Mobilità sostenibile? Ecco a che punto è il trasporto pubblico locale in Italia
L'evoluzione nel tempo di metropolitane, tram, autobus e filobus fotografata dall'Istat
[13 Gennaio 2022]
Grazie ai dati resi disponibili da ISTAT per i 109 comuni capoluogo di provincia o città metropolitana, è possibile analizzare la situazione per un arco temporale esteso (2013-2019) per capire la situazione e le tendenze in atto, prima della pandemia, riguardo al trasporto pubblico locale.
Come sappiamo non c’è mobilità sostenibile senza un trasporto pubblico di massa efficace e non inquinante, in quanto indispensabile per garantire gran parte degli spostamenti, in particolare nelle città di dimensioni maggiori.
L’offerta di trasporto pubblico
Il primo dato da prendere in considerazione è l’offerta di trasporto pubblico, cioè un dato quantitativo relativo alle possibilità che a ognuno di noi è data di utilizzare le varie tipologie di mezzi pubblici (metro, tram, filobus, autobus, vaporetti) presenti nelle nostre città.
L’indicatore utilizzato è quello dei posti-km offerti, determinato quindi dalla capienza dei mezzi e dai chilometri di servizio al pubblico prodotti. Il dato riepilogativo nazionale in più di 15 anni indica una sostanziale stabilità dell’offerta di trasporto pubblico locale nei 109 comuni capoluogo.
Solo a Milano si è registrato fra il 2004 ed il 2019 una tendenza costante all’incremento dell’offerta di trasporto pubblico ed in modo assai consistente (oltre il 30%). Nelle altre città si registrano nel periodo incrementi e diminuzioni, anche se nel 2019 si hanno saldi positivi (rispetto al 2004) a Firenze, Cagliari, Torino, Bari e Bologna. Negli altri capoluoghi invece si hanno diminuzioni anche molto rilevanti, soprattutto nelle grandi città del sud, Napoli, Palermo, Catania, Messina, ma anche nella capitale.
Riguardo alla “qualità” ambientale dell’offerta, vediamo che anche in questo caso spicca Milano che con mezzi non inquinanti (metropolitana, tram e filobus) assicura più dell’80% dell’offerta di trasporto pubblico. Dove è presente la metropolitana comunque assicura buona parte dell’offerta. Da segnalare il caso di Firenze, che registra la maggior quota di offerta di trasporto utilizzando il tram (più del 25%) con un sensibile incremento nel periodo, grazie all’estensione della rete tranviaria, ma anche di Palermo.
Le reti di trasporto pubblico sostenibili (metropolitane, tram e filobus)
Da anni si dice da più parti, che è necessaria una “cura del ferro” per le nostre città. Ebbene, i dati che ISTAT mette a disposizione (2018) riguardo alla situazione nelle nostre città capoluogo, mostrano una situazione davvero deficitaria.
Meno di 200 km di metropolitana, soprattutto nelle due grandi metropoli (Milano e Roma) rispetto ad una realtà europea molto diversa, dove le grandi città hanno una dotazione di metro ben maggiore, basti pensare che in Spagna le metropolitane si estendono per oltre 700km e in Francia per 350 km. Comunque, fra il 2013 ed il 2019 il saldo in Italia è positivo, per una trentina di chilometri di nuove linee.
Per quanto riguarda il tram, invece, sistema di trasporto adatto per le città di medie o grandi dimensioni, i 369 km di rete complessivamente presenti a livello nazionale vanno confrontati con i quasi 900 in Francia, i 325 in Spagna ed i circa 200 della piccola Svizzera, per non parlare dei 600 dell’altrettanto piccola Austria. In Italia fra il 2013 ed il 2019 il saldo delle linee tranviarie in esercizio è positivo (+38 km), con alcune città che investono in questo mezzo di trasposto sostenibile (Milano, Palermo, Firenze), ed altre che l’hanno invece dismesso (Napoli).
Una soluzione non inquinante, abbastanza diffusa in alcune città (poco più di 250 km di linee) è anche quella del filobus.
Il questo ambito il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede un investimento di 3,6 miliardi di euro per lo sviluppo del trasporto rapido di massa: “La misura prevede la realizzazione di 240 km di rete attrezzata per le infrastrutture del trasporto rapido di massa suddivise in metro (11 km), tram (85 km), filovie (120 km), funivie (15 km). Il focus dell’intervento sarà principalmente sulle aree metropolitane delle maggiori città italiane. L’obiettivo è ottenere uno spostamento di almeno il 10 per cento del traffico su auto private verso il sistema di trasporto pubblico.” Risorse che il Mims (Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) ha ripartito a novembre 2021.
Autobus inquinanti ed a basse emissioni
In tutte le 109 città capoluogo sono presenti servizi di trasporto pubblico che utilizzano il trasporto su gomma (autobus e filobus), complessivamente circa 14mila mezzi.
Il problema, in questo caso, è però la vetustà di questi mezzi e quindi le loro caratteristiche inquinanti. Il circa il 35% degli autobus circolanti nel 2019 rientra in una categoria Euro 4 o inferiore e poco più del 33% in quella Euro 5, mentre l’Euro 6 – obbligatoria dal 1 gennaio 2013 – è relativa al 32% del parco mezzi circolante. Evidentemente molti degli autobus che viaggiano nelle nostre città hanno ben più della media europea di 7 anni di vita. La quasi totalità è alimentata a gasolio con motorizzazioni significativamente inquinanti.
Nell’ultimo quinquennio comunque un certo miglioramento si è avuto, considerato che nel 2015 i mezzi più inquinanti erano oltre il 90%.
Guardando la situazione dei comuni capoluogo delle città metropolitane, vediamo che nel 2019 solo in cinque città (Palermo, Messina, Bologna, Bari e Firenze) la percentuale di autobus circolanti Euro 6 erano più del 50%. Viceversa a Roma solamente l’14% di un parco autobus di circa 2.400 mezzi è di categoria Euro 6, ed anche a Milano questa percentuale è limitata al 34% degli autobus circolanti.
Anche in questo caso il PNRR prevede un investimento importante nell’ordine di 1,2 miliardi di euro per “Il rinnovo della flotta con autobus a basso impatto ambientale avviene accelerando l’attuazione del Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile e prevede il progressivo rinnovo degli autobus per il trasporto pubblico locale e la realizzazione di infrastrutture di ricarica dedicate. In particolare, è previsto l’acquisto entro il 2026 di circa 3.360 bus a basse emissioni.”
Autobus a basse emissioni che attualmente in tutta Italia sono poco meno di 3.800, con un discreto incremento rispetto al 2013, ma soprattutto dovuto allarme sto di autobus alimentati a metano o gpl. Gli autobus elettrici o almeno ibridi-elettrici circolanti nel 2019 sono meno di 500 su un parco autobus ricordiamo di oltre 13.500 mezzi.
di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com