La principale fonte di microplastiche negli oceani? Gli pneumatici
Le microplastiche stradali inquinano anche zone remote dell’Artico favorendo lo scioglimento di neve e ghiaccio
[15 Luglio 2020]
Lo studio “Atmospheric transport is a major pathway of microplastics to remote regions”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori del Norsk institutt for luftforskning er en uavhengig – NILU, International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) e Universität Wien, descrive come le microplastiche prodotte dal traffico stradale vengono trasportate negli oceani e in regioni remote come l’Artico.
Il principale autore dello studio, Nikolaos Evangeliou, ricorda che «Molti sanno già che i fiumi depositano molte microplastiche negli oceani. In questo studio, abbiamo scoperto che una quantità simile di tali particelle finisce nell’oceano a causa del trasporto atmosferico».
I ricercatori norvegesi evidenziano. «Poiché il tasso di produzione globale di nuovi prodotti in plastica continua ad aumentare, quantità sempre maggiori sfuggono alla raccolta e il riciclaggio dei rifiuti. Tuttavia, le conseguenze ecologiche e ambientali dell’aumento dell’inquinamento da plastica non vengono ben comprese. Sappiamo anche troppo poco su come le particelle di microplastica viaggiano da dove vengono prodotte fino agli angoli più remoti del mondo.
Per determinare la dispersione di questi inquinanti, Il team di Evangeliou ha messo insieme una quantificazione globale delle microplastiche stradali Prodotte dall’usura degli pneumatici e dell’usura dei freni, con simulazioni del trasporto atmosferico dd evidenza che «La maggior parte delle microplastiche indotte dal traffico proviene da regioni densamente popolate come gli Stati Uniti orientali, il Nord Europa e le aree fortemente urbanizzate del sud-est asiatico».
Un altro autore dello studio, Andreas Stohl del NILU, ha detto a The Guardian che «Le strade sono una fonte molto significativa di microplastiche in aree remote, compresi gli oceani. Uno pneumatico di media grandezza perde 4 kg durante la sua vita: una quantità enorme di plastica rispetto ad altre fonti inquinanti, ad esempio i vestiti, le cui fibre si trovano comunemente nei fiumi ma che non perdono chilogrammi di plastica».
E Stohl ha spiegato che il problema rischia di peggiorare con il passaggio ai veicoli elettrici: «Le auto elettriche sono normalmente più pesanti di quelle con motore a combustione interna. Questo significa più usura per i pneumatici e i freni, e maggior inquinamento per l’atmosfera e i nostri ecosistemi».
I ricercatori norvegesi e austriaci hanno scoperto che, a causa del loro peso, le particelle più grandi vengono depositate vicino alla fonte di produzione, mentre le microplastiche di 2,5 micrometri e di dimensioni inferiori vengono trasportate più lontano stimano che «140.000 tonnellate all’anno di microplastiche stradali finiscano negli oceani del mondo». Ma altre circa 48.000 tonnellate all’anno finiscono in aree remote ricoperte di neve e ghiaccio.
«Tutto questo ci riguarda – sottolinea Evangeliou – Le particelle di microplastica che si spostano verso la neve e le regioni coperte di ghiaccio come la Groenlandia e l’Artico possono oscurare la superficie, riducendo così l’albedo superficiale. Questo potrebbe accelerarne ancora di più lo scioglimento». Infatti, l’albedo misura la quantità di luce che colpisce una superficie e che viene riflessa senza essere assorbita. Il ghiaccio e la neve riflettono la maggior parte della luce solare, contribuendo così a regolare la temperatura della Terra. Le superfici o la materia scure, come le microplastiche, riducono questa riflettività, quindi il ghiaccio assorbe più calore. A sua volta un albedo minore porterà ad un aumento dello scioglimento del ghiaccio e della neve, e quindi ad una riflessione ancora più bassa: un circolo vizioso.