Wmo: non si vede la fine dell’aumento delle emissioni di gas serra. Nuovo record globale (VIDEO)

Ulteriore aumento della temperatura. Il budget del carbonio si sta riducendo rapidamente. Condizioni meteorologiche più estreme e innalzamento del livello del mare

[16 Novembre 2023]

Secondo il nuovo Greenhouse Gas Bulletin della World meteorological organization (Wmo), nel 2022 i gas serra hanno raggiunto ancora una volta un nuovo record e non si intravede alcuna fine alla tendenza al ribasso.

Il Greenhouse Gas Bulletin, pubblicato per informare i negoziati climatici cdell’Onu  alla prossima COP28 Unfccc di Dubai, evidenzia che «Nel 2022 le concentrazioni medie globali di anidride carbonica (CO2), il più importante gas serra, sono state per la prima volta del 50% superiori a quelle dell’era preindustriale. Hanno continuato a crescere nel 2023». Anche se «il tasso di crescita delle concentrazioni di CO2  è stato leggermente inferiore a quello dell’anno precedente e alla media del decennio». Ma la Wmo avverte che «Questo è molto probabilmente dovuto alle variazioni naturali a breve termine del ciclo del carbonio e al fatto che le nuove emissioni derivanti dalle attività industriali continuano ad aumentare».

L’Annual Greenhouse Gas Index (AGGI) della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) Usa, dimostra che dal 1990 al 2022, l’effetto di riscaldamento sul nostro clima – il forcing radiativo – da parte dei gas serra a vita lunga è aumentato del 49%, con la CO 2 che rappresenta circa il 78% del totale.

L’anidride carbonica è il gas serra più importante nell’atmosfera, è responsabile di circa il 64% dell’effetto del riscaldamento sul clima, soprattutto a causa della combustione di combustibili fossili e della produzione di cemento.

L’aumento di 2,2 parti per milione (ppm) nella media annuale dal 2021 al 2022 è stato leggermente inferiore a quello registrato nel periodo dal 2020 al 2021 e nell’ultimo decennio (2,46 ppm all’anno). La ragione più probabile è l’aumento dell’assorbimento di CO2 atmosferica da parte degli ecosistemi terrestri e dell’oceano dopo diversi anni dall’evento La Niña. Lo sviluppo di un evento El Niño nel 2023 potrebbe quindi avere conseguenze sulle concentrazioni di gas serra.

L’ultima volta che la Terra ha sperimentato una concentrazione paragonabile di CO2 è stato 3-5 milioni di anni fa, quando la temperatura era 2 – 3° C più calda e il livello del mare era 10-20 metri più alto di oggi.

il cambiamento climatico è causato da molti gas serra, non solo dalla CO2, che hanno durate in atmosfera diverse, con un potenziale di riscaldamento globale maggiore rispetto alla CO2 e alle emissioni future incerte.

Anche le concentrazioni di metano sono cresciute e i livelli di protossido di azoto (N2O), il terzo principale gas serra, hanno registrato dal 2021 al 2022 la cifra più alta su base annua mai registrato.

Il metano  è un potente gas serra che rimane nell’atmosfera per circa un decennio e rappresenta circa il 16% dell’effetto riscaldante dei gas serra di lunga durata. Circa il 40% del metano viene emesso nell’atmosfera da fonti naturali (ad esempio zone umide e termiti) e circa il 60% proviene da fonti antropiche (ad esempio ruminanti, risicoltura, combustibili fossili, discariche e combustione di biomassa). L’aumento delle emissioni di metano dal 2021 al 2022 è stato leggermente inferiore al tasso record osservato dal 2020 al 2021, ma notevolmente superiore al tasso di crescita medio annuo nell’ultimo decennio.

Il protossido di azoto  è sia un potente gas serra che una sostanza chimica dannosa per l’ozono. Rappresenta circa il 7% del forcing radiativo dei gas serra a lunga vita. L’ N2O viene emesso nell’atmosfera sia da fonti naturali (circa il 60%) che da fonti antropiche (circa il 40%), inclusi oceani, suoli, combustione di biomassa, uso di fertilizzanti e vari processi industriali. Per l’N2O, l’aumento dal 2021 al 2022 è stato superiore a quello mai osservato nella moderna registrazione dei dati.

