Trovate microplastiche anche nel cervello umano

Descritto per la prima volta il meccanismo che permette alle microplastiche di violare la barriera emato-encefalica

[27 Aprile 2023]

E’ ormai noto da tempo che le micro e nanoplastiche (MNP) possono penetrare nel corpo umano in vari modi, anche attraverso il cibo. Ma il nuovo studio “Micro- and Nanoplastics Breach the Blood–Brain Barrier (BBB): Biomolecular Corona’s Role Revealed”, pubblicato su Nanomaterials da un team internazionale di ricercatori, ha dimostrato per la prima volta che  queste minuscole particelle riescono a superare la barriera emato-encefalica e quindi a penetrare nel cervello. I ricercatori dicono che «Il meccanismo appena scoperto fornisce la base per ulteriori ricerche per proteggere gli esseri umani e l’ambiente».

Lo studio è stato condotto su un modello animale con somministrazione orale di MNP di polistirene, una plastica molto utilizzata che si trova anche negli imballaggi alimentari. Il team di ricerca guidato dall’austriaco Lukas Kenner della Medizinische Universitāt Wien e del Labortierpathologie der Vetmeduni e dall’ungherese Oldamur Hollóczki della Debreceni Egytem è stato in grado di determinare che «Minuscole particelle di polistirene potrebbero essere rilevate in cervello appena due ore dopo l’ingestione. Il meccanismo che ha permesso loro di superare la barriera emato-encefalica era precedentemente sconosciuto alla scienza medica».

Hollóczki  spiega che «Con l’aiuto di modelli computerizzati, abbiamo scoperto che una certa struttura superficiale (corona biomolecolare) era cruciale per consentire alle particelle di plastica di passare nel cervello».

Alla Medizinische Universitāt Wien  ricordano che «La barriera emato-encefalica è un’importante barriera cellulare che impedisce agli agenti patogeni o alle tossine di raggiungere il cervello. L’intestino ha una parete protettiva simile (barriera intestinale), che può essere violata anche dalle MNP, come hanno dimostrato vari studi scientifici. Sono in corso ricerche approfondite sugli effetti sulla salute delle particelle di plastica nel corpo. Le MNP nel tratto gastrointestinale sono già state collegate a reazioni infiammatorie e immunitarie locali e allo sviluppo del cancro».

Kenner aggiunge: «Nel cervello, le particelle di plastica potrebbero aumentare il rischio di infiammazione, disturbi neurologici o persino malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o il Parkinson. Sono necessarie ulteriori ricerche in questo settore».

Le nanoplastiche, grandi tra gli 0,001 e 5 millimetri, e alcune sono quindi ancora visibili ad occhio nudo, mentre le nanoplastiche hanno una dimensione inferiore a 0,001 millimetri. Le MNP entrano nella catena alimentare attraverso varie fonti, inclusi i rifiuti degli imballaggi. Ma non sono solo i cibi solidi a svolgere un ruolo importante, secondo uno studio chiunque beva da bottiglie di plastica gli 1,5 – 2 litri di acqua consigliati al giorno, finirà per ingerire circa 90.000 particelle di plastica all’anno. Invece, bere l’acqua del rubinetto può, a seconda della posizione geografica, contribuire a ridurre a 40.000 le MNP ingerite.

Kenner  conclude: «Per ridurre al minimo il potenziale danno delle particelle di micro e nanoplastiche per l’uomo e l’ambiente, è fondamentale limitare l’esposizione e limitarne l’uso mentre vengono condotte ulteriori ricerche sugli effetti delle MNP. Il meccanismo recentemente scoperto mediante il quale le MNP violano le barriere protettive nel corpo ha il potenziale per far progredire0. decisamente la ricerca in questo settore».