Gli Usa hanno prodotto la maggior parte dei rifiuti di plastica e ne sono il terzo esportatore al mondo
Smentite le conclusioni di un precedente studio che dava la colpa dell’inquinamento marino da plastica ai grandi fiumi asiatici
[3 Novembre 2020]
Lo studio “The United States’ contribution of plastic waste to land and ocean SEA Research Professor of Oceanography Kara Lavender Law”, pubblicato su Science Advances da un team di ricercatori statunitensi,
rivela che l’esportazione di rifiuti di plastica all’estero ha nascosto il vero contributo degli Usa alla crisi dell’inquinamento da plastica e che gli Stati Uniti sono in realtà una delle principali fonti di plastica. inquinamento negli ambienti costieri: il terzo Paese del mondo
Il nuovo studio smentisce la diffusa convinzione che gli Usa stiano “gestendo” adeguatamente – cioè raccogliendo, collocando in discarica, riciclando o contenendo – i loro rifiuti di plastica. Infatti, uno studio del 2015, “Plastic waste inputs from land into the ocean”, pubblicato nel 2015 su Science da ricercatori statunitensi e australiani, e che utilizzava dati del 2010 che non tenevano conto delle esportazioni di rifiuti di plastica, aveva classificato gli Usa al 20esimo posto al mondo per il loro contributo all’inquinamento da plastica degli oceani causato da rifiuti mal gestiti.
Greenpeace Usa denuncia che «Lo studio del 2015 è stato ingannevolmente utilizzato dall’industria e dai governi per affermare che una manciata di fiumi in Asia sono i principali responsabili della crisi dell’inquinamento da plastica, nonostante il fatto che molte compagnie statunitensi vendano prodotti di plastica all’estero e che il Nord del mondo invii molti dei suoi rifiuti di plastica a questi Paesi».
Utilizzando i dati sulla produzione di rifiuti di plastica del 2016 – gli ultimi numeri disponibili – scienziati di Sea Education Association, DSM Environmental Services, università della Georgia e Ocean Conservancy hanno calcolato che «Più della metà di tutta la plastica raccolta per il riciclaggio (1,99 milioni di tonnellate metriche delle 3,91 milioni tonnellate metriche raccolte) negli Stati Uniti sono state spedite all’estero. Di questo, l’88% delle esportazioni è andato in Paesi che faticano a gestire, riciclare o smaltire efficacemente la plastica e tra il 15 e il 25% era di scarso valore o contaminato, il che significa che, in realtà, era non riciclabile».
Tenendo conto di questi fattori, i ricercatori hanno stimato che fino a 1 milione di tonnellate di rifiuti di plastica prodotte negli Stati Uniti hanno finito per inquinare l’ambiente all’estero.
La principale autrice dello studio, Kara Lavender Law, che insegna ricerca oceanografica alla Sea Education Association, sottolinea che «Per anni, gran parte della plastica che abbiamo messo nel bidone blu è stata esportata per il riciclaggio in Paesi che lottano per gestire i propri rifiuti, per non parlare delle grandi quantità consegnate dagli Stati Uniti. E se si considera quanti dei nostri rifiuti di plastica non sono effettivamente riciclabili perché sono di scarso valore, contaminati o difficili da trattare, non sorprende che molti finiscano per inquinare l’ambiente».
Lo studio ha anche stimato che nel 2016 il 2 – 3% di tutti i rifiuti di plastica prodotti negli Usa – tra 0,91 e 1,25 milioni di tonnellate – è stato disseminato o scaricato illegalmente nell’ambiente statunitense e i ricercatori ec videnziano che «In combinazione con le esportazioni di rifiuti, ciò significa che gli Stati Uniti hanno contribuito fino a 2,25 milioni di tonnellate di plastica finite nell’ambiente. Di queste, fino a 1,5 milioni di tonnellate di plastica sono finite negli ambienti costieri (entro 50 km da una costa), dove la vicinanza alla costa aumenta la probabilità che la plastica entri nell’oceano portata dal vento o attraverso i corsi d’acqua. Questo classifica gli Stati Uniti al terzo posto a livello mondiale per il contributo all’inquinamento da plastica costiera».
