Perché la cattura stoccaggio e utilizzo del carbonio non funziona e costa troppo

La CCUS rischia di intrappolare i consumatori in un futuro ad alto costo e basato ancora sui combustibili fossili

[19 Marzo 2024]

La tecnologia Carbon Capture Utilisation and Storage (CCUS) viene sempre più presentata  -anche dal governo di destra italiano – come una parte significativa della transizione verso il Net Zero ma, nonostante questo entusiasmo che puzza di spostamento dell’attenzione, finora sono stati costruiti solo pochi – e costosi – impianti pilota. Nel nuovo rapporto “𝐂𝐮𝐫𝐛 𝐲𝐨𝐮𝐫 𝐄𝐧𝐭𝐡𝐮𝐬𝐢𝐚𝐬𝐦 𝐨𝐧 𝐂𝐂𝐔𝐒”, Lorenzo Sani, energy analyst del team Power & Utilities di Carbon Tracker, utilizza il Regno Unito come caso di studio per capire perchè.

Fino ad ora gran parte del dibattito si è concentrato sulle affermazioni che la tecnologia è «Inefficiente e non dimostrata su larga scala» e anche Sani ha riscontrato un trend a costante a «Promettere troppo e a mantenere poco», ma fa notare che il colpo mortale alla CCUS è l’aspetto economico del suo modello di business.

Un’analisi dei progetti CCUS in tutto il mondo condotta da  Sani suggerisce che «La CCUS ha una storia di eccessive promesse e di scarsi risultati. La tecnologia ha mostrato pochi segni di miglioramenti in termini di costi e scalabilità e le applicazioni in alcuni settori chiave non sono ancora testate e sono molto costose».

Eppure, nonostante il calo delle aspettative, la CCUS resta uno strumento chiave in molti scenari di transizione energetica e sarà essenziale per raggiungere l’obiettivo delle emissioni net zero. Il Regno Unito ha messo a punto un’ambiziosa strategia CCUS che punta  a catturare 20 – 30 milioni di tonnellate di CO2 all’anno entro il 2030, sostenuta da ingenti finanziamenti pubblici – 20 miliardi di sterline – e sostiene che si tratta di un’opportunità industriale.  Il rapporto fa però notare che «Per avere successo, il Regno Unito (o qualsiasi altro Paese) dovrebbe concentrarsi sull’implementazione della CCUS su applicazioni ad alto valore e a basso rischio».

Invece, Carbon Tracker ha scoperto che, da quando il governo conservatore del Regno Unito ha approvato quel piano, «Le stime dei costi per l’implementazione del CCUS sono più che raddoppiate, mentre la necessità di catturare il carbonio potrebbe essere molto inferiore. Ad esempio, si stima che la necessità di impianti a gas con CCUS potrebbe essere un terzo delle stime precedenti a causa della crescita delle energie rinnovabili, dello stoccaggio in batterie e delle tecnologie flessibili».

Il rapporto rileva che «La tecnologia CCUS presenta livelli di modularità molto bassi e spesso richiede una costosa progettazione personalizzata, che si traduce in un livello limitato di tassi di apprendimento e riduzioni dei costi. Di conseguenza, investire eccessivamente in CCUS per applicazioni per le quali esistono alternative low-carbon più economiche potrebbe bloccare un Paese in una fornitura energetica futura non necessaria, ad alto costo e basata sui fossili, che potrebbe anche danneggiare la sua competitività internazionale».

Ad esempio, Carbon Tracker sostiene che «I piani per utilizzare la CCUS per decarbonizzare la produzione di acciaio e le centrali elettriche a gas dovrebbero essere abbandonati, poiché entrambe le applicazioni potrebbero essere superate dalla concorrenza da alternative più pulite. Tata Steel e British Steel si stanno già allontanando dai piani per installare CCUS nei loro stabilimenti nel Regno Unito a favore di un passaggio ai forni elettrici ad arco, mentre entro il 2030le turbine a idrogeno diventeranno probabilmente fonti più economiche di generazione di energia flessibile rispetto agli impianti CCS a gas». Il rapporto avverte anche che i piani del governo del Regno Unito di utilizzare la CCUS per decarbonizzare la produzione di energia basata sulla biomassa affrontano grandi rischi di sfide tecniche, attività non recuperabili e sovra-costi.

La strategia BECCS del Regno Unito è fortemente esposta a un unico progetto molto grande e costoso: la conversione della gigantesca centrale elettrica Drax nel North Yorkshire. Carbon Tracker evidenzia che «BECCS non è dimostrata su questa scala: il più grande progetto attuale (una centrale elettrica a biomassa da 50 MW in Giappone) è niente rispetto aall’impianto Drax da 2.600 MW. La conversione di Drax – il più grande progetto di cattura del carbonio nella pipeline del Regno Unito – richiederebbe un complesso schema di sovvenzioni insieme a un meccanismo ponte fornito dal governo che potrebbe vincolare il denaro dei contribuenti in un processo lungo (15-25 anni) e costoso ( 26 – 43 miliardi di dollari), mentre l’elettricità risultante sarebbe fino a tre volte più costosa per i consumatori rispetto all’energia eolica offshore».

Sani conferma: «La tecnologia CCUS si è rivelata molto più complessa e costosa di quanto si pensasse, mentre la riduzione dei costi delle energie rinnovabili ha cambiato radicalmente il panorama. Mentre il governo sta svolgendo un ruolo importante nel ridurre i rischi di nuovi progetti, ha urgente bisogno di rivedere i suoi obiettivi e concentrare le sue risorse su applicazioni ad alto valore come il cemento e l’idrogeno».

Inoltre, la ricerca ha evidenziato l’importanza di sistemare il mercato del carbonio del Regno Unito per rendere redditizio il settore CCUS. Ha scoperto che «La maggior parte delle applicazioni richiedono un prezzo stabile del carbonio di almeno 100 sterline per tonnellata per competere con le tecnologie invariate. Al contrario, da quando si è separato dal mercato europeo, il sistema di scambio delle quote di emissione del Regno Unito ha sperimentato una grave volatilità a causa della bassa liquidità e della saturazione del mercato ed è recentemente sceso al minimo record di 31 sterline per tonnellata a febbraio».

Per Sani, «Riparare il mercato del carbonio del Regno Unito – stabilendo un prezzo minimo in aumento o, preferibilmente, collegandolo allo schema dell’Ue – è l’azione più importante necessaria per realizzare la visione del governo di un settore CCUS autosufficiente e competitivo».

Il presidente e fondatore di Fortescue, Andrew Forrest, ha commentato: «Sulla cattura e lo stoccaggio del carbonio la scienza è chiara: è ad alto rischio, ad alto fallimento e ad alto costo. Il business as usual non fermerà il riscaldamento globale, solo l’energia verde può farlo».

Il messaggio che emerge con forza dal rapporto è che «La CCUS avrà un ruolo da svolgere, ma dovrebbe essere limitato ai casi in cui non siano disponibili alternative praticabili. Altrimenti la strategia CCUS sarà semplicemente un esercizio di trasferimento di quantità significative di denaro dei contribuenti nei già consistenti profitti dell’industria dei combustibili fossili. E perché dovremmo volerlo fare?»