Persiste la cronica mancanza di impianti autorizzati per i conferimenti
Amianto, ecco il credito d’imposta diretto alle imprese per smaltirlo. Dove?
Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto attuativo previsto un anno fa dal Collegato ambientale
[18 Ottobre 2016]
Sono arrivate le disposizioni applicative per l’attribuzione del credito d’imposta per interventi di bonifica dell’amianto su beni e strutture produttive presenti sul territorio dello Stato. Con decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare – pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di ieri – sono state individuate le modalità attuative del credito previsto dal Collegato ambientale approvato lo scorso dicembre, ovvero legge 221 del 2015 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”
La legge (articolo 56), infatti ha introdotto la possibilità, per le imprese, di usufruire di un credito d’imposta pari al 50% delle spese sostenute per gli interventi di bonifica dell’amianto su beni e strutture produttive presenti sul territorio dello Stato. Ha individuato un credito d’imposta che spetta a tutti quegli investimenti con importo unitario superiore a 20mila euro fino a un massimo di 40mila euro per ciascuna impresa. Ma ha anche previsto che fosse un decreto a dettare le disposizioni applicative della misura agevolativa.
Il decreto, quindi, individua le modalità per il credito con particolare riferimento alle tipologie di interventi ammissibili; alle modalità e ai termini per la concessione; alle disposizioni idonee ad assicurare il rispetto del limite massimo di spesa; alla determinazione dei casi di revoca e di decadenza del beneficio; alle procedure di recupero nei casi di utilizzo illegittimo del credito d’imposta medesimo.
Possono beneficiare del credito d’imposta i soggetti titolari di reddito d’impresa – indipendentemente dalla natura giuridica assunta, dalle dimensioni aziendali e dal regime contabile adottato – che effettuano interventi di bonifica dall’amianto, su beni e strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, dal primo gennaio 2016 al 31 dicembre 2016.
Sono ammissibili al credito d’imposta gli interventi di rimozione e smaltimento, anche previo trattamento in impianti autorizzati, dell’amianto presente in coperture e manufatti di beni e strutture produttive effettuati nel rispetto della normativa ambientale e di sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono ammesse, inoltre, le spese di consulenze professionali e perizie tecniche nei limiti del 10% delle spese complessive sostenute e comunque non oltre l’ammontare di 10mila euro per ciascun progetto di bonifica unitariamente considerato.
Inoltre sono considerate eleggibili le spese per la rimozione e lo smaltimento, anche previo trattamento in impianti autorizzati, di lastre di amianto piane o ondulate, coperture in eternit; tubi, canalizzazioni e contenitori per il trasporto e lo stoccaggio di fluidi, ad uso civile e industriale in amianto; sistemi di coibentazione industriale in amianto.
Per godere di tale credito le imprese interessate e dotate dei requisiti necessari fra trenta giorni potranno presentare domanda al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare esclusivamente accedendo alla piattaforma informatica che sarà disposta sul sito www.minambiente.it.
Il credito d’imposta rappresenta uno strumento “mirato in più” per la lunga e complessa battaglia contro l’amianto, ma non basta. L’amianto una volta rimosso non sparirà e lo smaltimento dei rifiuti d’amianto rimane un grande anello debole della catena.
Secondo i dati disponibili, sono 24 gli impianti autorizzati (a marzo 2015) a ricevere materiali contenente amianto. Gli impianti sono distribuiti solo in 11 regioni – Sardegna, Piemonte, Toscana, Emilia, Lombardia e Basilicata, Abruzzo, Friuli, Liguria, Puglia e la Provincia autonoma di Bolzano – e hanno volumetrie a disposizione sempre in constante calo.
In tale contesto rimane significativo il fatto che 414mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto prodotti in Italia nel 2013 (l’ultimo dato disponibile, Ispra 2015), siano stati in gran parte – ben 254mila tonnellate – esportati all’estero, principalmente in Germania.