiare la salute e ridurre l’aspettativa di vita, la scarsa qualità dell’aria causa anche perdite economiche, ad esempio, a causa di costi sanitari più elevati, rendimenti ridotti da agricoltura e silvicoltura e minore produttività del lavoro. Un precedente rapporto Eea ha dimostrato come l’inquinamento atmosferico e acustico e le temperature estreme incidano in modo sproporzionato sui cittadini più vulnerabili d’Europa».
Nonostante l’inquinamento persista, i nuovi dati Eea confermano che «Normative vincolanti e misure locali stanno migliorando la qualità dell’aria in Europa con effetti positivi sulla salute. Ad esempio, nel 2016 il particolato fine ha causato circa 17.000 decessi prematuri in meno nell’Ue, rispetto al 2015. Anche se le differenze meteorologiche tra gli anni possono influenzare i livelli di inquinamento e il loro impatto, la riduzione è coerente con la precedente stima dell’Eea secondo la quale il numero di decessi prematuri causati ogni anno dal PM2.5 in Europa dal 1990 sono stati ridotti di circa mezzo milione».
Rispetto alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2017 le concentrazioni di polveri sottili a lungo termine erano troppo elevate al 69% delle stazioni di monitoraggio in Europa e almeno in qualcuna delle stazioni di monitoraggio presenti nei Paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione di Estonia, Finlandia e Norvegia. Il rapporto specifica anche che il 20% delle emissioni di ossidi di azoto derivano in Europa dalla navigazione internazionale, ciò che evidenzia la necessità impellente di porre limiti alle emissioni di questo inquinante anche per l’industria navale, fino ad ora sfuggita ad ogni impegno.
Il dato molto preoccupante per l’Italia arriva quando il rapporto sottolinea che «Rispetto ai valori limite dell’Ue, nel 2017 le concentrazioni di polveri sottili erano troppo elevate in sette Stati membri dell’Ue (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Italia, Polonia, Romania e Slovacchia) Inoltre, quattro Stati membri dell’UE (Bulgaria, Ungheria, Polonia e Slovacchia) non hanno ancora raggiunto l’obiettivo del 2015 dell’Ue per l’esposizione media triennale per il particolato fine».
Cittadini per l’Aria sottolinea che «L’Italia ha il record europeo per numero di stazioni di monitoraggio (14) che superano il limite dei 40 µg/m³ di PM10. Se si considerano poi le stazioni di monitoraggio del PM10 in aree rurali, più della metà di quelle che in Europa nel 2017 hanno superato i limiti di legge si trovano in Italia (16 su 27) oltre alla quasi totalità di quelle del PM2.5 (4 su 6). In pianura padana, e in generale nella gran parte delle aree urbane del nostro paese si evidenzia una diffusa violazione dei limiti di legge per il biossido di azoto (NO2) che espone la popolazione a gravi rischi per la salute. Inquinante, l’NO2, che nelle aree urbane è prevalentemente generato dal traffico, in particolar modo dai motori diesel. A livello Europeo l’Italia è il Paese che ha le concentrazioni più elevate di ozono. Una situazione paradossale se si considera che il nostro paese è uno dei pochi a non aver inviato all’Agenzia europea per l’ambiente, nelle relazioni annuali, alcun dato inerente i VOC (Composti Organici Volatili) ovvero i principali precursori dell’ozono. Non dissimile la situazione che si verifica per gli idrocarburi policiclici aromatici, fra i quali il benzo(a)pirene, il cui limite è violato nel nostro paese ma rispetto ai quali l’Italia viola gli obblighi di reporting europeo. L’Italia è anche uno dei due paesi europei a violare, in Sardegna, le concentrazioni massime stabilite per il cadmio, un inquinante che aumenta l’incidenza di tumori nell’uomo ed è fortemente tossico per la vita acquatica e gli animali in genere. Si conferma inoltre che la gran parte dei cittadini europei esposti contemporaneamente a concentrazioni fuori legge di tre inquinanti atmosferici vive in Italia, e in particolare, in pianura padana. Sono infatti 2 milioni, su un totale di 2.5 milioni in tutta Europa, gli abitanti padani ad essere esposti contemporaneamente a concentrazioni fuori legge di particolato, biossido di azoto e ozono. Italia da record anche per quanto riguarda l’impatto sanitario con 58.000 morti premature all’anno per l’esposizione alle concentrazioni di PM2.5, 14.600 per l’esposizione al biossido di azoto e 3000 morti premature causate dall’ozono. In base al rapporto Eea l’Italia è anche la peggiore in Europa quanto ad indice di eutrofizzazione determinata dalla deposizione sul terreno, sulla vegetazione e sulle superfici acquee, degli ossidi di azoto e dell’ammoniaca».
