Sempre più plastica nei terreni agricoli
Rapporto Unep: «Lisciviazione di plastica nei campi degli agricoltori a un ritmo allarmante»
[18 Ottobre 2022]
Secondo il 29esimo Foresight Brief “Plastics in agriculture – an environmental challenge”, pubblicato dall’United Nations environment programme (Unep), «La plastica si sta accumulando nei suoli del mondo a un ritmo preoccupante». Il rapporto mette in evidenza come la plastica ampiamente utilizzata in agricoltura – dai fertilizzanti ricoperti di plastica al film per la pacciamatura – stia «Contaminando il suolo e potenzialmente minacciando la sicurezza alimentare. Le microplastiche hanno anche un impatto sulla salute umana quando vengono trasferite alle persone attraverso la catena alimentare».
Una delle autrici del rapporto, Elaine Baker dell’università di Sydney, ricorda che «C’è solo una quantità limitata di terreno agricolo disponibile. Stiamo iniziando a capire che l’accumulo di plastica può avere impatti ad ampio raggio sulla salute, sulla biodiversità e sulla produttività del suolo, tutti elementi vitali per la sicurezza alimentare».
In agricoltura ormai la plastica è onnipresente: le macroplastiche vengono utilizzate come involucri protettivi per pacciame e foraggi, ricoprono le serre e proteggono le colture dal maltempo, sono utilizzate per produrre tubi da irrigazione, sacchi e bottiglie e le microplastiche aggiunte intenzionalmente vengono persino utilizzate come rivestimenti su fertilizzanti, pesticidi e semi.
Ma il rapporto Unep avverte che «Nel tempo, le macroplastiche si decompongono lentamente in microplastiche di frammenti lunghi meno di 5 mm e penetrano nel terreno. Queste microplastiche possono modificare la struttura fisica della terra e limitarne la capacità di trattenere l’acqua. Questo può influenzare le piante riducendo la crescita delle radici e l’assorbimento dei nutrienti. Gli additivi chimici nella plastica che filtrano nel suolo possono anche avere un impatto sulle catene del valore degli alimenti e portare a implicazioni per la salute».
Secondo il Foresight Brief, la principale fonte di inquinamento da microplastica nel suolo sono i fertilizzanti prodotti dalla materia organica, come il letame: «Conosciuti come biosolidi, questi possono essere più economici e migliori per l’ambiente rispetto ai fertilizzanti fabbricati. Ma il letame è mescolato con microsfere, minuscole particelle sintetiche comunemente utilizzate in saponi, shampoo, trucco e altri prodotti per la cura personale, il che è motivo di preoccupazione. Alcuni paesi hanno vietato le microsfere di plastica, ma molte altre microplastiche continuano a entrare nel sistema idrico. Queste includono di tutto, dai filtri delle sigarette ai componenti dei pneumatici, alle fibre sintetiche dei vestiti».
Gli esperti affermano che «Le dimensioni e la composizione variabili delle microplastiche le rendono difficili da rimuovere una volta che sono nelle acque reflue».
Il rapporto evidenzia che si stanno compiendo progressi per migliorare la biodegradabilità dei polimeri utilizzati nei prodotti agricoli: «Alcuni teli per pacciamatura, utilizzati per modificare la temperatura del suolo, limitare la crescita delle erbe infestanti e prevenire la perdita di umidità, vengono ora commercializzati come completamente biodegradabili e compostabili, il che non è sempre vero. Per ridurre la dipendenza dai polimeri a base di idrocarburi, si sta espandendo l’uso di polimeri a base biologica. Ma non tutti sono biodegradabili – alcuni possono essere tossici come i polimeri a base di combustibili fossili – e il loro prezzo è ancora un problema». Gli esperti dicono che «La produzione di polimeri a base biologica non dovrebbe generare concorrenza per la terra con il cibo e le considerazioni sulla loro crescita dovrebbero includere quelle per l’agricoltura sostenibile».
Inoltre, possono essere utilizzate anche le cosiddette colture di copertura, che proteggono il suolo e non sono destinate alla raccolta. Per l’Unep,«Queste soluzioni basate sulla natura possono sopprimere le erbacce, contrastare le malattie del suolo e migliorare la fertilità del suolo, ma si teme che possano ridurre i raccolti e aumentare i costi».
La Baker conclude: «Nessuna di queste soluzioni è una bacchetta magica. La plastica è economica e facile da lavorare, il che rende difficile provare a introdurre alternative. I governi devono disincentivare l’uso della plastica agricola, seguendo il percorso dell’Unione Europea, che all’inizio di quest’anno ha limitato l’uso di alcuni tipi di polimeri nei fertilizzanti. Sono necessarie ulteriori ricerche per sviluppare prodotti, come alcuni tessuti alternativi, che non perdano microplastiche. E’ anche essenziale incoraggiare i consumatori a riconsiderare il loro consumo di plastica e i produttori a ridurre la quantità di plastica che usano. Sebbene ci siano ancora solo ricerche limitate sull’impatto della plastica nel suolo, ci sono prove di effetti negativi sulla salute e sulla produttività del suolo. Ora, è il momento di adottare il principio di precauzione e sviluppare soluzioni mirate per fermare il flusso di plastica dalla fonte e nell’ambiente».