Mobilità sicura e sostenibile in città: 4 obiettivi per un cambio di paradigma
La proposta di Legambiente, Fondazione Guccione, Vinvinstrada e Kyoto CLUB per investire i fondi del PNRR in una mobilità Vision Zero, azzerando le vittime della strada
[13 Gennaio 2021]
«Con il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, si può e si deve cominciare una trasformazione della mobilità urbana. Pianificando azioni e risorse certe sul trasporto pubblico locale, su quello condiviso a basso impatto ambientale, su isole pedonali e ciclabilità diffusa, oltre a una politica di moderazione della velocità e della riduzione dell’uso dello spazio pubblico da parte dei veicoli privati, anche in sosta. Un fronte su cui l’Italia è in grave ritardo. E che l’ultima bozza del PNRR sembra dimenticare mettendo ingenti risorse sui trasporti ma sbilanciando gli investimenti sulle grandi opere extra urbane e sull’alta velocità mentre serve un deciso impulso verso le reti di mobilità urbana e verso la sicurezza stradale in città. E’ necessario prevedere i giusti investimenti per mettere al primo posto, nei sistemi di trasporto, le persone e una visione di città che ne ridisegni l’assetto in maniera più sostenibile, dal punto di vista economico, sanitario, sociale».
E’ questo il cuore del rapporto “Next Generation EU la sfida della Vision Zero” presentato oggi da Legambiente, Fondazione Guccione, Vivinstrada e Kyoto Club e che propone di investire «23 miliardi su sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trasposto ferroviario regionale, trasporto pubblico locale e sharing, di cui 8 miliardi sul fondo nazionale per la sicurezza stradale da spendere per riqualificare le strade urbane e le città e predisporre un piano di formazione e comunicazione per una “Vision Zero”, che cambi la cultura della mobilità oggi incentrata sull’egemonia dell’auto privata, azzerando morti e feriti su strada».
Gli assi prioritari del piano presentato oggi sono 4: riqualificare le città, potenziare il trasporto ferroviario regionale, il trasporto pubblico locale e la sharing mobility, affidare la delega a un sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, predisporre un piano per la comunicazione e la formazione.
Le 4 associazioni sottolineano che «Vision Zero vuol dire nuova mobilità, sicurezza stradale, ambiente, democrazia rappresentativa e diretta, rigenerazione urbana, decarbonizzazione. Tra collisioni stradali e inquinamento urbano nel 2019 sono morte più di 83.000 persone: il costo sociale, sempre secondo i dati ISTAT di quell’anno, risulta pari a 16,9 miliardi di euro, l’1% del pil nazionale. Questo sanguinoso tributo, che ha un costo sociale ed economico enorme, vede la velocità come causa principale delle collisioni stradali ed elemento che ne determina la gravità, ma non è inevitabile. Si può cambiare, semplicemente attivando il dispositivo ISA (Intelligent Speed Adaptation), moderando la velocità con maggiori controlli e la riduzione delle sezioni stradali e della velocità, aumentando il modale share e dissuadendo dall’uso del mezzo privato, rimettendo al centro delle città e della viabilità le persone e non le automobili, al centro della mobilità gli utenti e non i mezzi di trasporto. In una sigla: Città Vision Zero, che vanno realizzate non perdendo l’opportunità dei prossimi fondi in arrivo e in discussione».
Ogni anno nel mondo le collisioni stradali uccidono 1,35 milioni di persone; sono la principale causa di morte per bambini e giovani di età compresa tra 5 e 29 anni, con una previsione mondiale al 2030 di 500 milioni di morti e feriti. «Numeri spaventosi – dicono le Associazioni – che non colpiscono solo le utenze vulnerabili (pedoni, ciclisti, disabili, bambini anziani) ma anche gli stessi automobilisti e motociclisti. Nel nostro paese nel 2019, gli incidenti stradali, oltre alla morte di 35 bambini, 534 pedoni e 253 ciclisti, hanno provocato quella di 1411 automobilisti e 698 motociclisti».
Il frapporto contiene una proposta per la governance della mobilità dolce e sostenibile e per un programma “radicale” con al centro le persone e non la motorizzazione privata:
- Riqualificare le città (5 mld di euro). Rifinanziare il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale (L. 144/1999) per progetti di mobilità dolce cofinanziati dagli Enti Locali (vincolati all’ottenimento del finanziamento statale) con impegni dello Stato al 50% e per alcune priorità a fondo perduto o al 70%.
- Potenziare il trasporto ferroviario regionale(5 mld di euro) e il trasporto pubblico locale e sharing mobility (10 mld di euro); finanziamenti che dovrebbero attivare cofinanziamenti (già predisposti nei Piani di Comuni e aziende); divieto assoluto di entrata nelle città per auto di grossa cilindrata.
- Affidare a un sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri l’organo di governanceper coordinare, e armonizzare le loro azioni aiutando tutti i ministeri che hanno competenze su politiche mobilità, inquinamento e clima, sicurezza stradale (Infrastrutture e Trasporti, Ambiente, Salute, Politiche sociali, Istruzione). L’organo di indirizzo e controllo su obiettivi di vision zero, di spesa del fondo multe e di attivazione del dispositivo ISA Intelligent Speed Adaptation, accompagnando la ricezione della Direttiva europea approvata dal Parlamento Europeo del dispositivo per la limitazione automatica della velocità sui veicoli a motore, conviene a tutti. Organo di controllo della manutenzione programmata delle strade.
- Predisporre un Piano per la formazione e la comunicazione per la Vision Zero(3 mld di euro). La formazione e l’educazione sono strumenti formidabili per fermare la violenza stradale e per costruire una nuova mobilità e un nuovo sviluppo, sostenibili, sicuri, resilienti. Occorre dotarsi di una Centro di alta formazione come “palestra” di una nuova cultura di governo delle politiche di mobilità, della sicurezza stradale, dei cambiamenti climatici per tecnici, professionisti, operatori dei vari settori, amministratori e dipendenti, scuole, mobility manager aziendali e scolastici, fondi di accompagnamento alla strutturazione di piani di mobilità aziendale e scolastica e sostegno a realtà come i bicibus e i pedibus. Esistono in Francia, Inghilterra, Germania, Olanda, Polonia da molti anni. Coordinamento Sottosegretario Presidenza Consiglio.