Il Parlamento europeo chiede di ridurre i rifiuti marini di pesca e acquacoltura e il polistirene espanso
Aumentare raccolta, riciclaggio e upcycling. Necessario un piano d'azione Ue per ripulire i fiumi inquinati
[26 Marzo 2021]
I rifiuti della pesca e dell’acquacoltura rappresentano il 27% dei rifiuti marini e con una risoluzione non legislativa adottata con 646 voti favorevoli, 3 contrari e 39 astensioni, il Parlamento europeo evidenzia che «L’aumento del riciclaggio nel settore della pesca e la riduzione sostanziale dell’uso della plastica rappresentano la chiave per ripulire i nostri mari».
Illustrando la risoluzione, la relatrice, la francese Catherine Chabaud (Mouvement Démocrate – Renew), ha detto che «I rifiuti marini sono una questione trasversale che deve essere affrontata in modo olistico. La lotta contro i rifiuti marini non inizia in mare, ma deve coinvolgere una visione a monte che comprende l’intero ciclo di vita di un prodotto. Ogni rifiuto che finisce in mare è un prodotto uscito dal ciclo dell’economia circolare. Per combattere l’inquinamento marino, dobbiamo continuare a promuovere modelli di business virtuosi e integrare nuovi settori come la pesca e l’acquacoltura in questi sforzi globali. Non c’è pesca sostenibile senza un oceano sano».
Solo l’1% della plastica presente nell’oceano galleggia in superficie, la maggior parte finisce nelle profondità marine. Nella risoluzione, che cita dati del Wwf, viene specificato che «Ogni giorno 730 tonnellate di rifiuti vengono scaricati direttamente nel Mediterraneo mentre ogni anno ulteriori 11.200 tonnellate di plastica scaricate nell’ambiente finiscono nel Mediterraneo».
Secondo gli eurodeputati, «I rifiuti marini, e soprattutto la micro e nano plastica, costituiscono una grave minaccia per molte specie di fauna marina, così come per i pescatori e i consumatori».
Un consumatore medio di molluschi del Mediterraneo ingerisce in media 11.000 pezzi di plastica all’anno e, a causa dell’inquinamento marino, viene stimata una perdita di entrate nel settore della pesca tra l’1 e il 5%. Per questo, l’Europarlamento esorta l’Unione europea a «Accelerare lo sviluppo di un’economia circolare in questo settore, eliminando gradualmente gli imballaggi in polistirolo espanso e migliorando i canali di raccolta e riciclaggio dei rifiuti marini. Inoltre, è fondamentale la ricerca sui materiali sostenibili e i nuovi design per gli attrezzi da pesca».
Nell’Ue vengono riciclati solo l’1,5% degli attrezzi da pesca e molti vengono abbandonati, persi, o buttati in mare, dove, ricordano gli eurodeputati, «rimangono intatti per mesi o addirittura anni. Queste cosiddette reti fantasma hanno un impatto indiscriminato su tutta la fauna marina, compresi gli stock ittici».
Per affrontare questo problema, i parlamentari europei chiedono alla Commissione Ue e ai Paesi membri di adottare le linee guida volontarie della Fao per l’alimentazione e l’agricoltura per la marcatura degli attrezzi da pesca.
Infine, il Parlamento europeo chiede «Un piano d’azione Ue per ridurre sostanzialmente l’uso della plastica e per affrontare l’inquinamento di fiumi, corsi d’acqua e coste», sottolineando come «l’80% dei rifiuti marini arrivi via terra e che venga effettuata una maggiore ricerca sull’impatto dei rifiuti marini e della micro e nano plastica sulle risorse ittiche».