Riceviamo e pubblichiamo

L’ecocompattatore e l’altra faccia della medaglia

[21 Dicembre 2020]

Sui vari eco-compattatori installati nel comune di Roma, macchinari per la raccolta differenziata in grado di ridurre il volume di bottiglie di plastica in polietilentereftalato (PET) favorendone il riciclo, compare la dicitura “le bottiglie tornano bottiglie”. Tale macchinario sarà in grado di incentivare lo sviluppo sostenibile?

Purtroppo l’eco-comparatore in questione è solo in parte sostenibile poiché non tiene conto del ciclo di vita dei prodotti (LCA).

L’analisi del ciclo di vita rappresenta un metodo strutturato e standardizzato a livello internazionale che permette di quantificare i potenziali impatti sull’ambiente e sulla salute umana associati a un bene o servizio, a partire dal rispettivo consumo di risorse e dalle emissioni.

Per la produzione di un oggetto si analizza il suo impatto a partire dall’acquisizione delle materie prime sino alla gestione al termine della vita utile includendo le fasi di fabbricazione, distribuzione e impiego.  Semplificando, con il termine ciclo di vita di un prodotto si intende la misura in grado di quantificare le risorse della natura, l’energia e l’inquinamento prodotto per la realizzazione di un bene o servizio.

Nel dettaglio, la bottiglia di plastica riciclata necessita di più passaggi (lavorazioni, consumo di risorse idriche e emissioni) rispetto alla realizzazione di quella vergine.

In Italia, inoltre, la normativa (per ora) stabilisce che le bottiglie e vaschette per alimenti in polietilentereftalato (PET) debbano contenere almeno il 50% di polietilentereftalato vergine.

Si rappresenta che solamente un’economia in grado di generare beni e servizi  a minor utilizzo di fattori produttivi e minore conferimento di rifiuti ed emissioni di gas climalteranti potrà rappresenta una leva indispensabile per affrontare la crisi climatica e per raggiungere la neutralità climatica.

Sorge spontanea la seguente domanda: perché continuiamo a produrre un bene aumentando la quantità di rifiuti, per riciclarlo, con gli annessi problemi e i costi elevati, e non pensiamo a sostituirlo con un altro materiale più naturale e sostenibile in grado di generare immediatamente un nuovo prodotto?

La problematica della sostenibilità ambientale è divenuta un  tema fondamentale in quanto il nostro è un pianeta con crescita demografica tendenzialmente infinita ma con risorse in progressivo esaurimento.

Tale problematica è stata maggiormente evidenziata durante la pandemia in corso che ha rilevato la fragilità dell’attuale sistema economico e sociale, il legame fra l’uomo e la natura e il rapporto tra modi di produzione, gestione delle risorse e il territorio.

Per soddisfare la crescita demografica globale, gestire gli impatti ambientali in atto, incrementare la capacità di resilienza degli ecosistemi e garantire la sostenibilità ambientale occorre cambiare paradigma economico e di sviluppo utilizzando fonti energetiche e risorse biologiche rinnovabili affinché la produzione primaria sia più sostenibile ed i sistemi di trasformazione più efficienti, capaci di produrre alimenti, fibre ed altri prodotti a base biologica con minor utilizzo di fattori produttivi e con minore produzione di rifiuti e di emissioni di gas climalteranti.

La bioeconomia, sistema socio-economico associato alla valorizzazione delle risorse biologiche rinnovabili terrestri ed acquatiche al fine di originare bio-prodotti, infatti, sarà un pilastro fondamentale in quanto è connessa al territorio, genera filiere multidisciplinari integrate alle aree locali e valorizza i residui delle suddette filiere in prodotti a valore aggiunto.

La bioeconomia permetterà di entrare nell’era post-petrolifera e post-lockdown in quanto rappresenterà la chiave di volta in grado di proiettare l’Italia in un nuovo modello di sviluppo in sintonia con il percorso di Green New Deal intrapreso a livello europeo.

La bioeconomia, infatti, raffigurerà una pietra miliare su cui fondare la ripartenza del nostro paese in quanto è in grado di conciliare lo sviluppo economico con la salvaguardia dell’ambiente e con l’incremento dell’occupazione.

Infine tale macchinario sarà in grado di affrontare le problematiche riscontrate, fino ad ora, per gli ecocompattatori inerenti la messa in riserva, gli atti vandalici, la capienza, i periodici malfunzionamenti, le emissioni di inquinanti, il consumo di risorse naturali (ad es. l’acqua adoperata per il lavaggio delle bottiglie provenienti dalla raccolta differenziata),gli elevati scarti (i.e. bottiglie bucate) e la gestione di altri rifiuti come l’etichetta e il tappo?

Le caratteristiche innovative in grado di risolvere le problematiche sopra evidenziate sono raffigurate dall’alimentazione con energia rinnovabile,dalla presenza di sensori in grado di effettuare la caratterizzazione chimico-fisica dei rifiuti conferiti, dall’elevata capienza che si ottiene modificando il compressore con la trinciatrice o con altre tipologie di sistemi, dall’inserimento nel macchinario  di diverse tipologie di plastica (ad es. HDPE),dalla riduzione degli sprechi (i.e. risorse idriche), dall’assenza di produzione di ulteriori scarti e dall’impiego alternativo del materiale riciclato (ad es.produzione di energia o realizzazione di blocchi compatti per il rivestimento del macchinario).

di Ilaria Falconi*

*Tecnologo di ricerca III liv CREA presso il MIPAAF (Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo), Consigliere Nazionale SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), Consigliere SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) Sez. Lazio