Unep e Global Methane Pledge: misure urgenti per ridurre le emissioni di metano in questo decennio (VIDEO

Affrontare le emissioni provenienti da settore energetico, discariche, agricoltura e miniere di carbone abbandonate

[5 Aprile 2023]

Partendo dalle conclusioni del Global Methane Assessment del 2021, alla 26esima Conferenza delle parti Unfccc di Glasgow è stato lanciato, su iniziativa di Stati Uniti, Unione europea e Regno Unito, il Global Methane Pledge (GMP) i cui partecipanti – Italia compresa –  hanno accettato di intraprendere azioni volontarie per contribuire a uno sforzo collettivo per ridurre entro il 2030 le emissioni globali di metano antropogenico di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020.

Nel 2022, i partner GMP hanno richiesto all’United Nations environment programme (Unep) di realizzare un’ulteriore analisi degli scenari delle emissioni per stabilire una stima armonizzata della crescita prevista delle emissioni di metano fino al 2030 in assenza di ulteriori azioni e per confrontare gli impatti del GMP su queste  emissioni di riferimento.  Ne è nato il nuovo “Global Methane Assessment: 2030 Baseline Report”, pubblicato da Climate and Clean Air Coalition (CCAC) e Unep che dimostra che «Le emissioni di metano causate dall’uomo possono essere ridotte fino al 45% in questo decennio» e che «Queste riduzioni eviterebbero quasi 0,3° C di riscaldamento globale entro il 2045 e sarebbero coerenti con il mantenimento dell’obiettivo dell’Accordo sul clima di Parigi di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5° C». ù Il rapporto rileva che la maggior parte delle emissioni di metano causate dall’uomo provengono da tre settori: combustibili fossili, rifiuti e agricoltura. Nel settore dei combustibili fossili, l’estrazione, la lavorazione e la distribuzione di petrolio e gas rappresentano il 23% e l’estrazione del carbone rappresenta il 12% delle emissioni. Nel settore dei rifiuti, le discariche e le acque reflue costituiscono circa il 20% delle emissioni. Nel settore agricolo, le emissioni del bestiame da letame e fermentazione enterica rappresentano circa il 32% e la coltivazione del riso l’8% delle emissioni.

Il report integra per la prima volta i costi climatici e dell’inquinamento atmosferico e i benefici della mitigazione del metano. Unep eCCAC ricordano: «Poiché il metano è un ingrediente chiave nella formazione dell’ozono troposferico (smog), un potente fattore climatico e un pericoloso inquinante atmosferico, una riduzione del 45% eviterebbe 260.000 morti premature, 775.000 visite ospedaliere correlate all’asma, 73 miliardi di ore di manodopera persa a causa del caldo estremo e 25 milioni di tonnellate di perdite di raccolto all’anno».

Presentando il report, la direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha sottolineato che «Il taglio del metano è la leva più forte che abbiamo per rallentare il cambiamento climatico nei prossimi 25 anni e integra gli sforzi necessari per ridurre l’anidride carbonica. I vantaggi per la società, le economie e l’ambiente sono numerosi e superano di gran lunga i costi. Abbiamo bisogno della cooperazione internazionale per ridurre il più possibile le emissioni di metano in questo decennio».

La necessità di agire è urgente. Le emissioni di metano causate dall’uomo stanno aumentando più rapidamente che mai da quando è iniziata la registrazione negli anni ’80. Secondo i dati pubblicati recentemente dalla National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti ( NOAA),  «Nonostante un rallentamento economico indotto dal COVID-19 nel 2020 che ha impedito un altro anno record per le emissioni di anidride carbonica (CO2), la quantità di metano nell’atmosfera è schizzata a livelli record». Questo è preoccupante perché il metano è un gas serra estremamente potente, responsabile di circa il 30% del riscaldamento sin dai tempi preindustriali. La buona notizia è che, a differenza della CO2, che rimane nell’atmosfera per centinaia di anni, il metano inizia a degradarsi rapidamente, e la maggior parte scompare dopo un decennio. Ciò significa che il taglio delle emissioni di metano ora può ridurre rapidamente il tasso di riscaldamento nel breve termine.

Rick Duke, consigliere senior dell’inviato presidenziale speciale Usa sui cambiamenti climatici, ha dichiarato: «Il metano rappresenta quasi un quinto delle emissioni globali di gas serra e, ora che il mondo sta agendo per ridurre gradualmente gli idrofluorocarburi attraverso il protocollo di Montreal, è da di gran lunga l’inquinante climatico di breve durata con la massima priorità che dobbiamo affrontare per mantenere a portata di mano gli 1,5° C. Gli Stati Uniti si impegnano a ridurre le emissioni di metano sia a livello nazionale che globale, attraverso misure come ricerca e sviluppo, standard per controllare il metano fossile e di discarica e incentivi per affrontare il metano agricolo. Non vediamo l’ora di proseguire la collaborazione con il CCAC su questa fondamentale priorità climatica».

Il report identifica misure che mirano specificamente al metano e fa notare che «Implementando queste soluzioni prontamente disponibili, le emissioni di metano possono essere ridotte del 30% entro il 2030. La maggior parte si trova nel settore dei combustibili fossili, dove è relativamente facile individuare e riparare le perdite di metano e ridurre lo sfiato. Esistono anche misure mirate che possono essere utilizzate nei settori dei rifiuti e dell’agricoltura». Circa il 60% di queste misure mirate sono a basso costo e il 50% di queste ha costi negativi, il che significa che le aziende guadagnano dall’azione.

LInternational Methane Emissions Observatory dell’Unep ha pubblicato un altro studio nel quale registra la quantità di metano che fuoriesce dai pozzi di estrazione di idrocarburi al largo delle coste dell’Angola e del Gabon. L’industria del petrolio e del gas è uno dei principali emettitori e il metano può essere rilasciato in varie fasi della produzione, anche durante l’esplorazione, l’estrazione, il trasporto e lo stoccaggio. Può anche fuoriuscire da apparecchiature quali valvole, pompe e tubazioni durante il trasporto e lo stoccaggio del gas naturale.

L’eurodeputata Verde Jutta Paulus, ha sottolineato che «La valutazione globale del metano non fa che aumentare l’urgenza di agire sulle emissioni di metano. Sebbene sia difficile influenzare le emissioni di metano a monte extra-Unione europea nel settore del petrolio e del gas, non dobbiamo rimanere con le mani in mano. Una roadmap  ambiziosa che inizi con gli obblighi di misurazione e comunicazione, ma che delinea i requisiti per i futuri permessi di importazione spingerebbe all’azione internazionale. Dobbiamo affrontare le emissioni provenienti non solo dal settore energetico, ma anche dalle discariche, dall’agricoltura e dalle miniere di carbone abbandonate. Mettere da parte fondi dedicati per questi super-emettitori sarà denaro ben investito sulla strada per raggiungere i nostri obiettivi climatici nel 2030».

Kadri Simson, Commissaria Ue all’energia, ha concluso: «Basandosi sulla strategia dell’Ue per il metano dello scorso ottobre, questo rapporto Onu  evidenzia quanto possano essere dannose le emissioni di metano e la necessità di intraprendere un’azione concertata a livello internazionale».

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  • New study helps measure methane emissions from African oil and gas industry