Rapporto Eea, Wwf; sullo smog l’Italia deve uscire dalla politica annuncio
L'Italia ai primi posti in questa triste classifica e ancora non c’è un'inversione di tendenza
[12 Ottobre 2017]
Secondo il Wwf, «I dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (Eea) confermano che l’Italia è tra i Paesi maglia nera in Europa su numerosi inquinanti, dal particolato (PM 10 e 2,5) al biossido di Azoto (NO2), all’ozono nella bassa atmosfera. Inoltre, il nostro Paese è ai primi posti per morti premature e per anni di vita persi attribuibili all’inquinamento».
Gli ambientalisti sottolineano che è «Forte l’impatto dell’inquinamento anche sugli ecosistemi del nostro Paese, a partire dall’eutrofizzazione (il fenomeno registrato nel 2014 nella Valle del Po è esplicitamente citato nel rapporto). Le cause vanno dal trasporto di persone e merci all’uso delle centrali a carbone per produrre energia e dei fertilizzanti azotati in agricoltura. Si tratta di questioni che vanno affrontate in modo strutturale: affrontarle produrrebbe enormi benefici anche economici e sociali, oltre che ambientali, sanitari e climatici. Occorre una mobilitazione straordinaria dei diversi ministeri interessati, delle regioni e dei comuni che, ognuno per le proprie competenze, devono metter sul tavolo azioni concrete e immediatamente attuabili».
Il Panda ricorda che «Purtroppo non è il primo anno che l’Italia risulta ai primi posti in questa triste classifica e ancora non si riesce a vedere un’inversione di tendenza. Ai danni alla salute e all’ambiente si sommano anche la disgregazione sociale, depressione economica e anche psicologica provocati dall’inquinamento: insomma, un danno enorme per il benessere e l’immagine che rende il nostro Paese una delle mete più ambite del mondo sia per il turismo che per lo stile di vita».
Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, conclude:
«Sono anni che si reagisce a questi dati con promesse che poi non vengono attuate. Grazie anche alla rivoluzione della mobilità elettrica e delle energie rinnovabili, abbiamo oggi modo di intervenire sulle cause strutturali, a patto che si programmino interventi e politiche di una transizione giusta: questo porterà nuovo benessere, anche economico».