Emergenza raccolta pneumatici fuori uso: aumentare la raccolta del 20%

Ecopneus: bene l’intervento del ministero. Ora intervenire sul flussi di pneumatici illegali che creano un danno erariale di 80 milioni di euro l’anno

[9 Novembre 2021]

L’11 dicembre 2020 il ministero della Transizione Ecologica ha prescritto ad una parte dei soggetti responsabili della gestione degli Pneumatici fuori uso (PFU) una quota aggiuntiva del 15% rispetto al target di riferimento derivante dal DM 182/2019, con conseguente eventuale adeguamento del contributo ambientale fissato. Ora, con una nuova nota della Direzione Generale per l’Economia Circolare, il ministero dispone l’incremento delle percentuali di raccolta fino ad un +20% fino a fine anno.

A rispondere è subito Ecopneus  che assicura che «Aumenterà al 20% la propria quota di raccolta aggiuntiva “straordinaria” presso tutti i gommisti in Italia fino a fine anno» e che giudica positivamente «Un provvedimento che interviene nell’annosa questione delle criticità nella raccolta dei PFU, un fenomeno che ha origine principalmente dai flussi di pneumatici che entrano illegalmente nel mercato del ricambio nazionale e che gli esperti stimano in almeno 30/40.000 tonnellate l’anno».

Il direttore generale di  Ecopneus, Federico Dossena. Sottolinea: «Bene l’intervento del Ministero della Transizione Ecologia, su cui stiamo già dando il nostro contributo, ma occorre lavorare a soluzioni strutturali del problema, anche attraverso meccanismi di tracciamento e controllo dei pneumatici che possano scongiurare ogni distorsione del mercato causata dai flussi di pneumatici illegali”. “Una situazione complessa cui abbiamo sempre risposto fattivamente, raccogliendo in dieci anni oltre 130.000 tonnellate di PFU in più rispetto gli obblighi di legge».

Proprio da questo senso di responsabilità nacque anche il progetto “Cambio Pulito”, che tra il 2015 e il 2019, partendo da Ecopneus, ha coinvolto anche i principali soggetti nazionali responsabili della raccolta dei PFU, le associazioni di categoria dei gommisti e dei produttori di pneumatici, con il coordinamento di Legambiente.

Ecopneus ricorda che «Oltre a creare un danno erariale di circa 80 milioni di euro l’anno, questo “baco dell’illegalità” porta infatti delle conseguenze anche per gli operatori onesti, sia sul fronte della concorrenza sleale che altri operatori possono operare in virtù di costi di approvvigionamento più bassi, sia soprattutto per gli accumuli di PFU che giacciono presso le officine data l’impossibilità degli operatori della raccolta di prelevare tutti i PFU fisicamente presenti. I pneumatici introdotti illegalmente, infatti, oltre a non aver versato il contributo ambientale necessario a coprire i costi di raccolta, trasporto e riciclo (circa 12 milioni di euro l’anno), alterano i conteggi complessivi su cui è basato l’intero sistema: sono veri e propri pneumatici “fantasma, indistinguibili da quelli acquistati legalmente, che non concorrono al calcolo di quanti PFU sono da raccogliere ma che sono comunque fisicamente presenti nelle officine».

L’intervento del Dicastero punta a fronteggiare questa potenziale emergenza ambientale e ad alleggerire la situazione degli operatori in particolare in alcune Regioni dove si riscontrano le criticità maggiori (Liguria, Lazio, Campania, Sardegna, Calabria e alcune aree di Puglia, Basilicata, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, in parte segnalate al Ministero proprio da Ecopneus), in vista anche della scadenza del 15 novembre per il cambio gomme invernali, che vedrà verosimilmente un picco di sostituzione dei pneumatici.