Repubblica Centrafricana: 16 civili morti nell’assalto all’ospedale di Medici senza frontiere
[29 Aprile 2014]
Nonostante l’intervento di truppe africane, francesi ed europee, la violenza etnico/religiosa non sembra aver fine nella martoriata Repubblica Centrafricana, dove si fa ogni giorno sempre più concreto lo spettro della fame per le popolazioni che, a causa degli scontri settari, le organizzazioni internazionali non riescono più a raggiungere. Sedici civili, tra cui tre membri dello staff nazionale di Medici senza frontiere (Msf), sono stati uccisi durante una rapina a mano armata all’ospedale Msf al nord della città di Boguila, in Repubblica Centrafricana.
Oggi l’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri,Catherine Ashton, e la commissaria Ue alla cooperazione internazionale, Kristalina Georgieva, hanno fermamente condannato l’eccidio: «Questi avvenimenti dimostrano una volta di più la tragedia che si svolge nella Repubblica Centrafricana dove i civili, compresi i lavoratori umanitari, sono i più esposti». Ashton e Georgieva hanno ricordato che «Tutti gli attori statali e non statali devono rispettare i diritti umanied il diritto umanitario» ed hanno chiesto per l’ennesima volta a tutti i gruppi armatiti di «Cessare gli attacchi violenti contro la popolazione e di assicurare un accesso immediato, senza ostacoli ed in tutta sicurezza alle organizzazioni umanitarie che intervengono nella Repubblica Centrafricana per venire in aiuto alle popolazioni, nel rispetto del diritto e dei principi umanitari».
Msf in una nota «Condanna fermamente l’ingiustificata uccisione di civili disarmati in un luogo chiaramente identificabile come una struttura sanitaria di Msf» e Stefano Argenziano, Capo Missione per Msf in Repubblica Centrafricana, ha dichiarato: «Siamo estremamente scioccati e rattristati dalla violenza brutale usata contro il nostro staff sanitario e contro la comunità. La nostra priorità è di curare i feriti, avvertire le famiglie, e garantire la sicurezza del nostro staff, dei pazienti e dell’ospedale. Questo spaventoso incidente ci ha costretto a ritirare personale importante e a sospendere le attività a Boguila. Mentre continuiamo ad impegnarci per fornire assistenza umanitaria alla comunità, dobbiamo anche prendere in considerazione la sicurezza del nostro staff. In seguito a questo atto senza scrupoli, stiamo anche valutando se sia fattibile continuare le operazioni in altre zone».
Msf lavora in Repubblica Centrafricana dal 1997. Attualmente, più di 300 operatori internazionali e più di 2.000 operatori locali lavorano nel Paese. Msf gestisce 7 progetti regolari (a Batangafo, Carnot, Kabo, Ndélé, Paoua, Bria e Zémio) e 8 progetti di emergenza (a Bangui, Berbérati, Bouar, Boguila, Bossangoa, Bangassou e Bocaranga, oltre a delle cliniche mobili nel nordovest del paese) Le équipe di Msf forniscono anche assistenza ai rifugiati centrafricani che sono fuggiti in Ciad, Camerun e Repubblica Democratica del Congo.
La strage è avvenuta dopo che una banda armata di ex-Seleka, i guerriglieri protagonisti del golpe del marzo 2013, hanno circondato il Boguila Hospital, dove era in corso una riunione con 40 leader della comunità invitati da Msf per discutere l’accesso della popolazione alle cure mediche. «Mentre alcuni uomini armati derubavano l’ufficio di Msf sotto tiro e sparavano colpi in aria – dicono i medici – altri uomini, anche loro armati, si sono avvicinati al luogo in cui lo staff di MSF e i membri della comunità erano riuniti, seduti su delle panche. Senza che fossero provocati, gli uomini armati hanno iniziato a sparare alla folla, causando morti e feriti gravi».
Maf è l’unica organizzazione umanitaria internazionale che lavora a Boguila per assistere una popolazione sempre più esposta ad attacchi mortali e indiscriminati perpetrati da gruppi che operano nella zona. I tragici eventi di sabato rappresentano un attacco inaccettabile, non solo ai civili, ma anche alla capacità di fornire assistenza medica e umanitaria.
Dal colpo di stato di marzo 2013, Boguila è instabile, caratterizzata da crescenti tensioni e violenze, che, ad agosto 2013, hanno provocato un enorme sfollamento della popolazione della zona. A dicembre 2013, la popolazione musulmana è fuggita dalle violenze del vicino villaggio di Nana Bakassa, cercando rifugio presso famiglie ospitanti di Boguila, prima di proseguire verso nord. L’11 aprile, circa 7.000 persone sono fuggite nella boscaglia, e circa 40 hanno cercato rifugio presso le strutture di Msf, dopo che un gruppo armato ha attaccato un convoglio scortato dalla Mission internationale de soutien à la Centrafrique sous conduite africaine di passaggio a Boguila.
Dal 2006, Msf gestisce l’ospedale di 115 posti letto di Boguila, dispensando assistenza sanitaria di base e specialistica alla popolazione di 45.000 abitanti della regione. Le équipe di MSF inoltre supportano 7 centri di salute nei dintorni di Boguila, fornendo assistenza sanitaria di base, principalmente curando malaria e trasferendo i casi gravi all’ospedale. Ogni mese, vengono effettuate tra le 9.000 e 13.000 visite generali, e dalle 5.000 alle 10.000 persone vengono curate per la malaria.
Msf «chiede a tutte le parti del conflitto di rispettare la neutralità dello staff medico, delle strutture e delle attività».