Nevica microplastica. Citizen science a New York per scoprire perché e dove
Gli scienziati di PlastiX-Snow: un altro motivo per pensarci due volte prima di mangiare la neve
[23 Dicembre 2019]
Secondo recenti studi, microscopici pezzetti di plastica provenienti dalla degradazione di bottiglie, shopper, indumenti sintetici e altri rifiuti raggiungono l’atmosfera trasportati dai venti e ricadono sulla terra nelle gocce di pioggia e nei fiocchi di neve.
Per cercare di determinare i livelli di microplastiche contenuti nelle precipitazioni che interessano lo Stato di New York, un team di ricercatori guidati da Marco Tedesco, un climatologo del o scienziato del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University, punta sulla citizen science e sta reclutando decine di persone per raccogliere campioni di neve alla ricerca di micropatiche. A ognuno viene fornito uno speciale kit di filtraggio e quindi deve spedire i materiali estratti alla Columbia, dove gli scienziati realizzano le loro analisi chimiche.
Tedesco spiega: «Vogliamo sapere esattamente quali tipi di plastica sono prevalenti nelle nevicate in diverse parti dello Stato. Quindi cercheremo indizi su dove ha origine la plastica».
Il progetto, che dovrebbe iniziare a metà gennaio, fa parte di X-Snow, una ancora più vasta iniziativa di citizen science che Tedesco ha lanciato nel 2018. Nella fase precedente del progetto, decine di newyorkesi si sono messi volontariamete a disposizione per misurare regolarmente la profondità della neve vicino al luogo in cui vivono e per valutare le sue altre qualità fisiche, come la “sofficezza” o se si presentava come fanghiglia. Queste informazioni aiuteranno gli scienziati a migliorare le tecniche di telerilevamento che utilizzano per stimare la profondità della neve in tutto il mondo e la velocità con cui si scioglie.
Tedesco sottolinea che «PlastiX-Snow, è stata ispirata da una serie di studi che negli ultimi anni hanno rilevato la plastica nelle precipitazioni in luoghi disparati come Denver, Parigi, Teheran e Dongguan, in Cina». La scorsa primavera, gli scienziati hanno scoperto frammenti di plastica nelle nevicate dell’Artico, provando che le microplastiche sono in grado di percorrere grandi distanze portate del vento.
Tedesco aggiunge: «Non siamo sicuri su come questi frammenti di plastica stiano entrando nell’aria. Vengono spazzati via dalla superficie dei corpi idrici? O vengono sollevati da terra dal vento nelle discariche o nei siti industriali? Se sì, quali? Valutando i tipi di plastiche che vengono depositati dalle tempeste di neve in determinati orari e luoghi, ci proponiamo di saperne di più».
E poi ci sono le conseguenze sulla salute. Da anni, gli scienziati avvertono che alla fine le microplastiche potrebbero farsi strada nel nostro approvvigionamento idrico e alimentare. Valutando la concentrazione di microplastiche nelle precipitazioni a New York, PlastiX-Snow può aiutare gli amministratori della sanità pubblica a identificare le aree in cui coltivazioni, depositi idrici e falde acquifere devono essere controllarti per testare la presenza di polimeri.
Inoltre, il team della Columbia studierà se l’inquinamento da plastica influisce sulla velocità con cui la neve si scioglie. Tedesco conclude. «Questa è una domanda importante a cui rispondere, perché la neve riflette un’enorme quantità di luce solare nell’atmosfera e quindi svolge un ruolo fondamentale nella regolazione del clima terrestre».