Uno degli autori dello studio, Nick Mallos, direttore senior del programma Trash Free Seas® di Ocean Conservancy, ricorda che «Gli Stati Uniti producono la maggior parte dei rifiuti di plastica di qualsiasi altro Paese al mondo, ma invece di guardare il problema in faccia, li abbiamo esternalizzati ai Paesi in via di sviluppo e siamo diventati uno dei principali contributori alla crisi della plastica oceanica. La soluzione deve iniziare a casa. Dobbiamo crearne meno, eliminando le plastiche monouso non necessarie; dobbiamo produrre meglio, sviluppando nuovi modi innovativi per imballare e consegnare le merci e, dove la plastica è inevitabile, dobbiamo migliorare drasticamente i nostri tassi di riciclaggio».
Lo studio ha rilevato che sebbene gli Stati Uniti rappresentino solo il 4% della popolazione mondiale, nel 2016, hanno prodotto il 17% di tutti i rifiuti di plastica del mondo. In media, gli americani hanno prodotto pro capite quasi il doppio dei rifiuti di plastica di un cittadino dell’Unione europea.
Un’altra autrice dello studio, Jenna Jambeck, del College of Engineering dell’università della Georgia, evidenzia che «La ricerca precedente ha fornito valori globali per l’input della plastica nell’ambiente e nelle aree costiere, ma analisi dettagliate come questa sono importanti per i singoli Paesi, per valutare ulteriormente i loro contributi. Nel caso degli Stati Uniti, è di fondamentale importanza esaminare il nostro giardino di casa e assumerci la responsabilità della nostra impronta plastica globale».
Una co-autrice, Natalie Starr, a capo del DSM Environmental Services, fa notare che «Per un po’ di tempo, per gli Stati Uniti è stato più economico spedire i propri materiali riciclabili all’estero piuttosto che lavorarli qui a casa, ma ciò ha comportato un grande costo per il nostro ambiente. Per affrontare la sfida attuale, dobbiamo fare conti diversi, investendo nelle tecnologie di riciclaggio e nei programmi di raccolta, oltre ad accelerare la ricerca e lo sviluppo per migliorare le prestazioni e ridurre i costi delle materie plastiche più sostenibili e delle alternative di imballaggio».
Graham Forbes, leader del progetto Global Plastics di Greenpeace USA, ha commentato: «Per anni, corporation e governi del Nord del mondo hanno fatto fare da capro espiatorio ai Paesi asiatici per la crisi dell’inquinamento da plastica. Ora, questo studio completo ora rivela che gli Stati Uniti hanno prodotto più rifiuti di plastica di qualsiasi altro Paese e un’enorme quantità di questi sta finendo nel nostro ambiente. Questo dimostra che l’argomento delle infrastrutture di riciclaggio, così come lo vediamo portato avanti dall’industria, è uno stratagemma. I produttori di plastica e le grandi compagnie di beni di consumo hanno affermato che se costruiamo semplicemente infrastrutture di riciclaggio in Africa e in Asia, possiamo continuare a sfornare plastica monouso. Gli Stati Uniti hanno un’infrastruttura per i rifiuti relativamente robusta, ma si stima che nel 2016 negli oceani l’inquinamento da plastica sia 5 volte superiore rispetto al 2010. Gli Stati Uniti devono smetterla di incolpare gli altri Paesi per un loro problema e rinunciare alla loro dipendenza dalla plastica monouso. Gli Stati Uniti sono il secondo esportatore mondiale (lo studio in realtà dice il terzi, ndr) di rifiuti di plastica. Questa analisi punta i riflettori sulla quantità di rifiuti probabilmente scartati che spediamo in Paesi che non possono gestirli. Anche se molti americani hanno accesso alla raccolta della plastica, gran parte di essa non viene rielaborata in nuovi materiali. Gran parte di questa plastica alla fine finisce per inquinare il nostro ambiente, ma almeno negli Usa è fuori dalla vista e lontano dalla mente degli amministratori pubblici e delle corporation che vogliono disperatamente che l’industria della plastica distrugga le nostre comunità, oceani e corsi d’acqua. L’idea che possiamo semplicemente continuare a sostenere il riciclaggio per affrontare la crisi dell’inquinamento è una fantasia portata avanti dalle aziende sin dagli anni ’70. Questa analisi dimostra che, solo dal 2010 al 2016, la produzione di plastica è cresciuta del 26% e la crisi dell’inquinamento sta solo peggiorando a causa della pandemia. I ricercatori sono chiari nella loro valutazione che il modo migliore per ridurre la plastica nell’ambiente è produrne meno. Per affrontare l’aggravarsi della crisi dell’inquinamento, i governi e le corporation negli Stati Uniti e nel mondo devono smetterla di ingannare le persone che amministrano e servono e impegnarsi seriamente a porre fine alla nostra dipendenza dalla plastica usa e getta».