Le microplastiche volano fino alle montagne più remote
Uno studio in un’area remota dei Pirenei conferma la presenza pervasiva delle microplastiche
[17 Aprile 2019]
Lo studio “Atmospheric transport and deposition of microplastics in a remote mountain catchment”, pubblicato su Nature Goescience da un team di ricercatori francesi e britannici ha raccolto per 5 mesi campioni in un’area montana isolata dei Pirenei che segnano il confine naturale tra Francia e Spagna, scoprendo che anche in quella zona remora e disabitata ci sono microplastiche.
Lo studio ha analizzato i campioni provenienti da due dispositivi di monitoraggio separati per identificare se i minuscoli pezzi di plastica, invisibili a occhio nudo e di meno di cinque millimetri di lunghezza, erano presenti in una zona montana in gran parte inaccessibile e, nonostante il sito sia remoto, sono stati mediamente conteggiati 365 depositi al giorno per metro quadro di microplastiche (249 frammenti di plastica, 73 film e 44 fibre)
I ricercatori ricordano che «Non è ancora nota la portata della distanza che le microplastiche possono percorrere, ma la ricerca rivela anche che l’analisi della traiettoria dell’aria mostra frammenti che viaggiano attraverso l’atmosfera su distanze di almeno quasi 60 miglia».
Il principale autore dello studio, Steve Allen del Laboratoire Ecologie Fonctionnelle et Environnement (EcoLab) di Tolosa e del Department of Civil and Environmental Engineering dell’università di Strathclyde, ha sottolineato: «E’ incredibile e preoccupante che siano state trovate così tanto particolato nel sito dei Pirenei. Ciò che possiamo dimostrare inequivocabilmente è che vengono trasportate lì dal vento. Si apre la possibilità che questo non si respiri solo nelle città, ma che possa viaggiare abbastanza lontano dalle fonti. I rifiuti di plastica sono un problema globale crescente e una delle principali sfide ambientali che dobbiamo affrontare a livello globale«.
Un’autrice dello studio, Deonie Allen, anche lei di EcoLab, ha aggiunto: «I driver nel degrado della plastica sono abbastanza noti, ma i driver dei meccanismi di trasporto – specialmente il trasporto atmosferico – per la microplastica sembrano essere complessi e sono un’area di ricerca che ora deve essere sbrogliata».
Il team franco-britannico ha raccolto campioni nel sud ovest della Francia da un’area “incontaminata” a più di 4 miglia dal villaggio più vicino e a circa 75 miglia dalla città più vicina: Tolosa. I ricercatori evidenziano che «’area è considerata incontaminata, una natura incontaminata grazie alla mancanza di insediamenti, alla sua inaccessibilità e alla distanza dalle principali città e centri industriali».
Un altro autore dello studio, Gael Le Roux di EcoLab ha sottolineato che «Negli ultimi dieci anni, questa zona montuosa è stata oggetto di numerosi studi interdisciplinari sull’ecologia e sull’ambiente, ma non avremmo mai previsto che questo ultimo studio rivelasse livelli così elevati di depositi di microplastiche».
Durante l’inverno 2017/18 il team di ricerca ha anche registrato precipitazioni di pioggia, velocità del vento e nevicate e Allen spiega ancora: «La stazione meteorologica dispone di due collettori di deposizione esistenti, che ci hanno fornito i campioni, che abbiamo misurato lungo un periodo di cinque mesi durante l’inverno, il che era significativo poiché i Pirenei sono generalmente coperti di neve e il terreno è umido. Questo probabilmente rende più difficile l’innalzamento della polvere di plastica nell’aria, il che solleva la questione di quanto da lontano fosse venuta».
Le microplastiche, che sono completamente invisibili a occhio nudo, possono essere dannose per gli oceani e la vita acquatica. Sono state trovate nell’acqua potabile che esce dai rubinetti in tutto il mondo e in alcuni dei luoghi più remoti della terra, con studi che dimostrano che hanno persino raggiunto l’Antartide o il ghiacciaio dello Stelvio. Gli scienziati fanno notare che «Oltre ai frammenti fisici, anche le tossine aggiunte durante la produzione e gli inquinanti organici raccolti durante i viaggi aerei e acquatici si accumulano negli ecosistemi».
Allen conclude: «Non sappiamo se sono dannose, ma ci sono stati studi su topi e pesci in condizioni di laboratorio con la plastica vergine che hanno mostrato gli effetti della digestione o della respirazione di microplastiche, che possono portare a cambiamenti nel comportamento per quanto riguarda l’alimentazione e le abitudini di accoppiamento. Non sappiamo quanta differenza ci sia tra questa plastica coltivata in laboratorio e le microplastiche nell’ambiente che possono raccogliere cose come i pesticidi, ma sappiamo che dobbiamo fermare la plastica che entra nell’ambiente e bisogna smetterla di utilizzarla»