Mondiali di ciclismo, l’Olanda vincente ha qualcosa da insegnarci sulla mobilità
Tra sport agonistico e ciclabilità c’è un legame molto forte, e l’Italia perde 4 a 1
[4 Ottobre 2013]
Quando si parla di biciclette l’Olanda, ma anche il Belgio, la Danimarca e altri paesi sono davanti all’Italia, sia nella mobilità ciclistica, che nello sport ciclistico su strada.
Il medagliere dei Mondiali di ciclismo conclusi da pochi giorni vede in testa i paesi notoriamente tra i primi nelle classifiche per la qualità della mobilità ciclistica per tutti i cittadini: prima l’Olanda, poi il Belgio, l’Australia e la Danimarca.
A parte l’Australia si tratta di Stati in cui vi è una forte tradizione all’uso della bicicletta, che è fatta sia di atleti e campioni, ma anche di luoghi, politiche e azioni che facilitano l’uso della bicicletta per tutti, a cominciare dai bambini per andare a scuola o a giocare nei parchi e negli impianti sportivi.
Quando in un Paese tutti usano la bicicletta normalmente e giornalmente, fin dalla tenera età, per gioco, per spostarsi, per fare sport, è più facile che da questa massa di ciclisti escano gli atleti e poi i campioni.
I Mondiali di ciclismo, dove l’Italia non è riuscita ad ottenere quei risultati che sperava, devono far riflettere: le politiche e gli investimenti per le biciclette non sono soldi destinati ad accontentare pochi sportivi o un gruppo di persone eccentriche, che si muovono in bicicletta perché hanno tempo da perdere, ma servono a rendere un paese più funzionante, più in salute, più sportivo, oltre che meno inquinato e dipendente dall’estero (per il petrolio).
In Olanda mediamente vengono destinati alla mobilità ciclistica circa 20 euro ad abitante (la città di Amsterdam ne destina 38 ad abitante) e i risultati si vedono, nello sport e nella qualità della vita.
Non è una coincidenza che le statistiche sulla qualità della vita, sulle condizioni ambientali, ma anche sulla competitività delle regioni europee pongano quasi sempre le città e le regioni olandesi in testa alle classifiche europee e mondiali.
Quindi, a conclusione dei Mondiali che hanno visto un successo organizzativo per la Toscana e per Firenze, una riflessione su questi aspetti è necessaria, affinché ci sia in futuro di successo sia per il ciclismo sportivo, che per la ciclabilità dei cittadini toscani.