Coronavirus, dopo lo stato d’emergenza ecco cosa prevede l’ordinanza di Protezione civile
I medici della Società italiana di malattie infettive e tropicali spiegano l’importanza di non creare un allarme «non motivato. In particolare, ogni tentativo di protezione individuale dall’infezione basato sulla discriminazione della comunità cinese e non solo è eticamente inaccettabile, ma anche irrazionale»
[3 Febbraio 2020]
Il capo del dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha firmato oggi l’ordinanza che disciplina i primi interventi urgenti contro l’epidemia di coronavirus, relativi allo stato d’emergenza deliberato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri insieme allo stanziamento di 5 milioni di euro.
Il provvedimento affida allo stesso Borrelli il coordinamento degli interventi necessari a fronteggiare l’emergenza sul territorio nazionale che, come la realizzazione degli interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, il potenziamento di controlli nelle aree aeroportuali e portuali, in continuità con le misure urgenti già adottate dal ministero della Salute e le attività per il rientro delle persone presenti nei paesi a rischio e il rimpatrio dei cittadini stranieri nei paesi di origine esposti al rischio.
Mentre scriviamo si contano nel mondo 17.383 contagiati dal nuovo coronavirus da quando l’epidemia è iniziata a Wuhan, in Cina, e 362 decessi: più di quelli legati alla Sars, che nel 2002-03 portò alla morte 349 persone.
I virologi dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani, a meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per i primi due pazienti in Italia, sono riusciti ad isolare il nuovo coronavirus (2019-nCoV), e dunque «ora i dati saranno a disposizione della comunità internazionale. Si aprono spazi per nuovi test di diagnosi e vaccini, l’Italia – commenta il direttore scientifico dell’Istituto, Giuseppe Ippolito – diventa interlocutore di riferimento per questa ricerca».
«L’isolamento virale, effettuato anche in Italia dallo Spallanzani – dettaglia Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità – permette di sequenziare il virus e confrontarlo con i ceppi già isolati anche in Cina e al di fuori della Cina in Paesi come Francia e Australia per valutare eventuali mutazioni. In generale, l’isolamento del virus può aiutare a mettere a punto i metodi diagnostici, testare l’efficacia di molecole antivirali conosciute e identificare e potenziare eventuali punti deboli del virus al fine di consentire lo sviluppo di strategie terapeutiche e identificare eventuali target vaccinali».
Nel frattempo cresce la preoccupazione per le fake news sul coronavirus che stanno circolando massicciamente e non solo in Italia, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità parla esplicitamente di “infodemia”, ovvero un’abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre no, che rendono difficile per le persone trovare fonti affidabili e indicazioni affidabili quando ne hanno bisogno. Al proposito ricordiamo che per ogni dubbio è possibile rivolgersi al numero verde attivato dal ministero della Salute per fronteggiare l’emergenza: 1500.
« Il nuovo Coronavirus si è manifestato anche nel nostro Paese nel modo più prevedibile, ovvero trasportato da persone che provenivano dalla zona di epidemia, la città cinese di Wuhan, e hanno sviluppato una specifica sintomatologia – commenta Marcello Tavio, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), e direttore dell’Unità operativa di malattie infettive degli Ospedali riuniti di Ancona – È importante precisare che una pandemia propriamente detta ancora non c’è; i dati resi disponibili dalle autorità cinesi e dall’Oms ci dicono che: c’è un’importante focolaio epidemico in atto (non si sa quanto controllato) nella regione di Wuhan; ci sono alcuni focolai endemici (costituiti da un certo numero di casi più o meno collegati fra di loro) in altre parti della Cina; ci sono casi sporadici (non più di 100, per ora) nel resto del mondo, quasi tutti di importazione (in particolare in Europa)».
E allora cosa cambia davvero per i cittadini italiani,viste le novità degli ultimi giorni? «Cambia molto per il Sistema sanitario nazionale nelle sue articolazioni regionali e nei sui meccanismi di coordinamento a livello centrali – continua Tavio – Infatti, da questo momento in poi tutte le Nazioni devono dimostrare di poter rispondere in maniera immediata e appropriata ad eventuali focolai epidemici scoppiati al loro interno. E su questo punto l’Italia ha le carte in regola: sia il Sistema sanitario nazionale che quelli regionali hanno sviluppato specifici protocolli operativi sotto la regia e con il supporto del ministero della Salute e dell’Iss. In questa fase si deve solo continuare a vigilare sulla eventuale presenza di nuovi casi e sui soggetti eventualmente esposti ai due casi segnalati in Italia senza creare un allarme non motivato. In particolare, ogni tentativo di protezione individuale dall’infezione da nuovo coronavirus basato sulla discriminazione della comunità cinese e sul ripudio della civile convivenza, non solo è eticamente inaccettabile, ma anche irrazionale».