Il Commissario Ue uscente all’ambiente, Karmenu Vella, ha detto che «il rapporto sulla qualità dell’aria in Europa dell’Agenzia europea dell’ambiente è un importante e tempestivo promemoria che l’inquinamento atmosferico continua a incidere sulla maggior parte delle regioni dell’Unione europea e influisce sulla vita della maggior parte dei cittadini. E’ semplicemente inaccettabile che qualcuno di noi debba preoccuparsi se il semplice atto della respirazione sia sicuro o meno. Dobbiamo quindi lavorare ancora di più per garantire che i nostri standard di qualità dell’aria nell’Ue siano rispettati ovunque».
Il rapporto preoccupa il ministro dell’ambiente Sergio Costa. «I dati diffusi dall’Agenzia europea per l’Ambiente sulla qualità dell’aria, che purtroppo collocano il nostro Paese al primo posto in Europa per morti da biossido d’azoto, sono drammatici e suonano come l’ennesimo campanello d’allarme rendendo ancor più chiara la necessità di velocizzare il percorso intrapreso per il miglioramento della qualità dell’aria. Abbiamo, in questo senso, posto basi solide, a cominciare dalla firma del Protocollo Aria Pulita nel corso del Clean Air Dialogue di Torino, lo scorso giugno, abbiamo in essere accordi con alcune Regioni nelle quali il problema della qualità dell’aria è particolarmente grave. Nel dl clima, abbiamo inoltre inserito misure per incentivare la mobilità sostenibile nelle città e nelle aree sottoposte a infrazione europea per la qualità dell’aria, e stanziato fondi per la piantumazione e il reimpianto degli alberi e la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane. Avvertiamo la necessità di queste misure tanto più oggi che ci troviamo a leggere questi dati allarmanti e interverremo stanziando ulteriori fondi per le regioni nella legge di Bilancio».
Ma il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, pensa che il tempo delle promesse e degli impegni sia finito e ricorda a Conte che bisogna passare alle misure concrete: «In Italia l’emergenza smog è sempre più cronica e a pagarne lo scotto, oltre all’ambiente, sono sempre di più i cittadini in termini di salute, di qualità di vita e di soldi. I dati diffusi oggi dall’Agenzia europea per l’ambiente, con l’Italia al primo posto in Ue per morti premature da biossido azoto e nel gruppo di quelli che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici, dimostrano ancora volta come il nostro Paese sia in ritardo nel fronteggiare il problema dell’inquinamento atmosferico e che deve fare molto di più in termini di misure e interventi strutturali per fronteggiare questa emergenza, a partire da una efficace ed integrata strategia antismog. E’ fondamentale definire un Piano Nazionale contro l’inquinamento, riducendo il traffico motorizzato privato, investendo sulla mobilità urbana sostenibile di persone e merci, potenziando e incentivando il trasporto pubblico locale, pendolare e su ferro, quello intermodale, e riducendo le emissioni agricole, industriali e quelle prodotte dalle centrali elettriche a fonti fossili e dal riscaldamento degli edifici. Le azioni green previste nel decreto clima non sono sufficienti così come non bastano gli appelli di buon senso. Occorre ripensare le città per le persone, non per le auto dando ai cittadini una valida alternativa al trasporto privato. Non dimentichiamo inoltre che ad oggi l’Italia non ha ancora presentato il programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico (NAPCP), secondo quanto previsto dalla direttiva sui limiti nazionali di emissione entrata in vigore alla fine del 2016, per questo nei giorni scorsi, insieme all’Eeb e ai Cittadini per l’aria, abbiamo inviato una lettera al ministero dell’ambiente per far presente la questione e per chiedere al Governo di impegnarsi concretamente per depositare il programma nazionale per il controllo dell’inquinamento atmosferico entro l’8 novembre 2019, in assenza del quale presenteremo un formale reclamo alla Commissione Europea per l’inadempienza del nostro Paese».