Presentando il Bullettin, il segretario generale della Wmo Petteri Taalas, ha amaramene constatato che «Nonostante decenni di avvertimenti da parte della comunità scientifica, migliaia di pagine di rapporti e dozzine di conferenze sul clima, stiamo ancora andando nella direzione sbagliata. L’attuale livello di concentrazioni di gas serra ci pone sulla strada di un aumento delle temperature ben al di sopra degli obiettivi dell’Accordo di Parigi entro la fine di questo secolo. Questo sarà accompagnato da condizioni meteorologiche più estreme, tra cui caldo e precipitazioni intensi, scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello del mare, caldo e acidificazione degli oceani. I costi socioeconomici e ambientali aumenteranno. Dobbiamo ridurre urgentemente il consumo di combustibili fossili».

Anche se c’è una notevole variabilità di anno in anno, in media poco meno della metà delle emissioni di CO2 resta nell’atmosfera. Poco più di un quarto viene assorbito dall’oceano e poco meno del 30% da ecosistemi terrestri come le foreste e la Wmo avverte: «Finché le emissioni continueranno, la CO2 continuerà ad accumularsi nell’atmosfera provocando un aumento della temperatura globale. Considerata la lunga vita della CO2 , il livello di temperatura già osservato persisterà per diversi decenni anche se le emissioni venissero rapidamente ridotte al net zero

Taalas  aggiunge: «Non esiste una bacchetta magica per rimuovere l’eccesso di anidride carbonica dall’atmosfera. Ma abbiamo gli strumenti per rafforzare la nostra comprensione dei fattori che determinano il cambiamento climatico attraverso il nuovo Global Greenhouse Gas Watch della WMO. Questo mogliorerà notevolmente le osservazioni e il monitoraggio sostenuti per sostenere obiettivi climatici più ambiziosi.

Il Bollettino della Wmo dedica grande spazio al Global Greenhouse Gas Watch (GGGW), che è stato approvato dal World Meteorological Congress a maggio. Si tratta di un’ambiziosa iniziativa che prevede un monitoraggio prolungato dei gas serra per  tener conto sia delle attività antropiche delle fonti e dei pozzi naturali che causa emissioni di gas serra e fornirà informazioni vitali e supporto per l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C e puntare a  mantenersi entro gli 1,5° C al di sopra dei livelli preindustriali. Il nuovo Global Greenhouse Gas Watch dovrebbe essere operativo entro il 2028.

Il Greenhouse Gas Bulletin sottolinea che «Sebbene la comunità scientifica abbia un’ampia comprensione del cambiamento climatico e delle sue implicazioni, permangono ancora alcune incertezze sul ciclo del carbonio e sui flussi nell’oceano, nella biosfera terrestre e nelle aree di permafrost. Queste incertezze, tuttavia, non devono scoraggiare l’azione. Evidenziano invece la necessità di strategie flessibili e adattive e l’importanza della gestione del rischio nel percorso verso l’azzeramento delle emissioni nette e la realizzazione degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. La fornitura di dati accurati, tempestivi e utilizzabili sui flussi di gas serra diventa sempre più essenziale».

Il Bollettino Wmo ritiene necessarie maggiori informazioni su:

Meccanismi di feedback: il sistema climatico della Terra presenta molteplici cicli di feedback, ad esempio l’aumento delle emissioni di carbonio dai suoli o la diminuzione dell’assorbimento di carbonio da parte degli oceani a causa dei cambiamenti climatici, come illustrato in Europa per la siccità del 2018 e del 2022.

Punti di non ritorno: il sistema climatico potrebbe essere vicino ai cosiddetti “punti di non ritorno”, dove un certo livello di cambiamento porta a cambiamenti autoaccelerati  a cascata e potenzialmente irreversibili. Gli esempi includono il potenziale rapido deperimento della foresta amazzonica, il rallentamento della circolazione oceanica settentrionale o la destabilizzazione di grandi calotte glaciali;

Variabilità naturale: i tre principali gas serra presentano una variabilità sostanziale determinata da processi naturali sovrapposti al segnale antropogenico (ad esempio, determinati da El Niño). Questa variabilità può amplificare o smorzare i cambiamenti osservati in brevi periodi.

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