A Torino Po d’aMare e sperimentazione della prevenzione del river litter
Il progetto di Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Castalia e Corepla
[17 Settembre 2019]
Fiumi puliti per mari puliti e il Po con i suoi 652 km, 4 Regioni e 13 Province attraversate, è il corso d’acqua che meglio si presta a operazioni di raccolta, recupero e riciclo dei rifiuti di plastica, prima che arrivino al mare. E’ con questo intento che è nato iprogetto Il Po d’aMare a Torino, evoluzione della precedente attività di intercettazione, raccolta e riciclo sperimentata nel delta del Po nel 2018.
Il progetto pilota realizzato grazie al contributo di Amiat, Iren e Corepla, è stato predisposto dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, i Consorzi Castalia e Corepla con il Coordinamento dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e la collaborazione della Città di Torino e gli organizzatori fanno notare a chi ha criticato il progetto precedente che a Torino c’è un elemento strategico ulteriore: «E’ il primo caso di sperimentazione localizzata all’interno di un grande nucleo urbano. Le barriere infatti sono posizionate in zona Murazzi, proprio in prossimità del centro storico, fra i ponti Vittorio Emanuele I e Umberto I».
Il progetto torinese sarà curato Castalia Operations nell’ambito del progetto Seasweeper e prevede «l’installazione di un dispositivo composto da barriere galleggianti che consentono di raccogliere le plastiche e gli altri rifiuti galleggianti trasportati dal fiume. Il sistema è composto da due moduli progettati per restare posizionati fino a dicembre 2019. Le barriere non interferiscono con la flora e la fauna del fiume. Tramite un’imbarcazione “Sea hunter” e operatori da terra, i rifiuti verranno raccolti in appositi cassoni gestiti da Amiat, che provvederà a sua volta a conferire le plastiche presso un impianto Corepla che si occuperà della successiva valorizzazione dei materiali. Il materiale riciclato verrà quindi utilizzato per la realizzazione di arredi urbani che verranno regalati dai partner del progetto alla Città di Torino».
Inoltre, i risultati di questa seconda sperimentazione, inoltre, verranno confrontati con quelli ottenuti vicino a Ferrara. Castalia sottolinea che «Sarà così possibile valutare la fattibilità di un sistema nazionale di prevenzione dei rifiuti marini tramite sistemi di raccolta nei principali fiumi italiani e nel contempo la possibilità di creare una filiera virtuosa di riciclo e recupero delle plastiche raccolte».
La sindaca di Torino, Chiara Appendino ha ricordato che «L’abbandono dei rifiuti rappresenta un deprecabile malcostume che compromette la qualità di vita e il senso di sicurezza negli spazi pubblici, genera costi elevati per i servizi di pulizia e nuoce all’immagine delle località. La sperimentazione di modalità innovative per liberare il Po dalla spazzatura, separando la plastica da altra immondizia e l’avvio di un processo di riciclo del materiale raccolto è una eccezionale opportunità per proteggere la salute di fiumi e mari. Torino punta a diventare un città plastic free e il Po d’aMare rappresenta anche un importante momento per sensibilizzare i cittadini nella difesa dell’ambiente naturale».
Christian Aimaro, presidente Amiat Gruppo Iren, ha dichiarato: «Ho fortemente voluto che questa sperimentazione si realizzasse qui a Torino, in un tratto in cui il Po attraversa il centro della città, di modo che l’iniziativa potesse ottenere la massima visibilità e contribuisse così a sensibilizzare cittadini, turisti e giovani generazioni su quanto siano importanti il rispetto dell’ambiente e la corretta gestione dei rifiuti. Sono orgoglioso che il progetto si realizzi proprio nell’anno in cui Amiat festeggia i 50 anni dalla propria costituzione e ritengo che la partecipazione attiva a questo importante progetto sia un’ulteriore testimonianza di come l’azienda e la città di Torino siano sempre disponibili a testare nuove soluzioni finalizzate a migliorare la qualità ambientale del territorio».
Renato Boero, presidente Iren Spa evidenzia che «Iren crede nella sperimentazione di soluzioni innovative finalizzate alla salvaguardia ambientale. Riteniamo che il sostegno a questa operazione sia non solo un’interessante opportunità per valutare nuove forme di raccolta e recupero dei rifiuti, ma soprattutto una straordinaria occasione di sensibilizzazione verso la popolazione, a cui possiamo così comunicare l’importanza dell’equilibrio ambientale, fra uomo, fiume e territorio, soprattutto in un contesto urbano, come quello di Torino, da sempre legato al Po e alla storia che esso rappresenta».
Il presidente Corepla, Antonello Ciotti, sottolinea: «Una corretta gestione dei rifiuti a terra è il gesto più importante per preservare i mari. Inoltre, la plastica raccolta in acque dolci è più facilmente riciclabile rispetto a quella raccolta in mare. La sperimentazione nella città di Torino vuole essere un ulteriore passo avanti “collettivo” di imprese, amministrazioni pubbliche e centri studi per una corretta educazione alla tutela dell’ambiente, per nuove attività di ricerca e sviluppo, per una reale circular economy».
Per Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, «L’estensione del progetto Il Po d’aMare alla nuova area individuata a Torino – ci consente di incrementare ulteriormente il livello di informazioni essenziali per un esame affidabile e approfondito riguardante la presenza dei materiali plastici nel Grande Fiume. Ringrazio i partner e le amministrazioni locali che intervengono a questa nuova esperienza-modello che potrà trovare autentica dimensione anche in altre aree lungo l’asta fluviale del Po».
Andrea Barbabella di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, aggiunge: «Una iniziativa come Il Po d’aMare rappresenta anche un’occasione, specie se messa a sistema con altre iniziative, per comprendere meglio questo fenomeno a partire da domande apparentemente semplici: quanti rifiuti, sia plastici che non, trasportano i fiumi? Qual è l’origine di questi rifiuti? Quali sono le tecnologie migliori per il loro riciclo? Il percorso verso un’economia circolare ha bisogno non solo di soluzioni organizzative e tecnologiche innovative ed efficaci, ma anche di nuove e più solide conoscenze».
Lorenzo Barone di Castalia Operations conclude: «Il Consorzio Castalia ed i consorziati tutti, da oltre 30 anni operano per la salvaguardia del mare principalmente con interventi di contenimento da sversamenti di idrocarburi. Lo sversamento dei rifiuti solidi galleggianti in mare, compresi i materiali plastici, ha un vettore di trasporto principale con vari nomi propri, il fiume Po, il fiume Arno, il fiume Tevere, etc., ma come sorgente un unico e solo responsabile: il cittadino irresponsabile. Gli sversamenti da idrocarburi per la quale interveniamo, spesso sono dovuti ad incidenti con cause di origine variabile, non si può dire lo stesso per l’inquinamento da materiale plastico dovuto al trasporto da parte dei fiumi principalmente a seguito dilavamento delle sponde. Il nostro impegno continua, nella speranza che questo sforzo oltre a risultati di numeri, quantità di rifiuto raccolto prima che raggiunga il mare, possa sensibilizzare in modo adeguato i cittadini».