Pesca illegale: cartellino giallo della Commissione Ue per Taiwan e Comore

Bene le riforme di Ghana e Papua Nuova Guinea . Il regolamento IUU dell'Ue funziona

[1 Ottobre 2015]

Oggi la Commissione europea ha confermato la sua politica di tolleranza zero contro la pesca illegale a livello mondiale, avvertendo i governi delle Comore e di Taiwan che rischiano di essere identificati come Paesi non cooperativi nella lotta contro la pesca illegal, unreported and unregulated (IUU. Allo stesso tempo, la Commissione ha ritirato l’ammonizione contro il Ghana a la Papua Nuova Guinea  perché questi due Paesi «hanno considerevolmente riformato i loro sistemi di gvernance della pesca». La Commissione ha anche adottato una comunicazione selle principali realizzazioni del regolamento INN durante i suoi primi 5 anni di attuazione.

La pesca illegale rappresenta una grave minaccia per le risorse marie mondiali e la sovra-pesca distrugg i mezzi di sussistenza di molte comunità locali che dipendono dalla pesca. Ogni anno nel mondo vengono pescati illecitamente tra gli 11 e i 26 milioni di tonnellate di pesci , il 15% delle catture globali. La pesca IUU vale fino a 10 miliardi di euro all’anno.

Come primo importatore di pesce del mondo, l’Unione europea ha adottato una posizione dura contro la pesca illegale e i prodotti ittici hanno accesso al mercato Ue solo se sono certificati come provenienti da pesca legale. L’Ue sta applicando sanzioni commerciali contro la Cambogia, la Guinea e Sri Lanka, Paesi ai quali la Commissione Ue ha affibbiato un “cartellino rosso”.

La decisione di dare a Taiwan il cartellino giallo dipende dalle gravi lacune del suo quadrogiridico sulla pesca, con un sistema sanzionatorio che non permette di scoraggiare la pesca IUU e l’inefficacia dei controlli, in particolare per quanto riguarda la flotta di pesca di alto mare. Inoltre,  Taïwan non rispetta sistematicamente gli obblighi previsti dalla Regional Fisheries Management Organisation (RFMO). .

Le Comore sono state ammonite per aver delegato parte della gestione del loro registro della flotta da pesca ad una società privata offshore. La flotta peschereccia delle Comore opererebbe in violazione dei regolamenti in vigore nel p Paese e non viene praticamente controllata dalle autorità dell’arcipelago africano. Il quadro giuridico della Comore resta lacunoso sia per quanto riguarda il Sistema san zionatorio che per la gestione delle risorse alieutiche, del controllo e della sorveglianza.

La Commissione Ue ha proposto alle Comore e Taiwan  un piano di azione per risolvere questi gravi problemi entro 6 mesi, altrimenti partiranno le sanzioni commerciali contro l’importazione di pesce di questi due Paesi nell’Ue.  Un problema soprattutto per Taiwan, che esporta verso l’Ue prodotti ittici per 13 milioni di euro all’anno.

Ghana e Papua Nuova Guinea si vanno ad aggiungere a Corea del sud, Filippine, Figi, Belize, Panama, Togo e Vanuatu che hanno riformato le loro leggi sulla pesca dopo essere stati avvisati dall’Ue.  L’Ue ha ancora in corso un confronto sulla pesca IUU con Curaçao, Isole Salomone, Tuvalu, Saint Kitts e Neves, Saint Vincent e Grenadine e la Thaïlandia.  La lotta alla pesca IUU e lo sfruttamento sostenibile del mare e delle sue risorse rappresentano anche uno degli Obiettivi per lo sviluppo – il numero 14 – recentemente adottati dall’Assemblea generale dell’Onu.

La Commissione Ue sottolinea che il regolamento IUU adottato nel 2010 ha avuto un forte impatto sulla pesca mondiale, facendo diminuire le attività illecite e migliorare le condizioni di vita delle comunità costiere che dipendono dalla pesca.