Rinnovo dell’autorizzazione del glifosato: all’Ue non c’è la maggioranza necessaria
L’Italia dice sì al rinnovo dell’autorizzazione. Greenpeace: paradossale
[13 Ottobre 2023]
Con uno scarno comunicato, la Commissione europea annuncia che « Oggi gli Stati membri hanno votato, in seno al comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (SCOPAFF), la proposta della Commissione di rinnovare, per 10 anni, l’uso del glifosato. La maggioranza necessaria per adottare (o respingere) la proposta non è stata raggiunta. Di conseguenza, la proposta, che si basa su un parere espresso dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), sarà presentata al comitato di appello. Il Comitato dovrebbe discutere e votare la proposta della Commissione nella prima metà di novembre. Una decisione sul rinnovo del glifosato deve essere presa entro il 14 dicembre 2023, poiché l’attuale approvazione scade il 15 dicembre 2023».
Il governo italiano ha votato a favore del rinnovo e Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia, attacca: «Il voto favorevole dell’Italia è paradossale. Nel nostro Paese si protesta contro le importazioni di frumento dal Canada perché contiene residui di glifosato, ma al tempo stesso il governo vota sì al rinnovo per irrorare i nostri campi con questo pericoloso pesticida. Chiediamo al governo italiano di ripensarci e di impedire un’ulteriore autorizzazione del glifosato nell’Ue, come aveva già fatto in occasione del precedente rinnovo, nel 2017. Vietare l’impiego del glifosato agevolerebbe la transizione europea verso alternative più sostenibili rispetto agli erbicidi di sintesi, ad esempio integrando le pratiche agricole fisiche, meccaniche, biologiche ed ecologiche con la vasta conoscenza ormai a disposizione sulle piante coltivate e sulle infestanti. La dipendenza dell’Europa e dell’agricoltura italiana da un erbicida dannoso per l’ambiente e probabilmente cancerogeno come il glifosato è un controsenso: questa sostanza semplicemente non ha un ruolo nella transizione verso un’agricoltura moderna ed ecologica».
Greenpeace ricorda che «Il glifosato è l’erbicida più utilizzato a livello mondiale ed europeo, e in Italia è una delle principali cause di contaminazione delle acque. Mentre rimane ancora incerto se sia cancerogeno per le persone, gli impatti negativi per l’ambiente sono ormai documentati da tempo, a partire dai rischi per gli organismi acquatici. Un’agricoltura senza pesticidi eviterebbe, d’altro canto, di aumentare fenomeni di resistenza nelle piante infestanti e ridurrebbe l’erosione del suolo, oltre a proteggere la biodiversità. Lo scorso 9 ottobre, con una simbolica maxi cartolina consegnata al Ministero della Salute a Roma, Greenpeace Italia si era fatta portavoce di oltre 75 mila persone che, in meno di un mese, avevano firmato la petizione promossa per chiedere al governo italiano di votare contro una nuova autorizzazione dell’erbicida. Ad oggi le cittadine e i cittadini italiani che chiedono lo stop all’utilizzo del pesticida sono già oltre 90 mila.
La posizione del governo italiano era già emersa, seppur ancora in forma non chiaramente, durante il “question time” del 6 ottobre alla Camera dei Deputati quando il sottosegretario al ministero della Salute, Marcello Gemmato, ha risposto ad una interpellanza urgente sulla posizione che ave vrebbe assunto l’Italia, dichiarando che «L’Italia potrebbe votare a favore del rinnovo dell’autorizzazione del glifosato per altri 10 anni».
In un comunicato congiunto, AIDA Associazione Italiana di Agroecologia, CIWF Italia Onlus, FederBio, Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu-BirdLife, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia, Associazione TERRA, WWCOF e Wwf Italia, avevano subito detto che «Questa posizione, così come quella proposta dalla Commissione europea, è inconcepibile e contraria ai principi su cui si fonda la legislazione europea in tema di tutela della salute e dell’ambiente. Numerosi studi scientifici dimostrano infatti come l’erbicida più utilizzato in Europa potrebbe provocare disturbi oncologici e aumentare l’insorgenza di patologie dello spettro autistico, oltre ad essere accertato il suo effetto di interferenza endocrina sugli esseri umani e il suo impatto sugli organismi degli ecosistemi acquatici. Studi che non sono stati considerati o adeguatamente valutati dalle Agenzie europee (ECHA e EFSA) nella loro valutazione del rischio. Inoltre il consorzio europeo PAN (Pesticide Action Network Europa) ha portato in tribunale la Bayer per non aver presentato la giusta documentazione nella richiesta di approvazione all’utilizzo del glifosato. Nel suo esposto presso la procura di Vienna, si sottolinea che la più importante azienda produttrice di glifosato, quando ha chiesto il rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida nel mercato europeo, non ha presentato e sottoposto a valutazione uno studio, secondo il quale l’erbicidapuò causare forme di disturbi neurologici – nello specifico autismo –, condotto su un campione importante di bambini. Molti studi dimostrano che il glifosato è una sostanza ad elevata tossicità ambientale capace di alterare la funzionalità degli ecosistemi e degli habitat naturali e ridurre drasticamente la biodiversità. Trattandosi di un erbicida totale, usato come alternativa a pratiche agricole generalmente considerate sostenibili, come rotazioni, consociazioni e lavorazioni meccaniche, ogni ulteriore proroga è in contrasto con quanto indicato dalle Strategie europee From farm to fork e Biodiversity 2030, che chiedono di puntare sulla sostenibilità ambientale dell’intero settore agroalimentare, tramite obiettivi come la riduzione del 50 per cento dei pesticidi chimici».
Per le 13 Associazioni «Chi sostiene l’esigenza del rinnovo del glifosato difende il diserbo chimico in agricoltura come pratica indispensabile per garantire il reddito degli agricoltori, una tesi smentita dall’aumento delle superfici agricole gestite con metodi biologici (oggi in Italia il 18,7% della SAU) che escludono completamente l’uso di sostanze chimiche di sintesi. Inoltre, un recente studio condotto dall’Istituto Sant’Anna di Pisa, ha dimostrato che adottando buone pratiche agroecologiche è possibile eliminare completamente l’uso del glifosato garantendo le rese e riducendo i costi per le aziende agricole. Vietare l’uso del glifosato quindi sarebbe una decisione virtuosa, in linea con la necessità di tutelare la salute delle persone e dell’ambiente e favorire la trasformazione delle pratiche agricole, senza essere in contrasto con la sostenibilità dei redditi degli agricoltori. Le 13 Associazioni ritengono che la difesa degli interessi dei cittadini italiani e degli agricoltori virtuosi non possa essere espressa dal Governo Meloni con coerenza se non votando contro la nuova autorizzazione del glifosato».