Il denaro conta: come i fattori socioeconomici influenzano l’inquinamento da plastica di suolo e fondali marini
Conferme e sorprese da uno studio sui rifiuti terrestri e marini realizzato grazie alla citizen science e al volontariato
[17 Settembre 2021]
Il nuovo studio “Socioeconomics effects on global hotspots of common debris items on land and the seafloor”, pubblicato su Global Environmental Change da un team di ricercatori australiani di CSIRO Oceans and Atmosphere e statuintensi di Ocean Conservancy e Padi Aware, ha utilizzato un vasto dataset di citizen science per dimostrare che «Fattori socioeconomici come la ricchezza e le infrastrutture si combinano con la geografia per influenzare cosa, dove e quanto inquinamento si trova sulla terra, lungo i corsi d’acqua e sul fondo del mare».
Si tratta della prima analisi globale di questo tipo e il team di ricerca australiano e statunitense ha utilizzato i dati completi ottenuti da 22.508 volontari che hanno partecipato alle operazioni di pulizia nell’ambito dell’International Coastal Cleanup di Ocean Conservancy in 118 paesi (2011-2017) e 7.290 volontari che hanno ripulito i fondali marini nell’ambito del programma Dive Against Debris della Fondazione Padi Aware realizzato in 116 Paesi (2011-2018).
Britta Denise Hardesty, ricercatrice senior del CSIRO e principale autrice dello studio, sottolinea che «La quantità totale di inquinamento da plastica è maggiore dove sono presenti più infrastrutture costruite, ad esempio vicino alle città. Meno inquinamento è stato riscontrato nelle aree con maggiore ricchezza nazionale. Gli hot spot dell’inquinamento sono stati trovati in ogni continente abitato sulla Terra, non solo in quei luoghi che erano stati precedentemente identificati come i maggiori inquinatori».
Gli hot spot di singoli oggetti presenti nei rifiuti, come mozziconi di sigaretta o involucri di cibo, sono stati determinati in modo diverso dai fattori socioeconomici. Ad esempio, è stata trovata una correlazione positiva tra mozziconi di sigaretta e ricchezza nazionale. Lo studio ha rilevato che «Dove aumenta la popolazione locale, aumentano anche gli imballaggi monouso come i contenitori per alimenti e bevande da asporto».
La Hardesty evidenzia che «Gli hot spot dell’inquinamento da plastica riflettono anche i modelli di deposizione, gestione e accumulo locale dei rifiuti. Identificando questi luoghi utilizzando dati reali, i decisori locali possono valutare le opportunità su dove e come implementare politiche efficaci per ridurre la plastica nell’ambiente. Dato l’enorme volume di articoli di imballaggio monouso registrato, cambiare il modo in cui utilizziamo e smaltiamo questi articoli probabilmente ridurrà sostanzialmente la quantità di rifiuti trovati sulla terraferma, nei nostri corsi d’acqua e sul fondo dell’oceano».
Lo studio conferma alcune cose e fa giustizia di alcune convinzioni sbagliate: contrariamente ad alcun e “informazioni” prevalenti sull’inquinamento da plastica come un problema per il sud del mondo, gli hot spot dell’inquinamento da plastica sono ovunque. I 10 articoli più abbondanti a terra comprendono mozziconi di sigaretta, involucri per alimenti, bottiglie di plastica per bevande, tappi di bottiglia di plastica, sacchetti di plastica, cannucce di plastica, contenitori di plastica da asporto, coperchi di plastica e schiuma da asporto contenitori e pezzi di plastica (frammenti). I 10 oggetti più comuni trovati sul fondo del mare sono: lenze, pezzi di plastica, bottiglie di vetro, bottiglie di plastica per bevande, involucri per alimenti, lattine di metallo, sacchetti di plastica, attrezzi da pesca, posate di plastica e corda. Le bottiglie di plastica per bevande sono comuni nei Paesi tropicali, come la Giamaica e il Costa Rica. Gli involucri di plastica per alimenti sono abbondanti nel sud-est asiatico, in particolare nelle Filippine e in Indonesia. Gli hub del trasporto di massa, come le stazioni ferroviarie, sono spesso hub per imballaggi monouso per alimenti e bevande, ma non di articoli con valore per il riciclaggio. I mozziconi di sigaretta si trovavano comunemente nel Sud Europa e Nord Africa. Gli hot spot per la lenze sono a in Australia, Regno Unito e Stati Uniti, dove la pesca sportiva è un passatempo comune.
Per George Leonard, scienziato capo di Ocean Conservancy, «La ricerca ha dimostrato la natura globale ed eterogenea dell’inquinamento da plastica. La nostra ricerca evidenzia la necessità di politiche e azioni locali mirate a ridurre l’inquinamento da plastica, prima che entri nell’ambiente. Il nostro studio dimostra che le pulizie di spiagge e subacquee forniscono dati critici e complementari sull’entità dell’inquinamento da plastica nell’ambiente».
Ian Campbell, responsabile politiche di PadiI Aa<ware. Ha aggiunto che «La ricerca ha dimostrato la necessità fondamentale di dati empirici sui rifiuti provenienti da indagini sia sulla terra che sul fondo marino e l’importanza di dataset globali e progetti scientifici su larga scala. I rifiuti che si trovano sulla terraferma non sono un indicatore affidabile per i detriti del fondo marino e viceversa, poiché diversi fattori influenzano dove e quali tipi di rifiuti si trovano sulla terra e sul fondo del mare, sebbene alcuni elementi siano comuni a entrambi. Abbiamo scoperto che alcuni hot spot di rifiuti del fondale marino erano associati a mari parzialmente senza sbocco».
La Hardesty conclude: «La ricerca ha evidenziato il ruolo prezioso che la citizen science può avere nel fornire dati scientificamente solidi con reali implicazioni di gestione e politiche. Questa ricerca non avrebbe potuto essere condotta senza le informazioni raccolte da centinaia di migliaia di citizen scientist che conducono decine di migliaia di pulizie in tutto il mondo».