La migrazione africana vista dall’Africa. Un forum internazionale in Costa d’Avorio
Su 5 africani che migrano, 4 restano in Africa. «Il futuro della gioventù africana non è in fondo al Mediterraneo»
[6 Marzo 2019]
Più di 300 rappresentanti di governi, docenti universitari e ricercatori, imprenditori ed esponenti della società civile si sono riuniti ad Abidjan, in Costa d’Avorio, per la terza edizione del Forum africain pour la resilience – che ha come tema “Fragilità, migrazione e resilienza – per discutere della migrazione africana e del suo «impatto positivo» sulle economie dei Paesi interessati e le opportunità che offre come “vettore” di sviluppo.
Il Forum , che si conclude oggi è stato organizzato dall’Ufficio di coordinamento dei Paesi in transizione (Rdts) della Banque africaine de développement (BAD) con il sostegno dell’Agenzia svizzera per lo sviluppo e la cooperazione e al centro del confronto c’è stato il trittico “migrazione – sicurezza –sviluppo“ e Sibry Tapsoba, direttore dell’Rdts ha detto che «Sulla migrazione, vogliamo degli scambi diretti senza tabù né a priori, Vogliamo che i partecipanti discutano in tutta libertà delle sfide e delle opportunità poste dai movimenti migratori. Alla fine, ci aspettiamo che vengano identificate le migliori iniziative da prendere per porre rimedio alla fragilità e per consolidare la resilienza attraverso delle risposte adeguate alle sfide migratorie».
Il dibattito al Forum di Abidjan è stato facilitato dal nuovo strumento di Evaluation de la résilience et la fragilité des pays (Erfp) che tiene conto delle pressioni interne ed esterne subite dai Paesi, della loro capacità di svilupparsi per affrontarle e, per la prima volta nella storia degli strumenti di valutazione della fragilità e delle resilienza, l’Efrp introduce i criteri di “effetto contagio regionale” e “cambiamento climatico”. Tapsoba ha spiegato che «E’ uno strumento flessibile, efficace e facilmente applicabile. Permette di cernire meglio le sacche di fragilità e quindi trova le risposte appropriate per costruire la resilienza. Sono sicuro che porterà un reale valore aggiunto ai nostri scambi»
Richard Danziger, direttore generale per l’Africa Occidentale e Centrale dell’International organization for migration (Iom), ha invitato a «Cambiare modo di parlare del fenomeno migratorio e a contribuire a una migrazione positiva, mettendo in atto delle strategie benefiche per i Paesi di partenza, di transito e di arrivo. E’ necessario basare le critiche relative al fenomeno migratorio sui fatti e le evidenze e non sui miti. Sta a noi cambiare la discussione- Per ora, in tutto il mondo, si parla di migrazione in maniera negativa, solo dei problemi associati alla migrazione. Bisogna guardare a quel che la migrazione apporta di positivo».
Cynthia Samuel-Olonjuwon, direttrice generale dell’Ingternationa labour organization (Ilo) è d’accordo: «Non corrisponde al vero dire che i migranti comportano dei problemi e dei costi senza vantaggi per i Paesi di accoglienza. Il 60% delle persone che migrano fuggendo dalla mancanza di opportunità e dai conflitti, sono alla ricerca di un lavoro decente, di migliori condizioni di vita e portano con loro competenze, potendo così contribuire allo sviluppo dei Paesi di accoglienza. In tutto il mondo si pensa generalmente che gli africani lascino il continente in massa, rischiando la loro vita per un ambiente “paradisiaco” in Europa e in America. Questo non è vero, la migrazione non è a senso unico e la migrazione africana avviene principalmente all’interno del continente».
Secondo i dati forniti dalla BAD, nel 2017 circa 19 milioni di migranti si erano spostati all’interno dell’Africa, mentre 17 milioni avevano lasciato il continente e 5,5 milioni di persone avevano scelto di migrare in Africa.
Il ministro per l’integrazione africana della Costa d’Avorio, Ally Coulibaly, ha detto di sperare che «il Forum contribuirà a torcere il collo ai pregiudizi che abbondano sul fenomeno migratorio. Per una migliore gestione delle questioni migratorie, è importante ristabilire la verità di fronte ai discorsi demagogici, xenofobi e oltraggiosamente menzogneri che presentano l’Africa come la fornitrice di migranti irregolari. Rompere gli stereotipi associati ai migranti presuppone la messa a disposizione dell’opinione pubblica di dati quantitativi e qualitativi sulla migrazione. La migrazione africana regolare è al livello dell’80% e va a beneficio dei Paesi di accoglienza, perché vi restano l’85% dei contributi».
Coulibaly ha ricordato che «Su 5 africani che migrano, 4 restano in Africa» e ha citato l’esempio del suo Paese, la Costa d’Avorio, dove vivono 6 milioni di stranieri che provengono soprattutto dai Paesi confinanti, «Perfettamete integrati in un Paese di 23 milioni di abitanti». Anche se è vero che in passato in Costa d’Avorio non sono mancati problemi (politici) con i migranti del Burkina Faso, è come se in Italia ospitassimo una quindicina di milioni di migranti economici.
Pour Coulibaly, «L’Africa deve giocare di anticipo, organizzarsi per gestire meglio i flussi migratori e continuare a sviluppare gli scambi tra i Paesi del continente perché la libera circolazione sia una realtà». Ma per il ministri ivoriano è altrettanto importante «mettere la gioventù, tentata di partire, al centro delle dando loro delle nuove prospettive di sviluppo».
Per questo la BAD ha lanciato il programma “Emplois pour les jeunes en Afrique” che punta a offrire delle opportunità di lavoro, in particolare in agricoltura, ai giovani africani «evitando di cedere alle sirene della migrazione ad ogni costo».
Il Presidente della BAD, Akinwumi Adesina, ha concluso «Il futuro della gioventù africana non si trova in fondo al Mar Mediterraneo, è qui sul nostro Continente».