Per quanto riguarda le polveri sottili, Legambiente ricorda che «ad oggi sono già 20 le città capoluogo fuorilegge per il superamento del limite annuale previsto per le polveri sottili (35 giorni con una media giornaliera di Pm10 maggiore a 50 microgrammi a metro cubo). Tra le città soffocate dallo smog al primo posto Milano (centralina Marche) con 56 giorni, seguita da Torino (grassi) 55, Pavia (P.zza Minerva) 54».
E Massimo De Rosa, consigliere regionale della Lombardia del Movimento 5 Stelle, ricorda che del frapporto Eea arriva la conferma che «Città come Milano, territori come la Lombardia, in particolar modo la pianura padana, violano sistematicamente i limiti relativi ai tre principali agenti inquinanti. Oltre due milioni di italiani vivono quotidianamente respirando l’aria che un domani potrebbe costar loro la salute. Un’emergenza per fronteggiare la quale, in Regione Lombardia non stiamo facendo abbastanza, Numeri alla mano i protocolli promossi da Regione si sono rivelati inutili e inefficaci. Basti pensare che quest’anno a Milano la soglia di 35 giorni di superamento annuale del limite delle polveri sottili, fissata dalla Ue, è stata superata il 23 di febbraio. A livello statale, il ministro Sergio Costa promuove politiche e investimenti volti a fronteggiare l’emergenza. Nel dl clima, ad esempio sono inserite misure volte a incentivare la mobilità sostenibile nelle città e nelle aree sottoposte a infrazione europea per la qualità dell’aria, e fondi per la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane. In Lombardia chiediamo all’assessore Cattaneo di avere lo stesso coraggio e di prendere decisioni forti, magari impopolari nel breve periodo, ma che a lungo andare possano preservare la salute dei lombardi».
Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, conclude: «Il rapporto di oggi è, per l’Italia, un vero e proprio bollettino di guerra che evidenzia da parte delle istituzioni e degli organi di governo centrali, regionali e locali del nostro paese, un’inaccettabile sottovalutazione di questo problema e una altrettanto vergognosa noncuranza per la salute dei cittadini. A fronte di simili dati, non certo nuovi, dovremmo vedere un livello di azione, investimenti, attenzione e determinazione che ancora non sono all’orizzonte” ha affermato “Ed è grave che proprio il nostro paese, nonostante questa situazione, sia in ritardo di molti mesi nella predisposizione del Programma Nazionale di controllo dell’Inquinamento Atmosferico previsto dalla Direttiva NEC e che si assista a pianificazioni a livello regionale e locale che sono del tutto insufficienti. E’ di pochi giorni fa l’invio da parte di Cittadini per l’aria, EEB – European Environment Bureau e Legambiente, di una lettera al Ministero dell’Ambiente con richiesta al governo italiano di impegnarsi concretamente a depositare tale programma entro l’8.11.2019. La situazione che ci si presenta non è un esempio edificante per i cittadini nella misura in cui le istituzioni che presiedono al rispetto delle leggi, si occupano in modo così sfilacciato e con così scarsa volontà politica di un tema che ci pone fuori legge in Europa da tempo immemorabile e rispetto al quale il nostro paese è soggetto a ben due procedure di infrazione europee».