I Neanderthal erano anche artisti
Scoperte in una grotta a La Roche-Cotard, le più antiche incisioni di Francia e forse d’Europa
[29 Giugno 2023]
Lo studio “The earliest unambiguous Neanderthal engravings on cave walls: La Roche-Cotard, Loire Valley, France”. Pubblicato su PLOS ONE da un team di ricercatori europei, ha datato a oltre 57.000 anni fa le incisioni realizzate con le dita nella grotta di La Roche-Cotard (Indre-et-Loire), sulle pareti di una cavità e sottolinea che «Realizzate dai Neanderthal, fanno di La RocheCotard la più antica grotta decorata con incisioni conosciuta fino ad oggi in Francia e forse anche in Europa».
Lo studio realizzato con metodi sperimentali, ha permesso di concludere che «Si tratta di forme deliberate create dalla mano dell’uomo e che non possono essere state eseguite dopo la apertura della cavità nel 1912».
Portata alla luce nel 1846, la grotta Roche-Cotard rimase inaccessibile fino al 1912, quando il proprietario del terreno su cui si trova ne liberò l’ingresso. Nel 1976, Jean-Claude Marquet, allora all’Université de Dijon, riprese gli scavi. Dopo un nuovo ilungo periodo di sosta, nel 2008, il lavoro di ricerca è ripreso, permettendo di analizzare, contestualizzare e datare le incisioni e ora lo studio afferma che «Sono state realizzate su una parete di tufo, una cosiddetta pietra tenera presente nelle regioni intorno alla Loira, lunga una decina di metri, ricoperta, nella sua parte superiore, da una sottile pellicola d’erosione. Si tratta di una serie di pannelli non figurativi, interpretate come impronte quasi tutte costituite da tracce fatte con le dita, sia per semplice contatto con l’estremità del dito, sia per movimento di questa estremità sulla superficie parietale. Uno dei pannelli è stato probabilmente realizzato con uno strumento».
Ma nessuni sapeva ancora quando sono state fatte quelle incisioni e chi le ha fatte. Lo studio delle stratificazioni ha dimostrato che «La grotta è stata in parte inondata più volte dalla Loira, il cui corso attuale passa a due chilometri dal sito. Nel corso dei millenni i limi alluvionali hanno invaso la cavità e hanno finito per ostruire l’ingresso della grotta, nascondendola sotto diversi metri di deposito». La chiusura è stata datata determinando l’età di questi depositi: «Le datazioni ottenute mostrano che la grotta fu chiusa circa 57.000 anni fa, cioè un periodo in cui l’Homo sapiens non era ancora presente in Europa. Inoltre, gli strati archeologici ricoperti dal limo contenevano strumenti di Neanderthal, scoperti nel 1912».
Intervistato dal CNRS Le Journal, uno degli autori dello studio; Guillaume Guérin di Géosciences dell’Université de Rennes/CNRS, sottolinea che «Abbiamo datato questi disegni rupestri a più di 57.000 anni fa, il che li rende i più antichi conosciuti in Francia; quelle delle grotte francesi di Lascaux e Chauvet hanno rispettivamente -21.000 e -36.000 anni». Per l’autore senior dello studio, Jacques Jaubert dell’Université de Bordeaux, «Sono eccezionali, queste produzioni confermano che Neanderthal non aveva nulla da invidiare all’Homo sapiens in termini di capacità culturali. Il significato di queste righe ci sfugge; e non a caso sono produzioni non figurative. Tuttavia, sono esempi inequivocabili di disegni astratti dei Neanderthal ».
Il principale autore dello studio, Jean-Claude Marquet dell’ Université de Tours, gfa notare che «L’attenzione che sembra essere stata prestata all’ubicazione, alla successione e alla strutturazione di queste incisioni testimonia un processo creativo innegabilmente intenzionale».
Negli ultimi 20 anni, diversi studi hanno dimostrato che i Neanderthal avevavo comportamenti “sofisticati”, indicativi di abilità cognitive “moderne”. In particolare, alla fine del 2020, un team europeo di cui faceva parte Guillaume Guérin ha dimostrato, per la prima volta in Europa, che un bambino di Neanderthal era stato accuratamente seppellito dalla sua famiglia quasi 41.000 anni fa nel sito di Ferrassie (Dordogna); il che ha dimostrato che questo comportamento non era una “innovazione” specifica della nostra specie.
Jaubert conclude: «Nell’ambito di questo tipo di ricerca, il nostro lavoro sulle incisioni di Roche-Cotard contribuisce a riabilitare un po’ di più i Neanderthal».