Non solo Greenpeace: anche Bellona è “indesiderabile” in Russia

L’ONG scientifica/ambientalista norvegese colpita per le sue denunce su scorie e nucleare civile e militare

[22 Maggio 2023]

Poche ore prima che il procuratore generale della Federazione russa mettesse al bando Greenpeace l’ONG scientifica/ambientalista Bellona pubblicava l’ultimo numero di Environment and Rights e i suoi  redattori hanno dovuto affrontare una difficoltà unica: il semplice possesso della rivista all’interno dei confini della Russia è ora illegale. Infatti, dal 18 aprile, Bellona è stata considerata un’organizzazione “indesiderabile” dagli uffici del procuratore generale russo ed è accusata di «Intraprendere azioni che minano l’economia russa, destabilizzano la situazione socio-politica nel Paese e minacciano il fondamenti del sistema costituzionale e della sicurezza della Federazione Russa, e di tentare di influenzare la legislazione russa per cambiarla».

La ministra degli esteri norvegese, la laburista Anniken Huidtfeldt, aveva commentato: «Sono profondamente dispiaciuta che le autorità russe abbiano definito Bellona un’organizzazione indesiderabile. Per diversi decenni, Bellona ha svolto un ruolo importante come attore della società civile in Russia. La Norvegia guarda con profonda preoccupazione la sistematica soppressione della società civile da parte delle autorità russe attraverso le leggi su agenti stranieri e organizzazioni indesiderabili. La situazione dei diritti umani in Russia è ora molto preoccupante».

Le acuse contro l’ONG norvegese sono  la fotocopia di quelle con le quali è stata messa al bando un mese dopo Greenpeace e che Bellona definisce ridicole, anche se «Non è stata una sorpresa dato l’attuale clima politico della Russia. Per anni abbiamo operato a San Pietroburgo e Murmansk come presunti “agenti stranieri”, nonostante i nostri sforzi per oltre due decenni per rendere l’ambiente più pulito e più sano per i cittadini russi. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio del 2022, una serie di misure ancora più repressive contro la libertà di espressione adottate frettolosamente dalla burocrazia di Mosca ci ha costretto a ritirare il nostro personale per motivi di sicurezza. Abbiamo ricostituito il nostro monitoraggio ambientale da Vilnius, diventando così parte della migrazione di massa degli oppositori dell’invasione di Putin. In tal senso, il procuratore russo è stato in ritardo con quella sentenza. In quanto organizzazione “indesiderabile”, siamo tenuti a cessare le nostre attività in Russia, cosa che abbiamo già fatto. Ma la nuova etichetta che ci viene imposta comporta anche dei pericoli per coloro che serviamo. Nella sua intenzionale vaghezza, la legge sulle organizzazioni indesiderabili cerca anche di punire coloro che “collaborano” con Bellona multandoli o addirittura mandandoli in carcere. Non è chiaro se il termine “cooperazione” si estenda all’atto di leggerci. Sebbene le possibilità di una cosa del genere siano probabilmente minuscole, qualsiasi azione penale nei confronti dei nostri lettori probabilmente varierebbe da caso a caso, a seconda di quanto intendano essere repressivi i funzionari. Ma chi lo sa? Perché è intenzione della legge fare esattamente questo: reprimere generando incertezza e creando paura, assicurando così il silenzio».

Per questo i redattori hanno compilato un elenco di suggerimenti e istruzioni per i lettori di questo nuovo numero di Environment and Rights che vivono in Russia, nella speranza di tenerli fuori dell’ambigua accusa di “cooperazione”, e che riguardano come conservare le copie stampate della rivista in un luogo segreto e condividerle solo con persone fidate, oltre a non condividere la versione elettronica sui social. «In sostanza – spiegano a Bellona – per coloro che ricordano il mondo stagnante dietro la cortina di ferro, sono le stesse regole di base del buon senso che riguardavano la consegna di Samizdat: quella vasta e segreta letteratura di libera espressione che alla fine ha dato un forte contributo alla caduta dell’Unione sovietica. Con questo spirito, abbiamo pubblicato questo numero e continueremo a pubblicare i numeri futuri per tenere informati i nostri lettori russi sullo stato dell’ambiente così com’è, non come l’ufficialità insiste che sia».

Frederic Hauge, fondatore di Bellona, ​​al quale  le autorità russe avevano negato il visto di ingresso nel paese già dal 2016, ha detto che «La decisione del procuratore generale russo di dichiarare Bellona indesiderabile in Russia è del tutto inaccettabile. Notiamo che le autorità russe ritengono che lavorare per garantire il diritto delle persone a un ambiente vivibile mina l’economia russa. Questo è ovviamente molto grave e una continuazione di una campagna di molestie durata un anno da parte dell’FSB (Federal’naja služba bezopasnost, il servizio di sicurezza federale russo, ndr) contro Bellona».

Dal 1989, Bellona ha documentato ed esposto gravi condizioni ambientali all’interno dell’allora Unione Sovietica, e successivamente in Russia. In particolare, Bellona ha lavorato per evidenziare grandi quantità di scorie nucleari provenienti dall’industria nucleare russa e militare. Il lavoro di Bellona ha portato a importanti operazioni di bonifica e ha contribuito a una significativa cooperazione e finanziamento internazionale per ripulire e mettere in sicurezza le scorie nucleari. In totale, la comunità internazionale ha contribuito con quasi 4 miliardi di dollari a questi lavori, fino a quando l’attacco della Russia all’Ucraina ha posto fine alla cooperazione internazionale con Mosca.

L’attività antinucleare di Bellona non è mai piaciuta ai governi post-sovietici russi: gli à nel  1995  il FSB perquisì gli uffici di Bellona a Murmansk e nel 1996 arrestò e imprigionò Alexander Nikitin, socio di Bellona ed ​​ex capitano di un sottomarino, accusandolo di spionaggio per il lavoro che aveva svolto per Bellona nella mappatura delle scorie e degli incidenti nucleari  della flotta nucleare settentrionale russa. Bellona e Nikitin hanno dimostrato la sua innocenza nel corso di 17 processi, arrivando fino alla Corte Suprema russa nel 2000. Dopo Bellona e Nikitin hanno continuato il loro lavoro in Russia fino all’inizio della guerra in Ucraina.

Prima dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, nonostante il fatto che le organizzazioni di Bellona in Russia fossero state dichiarate agenti stranieri dalle autorità russe, Bellona aveva uffici a Murmansk e San Pietroburgo, oltre a un dipartimento russo a Oslo. Attualmente, Bellona non ha dipendenti in Russia, ma continua a lavorare su questioni climatiche e ambientali legate alla Russia al di fuori dei confini del Paese.

Hauge denuncia che «La decisione delle autorità russe di dichiarare Bellona “indesiderabile” è un tentativo di interrompere il lavoro in corso presso i nostri uffici di Vilnius e Oslo, dove, tra le altre cose, documentiamo e informiamo sui rischi ambientali in Russia. Ovviamente vogliono evitare che vengano diffuse informazioni su quanto male gestiscono i rischi ambientali e a cosa espongono la loro stessa popolazione. Bellona deve continuare a documentarlo, anche se le condizioni di lavoro diventano più pericolose e difficili. Allo stesso tempo, documenteremo il ruolo di Rosatom e delle autorità russe nelle ostilità in Ucraina. La guerra russa è. A moltissimi livelli, un ricatto nucleare».