Si tratta di uno dei primi studi al mondo a raggiungere il risultato
Iss, individuate nelle fogne italiane le varianti inglese e brasiliana del virus Sars-Cov-2
Nessun rischio su questo fronte per la salute umana, anzi: si tratta di un risultato utile «non solo per lo studio dei trend epidemici ma anche per esplorare la variabilità genetica del virus»
[25 Febbraio 2021]
L’Istituto superiore della sanità (Iss) torna a guardare alle fogne per seguire la variabilità genetica del virus Sars-Cov-2, con una ricerca che ha permesso di individuare – per la prima volta nelle acque di scarico italiane – le varianti inglese e brasiliana che oggi tanto preoccupano per la diffusione della pandemia da Covid-19.
In particolare sono state individuate sequenze con mutazioni tipiche di variante brasiliana e inglese in reflui raccolti a Perugia dal 5 all’8 febbraio e mutazioni tipiche della variante spagnola in campioni raccolti da impianti di depurazione a Guardiagrele, in Abruzzo dal 21 al 26 gennaio 2021.
Al proposito è utile ricordare che la ricerca del virus nelle acque di scarico non è una novità. Lo stesso Iss comunicò nell’aprile 2020 di aver individuato materiale genetico del Sars-Cov-2 nelle fogne di Roma e Milano, sottolineando al contempo che «il ciclo idrico integrato è certamente sicuro e controllato». In altre parole questa scoperta «non implica alcun rischio per la salute umana». Anzi: rafforza le prospettive di usare il controllo delle acque in fognatura dei centri urbani come strumento non invasivo per rilevare precocemente la presenza di infezioni nella popolazione. A maggior ragione adesso che è possibile individuare le varianti del virus.
Un risultato reso possibile grazie condotta dal gruppo di lavoro coordinato da Giuseppina La Rosa del dipartimento Ambiente e salute e da Elisabetta Suffredini del dipartimento di Sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria dell’Iss, in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico della Puglia e della Basilicata.
I risultati dello studio, il primo in assoluto sulle varianti in reflui urbani in Italia e tra i primi al mondo, dimostrano che le acque di scarico posso essere un utile strumento per valutare la circolazione delle varianti di Sars-Cov-2 nei centri urbani.
«I nostri risultati – sottolinea Luca Lucentini, direttore del reparto Qualità dell’acqua e salute – confermano le potenzialità della wastewater based epidemiology, non solo per lo studio dei trend epidemici, come già dimostrato in precedenti nostre ricerche e ormai consolidato nella letteratura scientifica, ma anche per esplorare la variabilità genetica del virus».
Per consentire uno screening rapido, pratico e semplice delle varianti circolanti nella popolazione italiana è stato sviluppato, infatti, un metodo che prevede l’amplificazione e il sequenziamento di una parte del gene S contenente specifiche mutazioni in grado di caratterizzarle. Il metodo, testato inizialmente su campioni clinici (tamponi naso-faringei), è stato successivamente applicato all’analisi delle acque di scarico raccolte in fognatura prima dei trattamenti di depurazione. L’esame di questa matrice ha individuato, per la prima volta in campioni ambientali, la presenza di mutazioni caratteristiche delle varianti Uk e brasiliana in alcune aree del nostro paese dove la circolazione di tali varianti era stata accertata in campioni clinici di pazienti Covid-19.
«Le prospettive sono promettenti – dice Lucia Bonadonna, direttore del dipartimento Ambiente e salute dell’Iss – in particolare se pensiamo che la sorveglianza sui reflui è applicata in diversi paesi europei, anche se non ancora per la ricerca delle varianti. L’importanza della sorveglianza ambientale è stata riconosciuta, grazie anche al contributo dei risultati italiani, nel Piano europeo contro le varianti del Covid-19 (Hera incubator), che mira a rafforzare le difese dell’Unione davanti al crescente numero di mutazioni del virus».