Gli europei sono tutti migranti e meticci. Parliamo lingue ereditate da un popolo della steppa

Il genoma documenta una terza migrazione di massa verso l’Europa 4.500 anni fa

[3 Marzo 2015]

Lo studio “Massive migration from the steppe was a source for Indo-European languages in Europe” dovrebbe essere – se ne fossero capaci – letto con grande attenzione da quelli che vanno in piazza a protestare contro i migranti. Infatti su Nature un nutritissimo team di scienziati  provniemnti da tutto il mondo ha confermato che noi europei non solo siamo tutti migranti, ma parliamo anche lingue che provengono da una migrazione abbastanza recente.

Gli scienziati hanno analizzato il genoma di 69 nostri antenati ed i dati suggeriscono che dei pastori si siano spostati in massa da oriente verso il cuore dell’Europa e proprio questi migranti sarebbero cloro che hanno portato nel nostro continente le lingue indo-europee, che costituiscono la maggior parte delle lingue parlate in Europa oggi… compreso il milanese e il veneto.

Il team guidato da David Reich, del Department of Genetics dell’Harvard Medical School di Boston, ha estratto il DNA da resti trovati in siti archeologici di tutta Europa, utilizzando la nuova tecnica di  DNA-enrichment che riduce notevolmente la quantità di sequenziamento necessaria per ottenere dati dal genoma e le loro analisi dimostrano che 7.000 – 8.000 anni fa, un gruppo molto legato dei primi agricoltori si trasferì in Europa dal Vicino Oriente (più o meno da dove arrivano oggi i profughi siriani), confermando così i risultati di studi precedenti.

I contadini trovarono in Europa cacciatori-raccoglitori indigeni, figli di una precedente migrazione,. e i due gruppi si assimilarono abbastanza rapidamente, così, tra i 5.000 ed i 6.000 anni fa, firma genetica dei contadini si era fusa con quella degli europei “autoctoni” che avevano rimpiazzato i Neanderthal.

Ma anche gli studi precedenti dimostravano che l’amalgama tra gli agricoltori e i cacciatori non era sufficiente a giustificare la complessità genetica degli europei moderni: sul nostro continente doveva essere arrivato un terzo gruppo di migranti per dar vita al crogiolo di “razze” di cui siamo i discendenti.

Il team di Reich ha identificato un’area come l’origine di questa diaspora più recente e secondo gli scienziati i pastori dell’età del bronzo della Yamnaya, nella Russia meridionale sono i migliori candidati per spiegare la  terza componente genetica mancante negli europei. Ora qualche leghista esulterà, visto l’innamoramento di Matteo Salvini per Vladimir Putin ed il nazionalismo russo, ma probabilmente quegli antichi pastori avevano poco a che fare con gli slavi biondi e con gli occhi azzurri che sono diventato il nuovo ideale etnico e politico della Lega Nord e dei fascisti del terzo millennio di CasaPound.

Il team internazionale di ricercatori ha analizzato 9 genomi di individui appartenenti a questo gruppo nomade, che seppelliva suoi morti in tumuli chiamati kurgan, e sostiene che un gruppo simile agli Yamnaya è migrato nel centro dell’Europa dopo l’invenzione della ruota, contribuendo fino al 50% alle origini in alcuni moderni popoli nord-europei, mentre gli europei del sud nel complesso sembrano essere stati meno interessati dall’espansione, conservando in gran parte le loro origini africane e mediorientali, visibili anche nei lineamenti e nella corporatura di molti “ariani” da corteo.

Ma la cosa più intrigante è il possibile legame tra questa espansione di un popolo di pastori della steppa e le origini delle lingue indoeuropee, il ceppo al quale appartengono italiano, inglese, russo, greco e tutto quel che ci sta vicino e in mezzo… una classificazione si basa sulle comuni caratteristiche di vocabolario e grammatica.

Praticamente, tra le lingue indoeuropee che ci hanno tramandato questi antichi migranti, in questa parte dell’Europa,  non rientra solo il basco, che quindi potrebbe essere l’unica reliquia superstite di un gruppo precedente di lingue, una volta parlato più ampiamente.

Per spiegare la preponderanza delle lingue indo-europee nell’Europa odierna sono state avanzate due ipotesi, e nessuna dovrebbe piacere molto ai fanatici della “purezza della razza” ed agli ignoranti che li seguono. Secondo l’”ipotesi Anatolica, le lingue indo-europee sarebbero state diffuse dai primi agricoltori migrati in Europa dal Medio Oriente 7.000 – 8.000 anni fa. Ma l’ultima scoperta rafforza l’”ipotesi delle Steppe” secondo la quale i primi a parare una lingua indo-europea in Europa sarebbero stati contadini dell’età del bronzo originari delle praterie a nord del Mar Nero e del Mar Caspio. Tutti posti dove è difficile trovare la presunta razza pura europea, il cui mito ha seminato sangue e terrore nel mondo ed ha puntellato oscene dittature.

Reich ha detto a BBC News «Per noi una delle questioni ancora aperte  è se le lingue parlate da questi migranti steppa fossero solo ancestrali di un sotto-insieme di lingue indo-europee parlate oggi in Europa – per esempio, forse, la Balti-slava e germanica – oppure della grande maggioranza delle lingue indoeuropee parlate oggi in Europa,. Ma le lingue indoeuropee parlate in Iran e India probabilmente si erano già discostate  da quelle parlate dai Yamnaya prima che  nomadi tracciassero il loro percorso verso l’Europa».

Quel che è certo è che parliamo lingue portate dai migranti dei quali siamo i discendenti, lingue che abbiamo meticciato e rivisto, adeguato  in secoli di scambi, invasioni, guerre ed amori, per poi finire con qualcuno che si scorda dei nostri antenati quando, magari con l’elmo “celtico”,  urla “clandestino” e “negro” nella nostra lingua indo-europea, che pure sarebbe così  dolce.