Rifiuti italiani in Tunisia, Legambiente, Greenpeace e Wwf: rispettare la Convenzione di Basilea, il governo Draghi ritiri i container
Arriva risposta Commissione europea, ma i container sono ancora a Sousse
[10 Giugno 2021]
Sul traffico dei rifiuti italiani in Tunisia è arrivata la risposta della Commissione europea: è a conoscenza del caso e continuerà a seguirne gli sviluppi con le autorità italiane. Ma le associazioni ambientaliste che da mesi chiedono al governo italiano di intervenire urgentemente per riportare in Italia i rifiuti campani trasferiti in Tunisia, in attesa di rivalersi nei confronti dei responsabili del traffico all’esito del procedimento giudiziario, attendono ancora risposte.
I 282 container carichi di rifiuti provenienti dalla Campania, sotto sequestro preventivo da più di 10 mesi (con un costo di 26.000 euro al giorno), sono sempre nel porto tunisino di Sousse.
Da tempo, alla forte preoccupazione e alle richieste delle associazioni tunisine, si sono aggiunti gli appelli di Legambiente, Greenpeace e Wwf Italia che tornano a chiedere con forza al governo italiano «Il ritiro dei container dal porto tunisino senza ulteriori indugi, in attesa degli sviluppi del procedimento giudiziario. Le associazioni chiedono, inoltre, il rispetto della Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti oltre frontiera di rifiuti pericolosi e sulla loro eliminazione».
Le tre organizzazioni ambientaliste ricordano che «La vicenda è iniziata nell’autunno del 2019 con la firma di un contratto tra un’azienda con sede a Polla in provincia di Salerno e un’azienda tunisina per l’invio di 120mila tonnellate di rifiuti “non pericolosi” in Tunisia. Ma i container, ispezionati dalla Dogana di Sousse, non contengono rifiuti plastici, come denunciato, ma altri scarti di ogni tipo, che proverebbero, senza nessun trattamento preventivo, dalla raccolta differenziata domestica prodotta da sedici comuni del Cilento».
Sono in corso indagini volte ad accertare eventuali responsabilità per il traffico di rifiuti dalla Campania verso la Tunisia e Legambiente Campania ha inviato istanza alle procure interessate per costituirsi parte civile ma è ancora in attesa di risposta. Nella sua richiesta il Cigno Verde campano ha evidenziato che, «Secondo le indagini in corso in Tunisia, i rifiuti in questione sarebbero destinati allo smaltimento in discarica o all’incenerimento, dunque, tipologia non idonea all’esportazione tra paesi Ue ed extra Ue, secondo la convenzione di Basilea e di Bamako, le cui norme dispongono che i movimenti transfrontalieri sono possibili solo ove il rifiuto sia effettivamente destinato al riciclo».
Inoltte, a icevere i rifiuti in Tunisia sarebbe stata «Un’azienda fantasma che, in ogni caso, non avrebbe potuto procedere al trattamento finalizzato al riciclaggio dei materiali».