«Tutte le 54 azioni previste dal piano varato nel 2015 sono state attuate o sono in fase di attuazione. Ciò contribuirà a rafforzare la competitività dell'Europa, a modernizzare la sua economia e la sua industria per creare posti di lavoro, a proteggere l'ambiente e a generare una crescita sostenibile»

Economia circolare: l’Ue alla ricerca dell’anello mancante

Eurostat: record per il tasso di riciclo, ma appena il 12% dei materiali complessivamente utilizzati in Europa proviene da recupero

[4 Marzo 2019]

Oggi la Commissione europea ha pubblicato  una relazione completa sull’attuazione del piano d’azione per l’economia circolare adottato nel dicembre 2015 e spiega che «la relazione presenta i principali risultati dell’attuazione del piano d’azione e delinea le sfide aperte per spianare la strada verso un’economia circolare competitiva e a impatto climatico zero, in cui la pressione sulle risorse naturali e di acqua dolce e sugli ecosistemi sia ridotta al minimo. I risultati presentati nella relazione saranno discussi durante la conferenza annuale delle parti interessate dell’economia circolare, che si terrà a Bruxelles il 6 e il 7 marzo».

Secondo la Commissione Ue, «a distanza di tre anni dalla sua adozione, il piano d’azione per l’economia circolare può essere considerato pienamente completato. Le 54 azioni previste dal piano sono state attuate o sono in fase di attuazione. Secondo le conclusioni della relazione, l’attuazione del piano d’azione per l’economia circolare ha accelerato la transizione verso un’economia circolare in Europa, che a sua volta ha contribuito a riportare l’Ue su un percorso favorevole all’aumento dell’occupazione. Nel 2016 oltre quattro milioni di lavoratori hanno trovato impiego nei settori attinenti all’economia circolare, il 6 % in più rispetto al 2012. La circolarità ha inoltre schiuso nuove opportunità commerciali, dato origine a nuovi modelli di impresa e sviluppato nuovi mercati, sia all’interno che all’esterno dell’Ue. Nel 2016 le attività circolari come la riparazione, il riutilizzo o il riciclaggio hanno generato quasi 147 miliardi di euro di valore aggiunto, registrando investimenti pari a circa 17,5 miliardi di euro».

La Relazione affronta 6 temi principali: La strategia dell’UE per la plastica nell’economia circolare, Innovazione e investimenti; Trasformare i rifiuti in risorse; Progettazione circolare e processi di produzione; Responsabilizzazione dei consumatori; Forte coinvolgimento dei portatori d’interessi e conclude che «Oggi l’economia circolare è una tendenza mondiale e irreversibile. Ciononostante, molto deve essere ancora fatto per potenziare l’azione sia a livello dell’eE sia a livello mondiale, trovare l’anello mancante e ottenere il vantaggio competitivo che l’economia circolare porterà alle imprese dell’Ue. Saranno necessari maggiori sforzi per attuare la legislazione riveduta sui rifiuti e sviluppare i mercati delle materie prime secondarie. Inoltre, il lavoro avviato a livello dell’Ue su alcune questioni (come sostanze chimiche, ambiente non tossico, marchio di qualità ecologica ed ecoinnovazione, materie prime essenziali e fertilizzanti) deve subire un’accelerazione se l’Unione vuole trarre il massimo vantaggio dalla transizione verso l’economia circolare.

L’interazione con i portatori d’interessi suggerisce la possibilità di esaminare alcuni ambiti non ancora contemplati dal piano d’azione per completare l’agenda in materia di circolarità. Sulla base dell’esempio della strategia europea per la plastica nell’economia circolare, molti altri ambiti ad elevato impatto ambientale e alto potenziale per la circolarità, come il settore IT, l’elettronica, la mobilità, l’ambiente edificato, il settore minerario, dei mobili, degli alimenti e delle bevande o il settore tessile, potrebbero beneficiare di un analogo approccio olistico».

Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha sottolineato che «Questa relazione è molto incoraggiante Essa dimostra che l’Europa è sulla buona strada per generare investimenti e creare posti di lavoro e nuove imprese. Il futuro potenziale di crescita sostenibile è enorme e l’Europa è sicuramente il luogo migliore in cui un settore industriale rispettoso dell’ambiente possa crescere. Questo successo è il risultato della collaborazione tra portatori d’interessi e responsabili decisionali europei».

Il quadro di monitoraggio della Commissione Ue comprende 10 indicatori pubblicati da Eurostat e per questo la presentazione della realazione è stata accompagnata dal rapporto “Circular economy in the EU – Record recycling rates and use of recycled materials in the EU” dal quale emerge che «il tasso di riciclaggio e l’utilizzo di materiali riciclati nell’Unione europea (Ue) non cessano di crescere. Nell’insieme, nel 2016, l’Ue ha riciclato circa il 55% di tutti i rifiuti ad esclusione dei principali rifiuti minerali (contro il 53% nel 2010). Il tasso di riciclo dei rifiuti dell’edilizia e delle demolizioni è salito all’89% (nel 2016) e il tasso di riciclo degli imballaggi ha superato il 67% (nel 2016, contro il 64% nel 2010), mentre il tasso per gli imballaggi in plastica era superiore al 42% (nel 2016, contro il 24% nel 2005). Il tasso di riciclo si è stabilito al 46% per i rifiuti urbani (nel 2017, contro il 35% nel  2007) e ha raggiunto il 41% per i rifiuti elettrici ed elettronici, come  computer, televisori, refrigeratori e telefoni cellulari, che contengono di materiali di valore che possono essere recuperati nell’Ue (rifiuti elettronici)».

Ma il rapporto Eurostat fa anche notare che «nonostante questi alti tassi di riciclaggio, in media nel 2016 solo il 12% dei materiali utilizzati nell’Ue proveniva da prodotti riciclati e materiali recuperati, evitando così l’estrazione di materie prime primarie. Questo indicatore, chiamato “circular material use rate”, misura il contributo dei materiali riciclati alla domanda globale. E’ inferiore ai tassi di riciclo, che misurano la percentuale di rifiuti riciclati, perché alcuni tipi di materiali, quali i combustibili fossili bruciati per produrre energia o la biomassa consumata come derrata alimentare  o mangime, non possono essere riciclati».

Frans Timmermans, primo vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile della Commissione Ue, ha concluso: «L’economia circolare è fondamentale per immettere la nostra economia su un percorso sostenibile e per realizzare gli obiettivi mondiali di sviluppo sostenibile. Questa relazione mostra che l’Europa sta aprendo la strada al resto del mondo. Allo stesso tempo occorre fare di più per fare in modo che l’aumento della nostra prosperità avvenga entro i limiti del pianeta e per trovare l’anello mancante dell’economia circolare, in modo da evitare di sprecare le nostre preziose risorse».