La scienza e la politica: le origini del Covid sono animali
Nuovo studio: non esistono prove per l’origine da un laboratorio, ma bisogna capire come il virus è arrivato a Wuhan
[12 Luglio 2021]
Dopo la lettera “Science, not speculation, is essential to determine how SARS-CoV-2 reached humans” pubblicata il 5 luglio da 24 eminenti scienziati di tutto il mondo su The Lancet, a ribadire e confermare l’origine animale del Covid-19 è arrivato lo studio pre-print “The Origins of SARS-CoV-2: A Critical Review”, pubblicato su Zenodo da un team di 21 ricercatori di università e istituti di ricerca di tutto il mondo guidati Edward Holmes dell’università di Sydney e da Andrew Rambaut dell’università di Edimburgo a confermare che il Covid-19 ha un’origine animale, scartando nuovamente come improbabile l’ipotesi di una fuga da un laboratorio cinese.
Si tratta di un lavoro scientifico enorme, molto serio e non certo gtacciabile di patigianeria “filocinese”, visto che, oltre che dalle università di Sydney e di Edimburgo, i 21 autori provengono dalle università dello Utah, California – Berkeley, California – San Diego, California – Davis, Pennsylvania State, Texas A&M, Pennsylvania, Arizona, Tulane, Scripps Research Institute e Zalgen Labs (USA), Saskatchewan (Canada), Università Glasgow, Imperial College London, The Wellcome Trust, King’s College London (Regno Unito), università di Melbourne, Doherty Institute, (Australia), università di Otago (Nuova Zelanda), Jiaotong-Liverpool University (Cina), Medizinische Universität Wien (Austria).
Il documento riassume e esamina le prove scientifiche esistenti per l’origine del virus, che causa il Covud-19 negli esseri umani, concludendo che «La sua origine più probabile è prevalentemente zoonotica, un trasferimento da una fonte animale a un’infezione umana». Mentre gli autori affermano che «Un incidente di laboratorio non può essere completamente respinto», sottolineano che «Attualmente non esistono prove per tale origine di laboratorio».
Holmes ha sottolineato che «La nostra analisi attenta e critica dei dati attualmente disponibili non ha fornito prove dell’idea che SARS-CoV-2 abbia avuto origine in un laboratorio». E lo studio/revisione afferma: «Non ci sono prove che i primi casi abbiano avuto alcun collegamento con l’Istituto di virologia di Wuhan (WIV), in contrasto con i chiari legami epidemiologici con i mercati di animali a Wuhan, né prove che il WIV possedesse o lavorasse su un progenitore di SARS-CoV-2 prima della pandemia. Piuttosto, esiste un corpo sostanziale di prove scientifiche a sostegno di un’origine zoonotica per SARS-CoV-2».
I 21 eminenti scienziati avvertono che «L’attenzione verso un’origine di laboratorio altamente improbabile sta distraendo dai compiti scientifici più urgenti per indagare in modo completo l’origine zoonotica attraverso studi collaborativi e attentamente coordinati». E fanno presente che «Senza un focus su questa linea di indagine, il mondo sarà vulnerabile a future pandemie derivanti da nuovi virus».
Uno degli autori dello studio, David Robertson che insegna al MRC-University of Glasgow Centre for Virus Research, ha detto al Global Times che «Il tema delle origini del Covud-19 è diventato così politicizzato che è importante assicurarsi che le giuste indagini abbiano la priorità, ovvero, seguiamo le prove fino a dove conducono e non prendiamo come capro espiatorio individui o istituzioni sulla base di scenari ipotetici. Ci sono state molte speculazioni nei media sulle origini di SARS-CoV-2, quindi abbiamo deciso di esporre chiaramente le prove scientifiche. Spero che esponendo le prove in modo chiaro e razionale possiamo concentrarci sulla scienza».
Victoria Gill, science correspondent di BBC News ricorda che «Mentre ora è orribilmente onnipresente, Sars-Cov-2 è ancora una malattia di soli 18 mesi. E la ricerca sul suo inizio è stata ufficialmente avviata nel 2020 da un team investigativo dell’Organizzazione mondiale della sanità», definebndo quel che è successo dopo «Una faida fortemente politicizzata. Alcuni ricercatori, che hanno cercato di svelare le origini della pandemia, sono stati accusati di cospirazione e insabbiamento, sulla base di nessuna prova».
Ora Robertson e i suoi colleghi cercano di riportare la discussione al livello scientifico: «Non è vero che non sappiamo da dove provenga, semplicemente non sappiamo come è entrato negli esseri umani. Infatti, è ampiamente accettato che un antenato del virus circolasse innocuamente nei pipistrelli selvatici. Ma, per prevenire focolai simili, è fondamentale scoprire come, dove ed esattamente quando ha infettato per la prima volta un essere umano. Il problema è che non esiste nessuna prova definitiva – nessun pipistrello positivo al Covid o un primo caso umano confermato – per dimostrare definitivamente come è iniziato tutto. E gli scienziati avvertono che potremmo non saperlo mai <, l’ultimo studio vuole solo chiarire le prove disponibili e capire cosa significano.
Robertson ha detto a BBC News che a conclusione chiave dello studio è che «Le proprietà biologiche di questo virus corrispondono strettamente ai virus che sono stati trovati in natura, nei pipistrelli. Questo focolaio assomiglia molto all’emergere della prima Sars nel 2003».
In quel caso, il virus è stato isolato nello zibetto delle palme, un animale venduto in grandi quantità nei mercati asiatici, e negli anni successivi i ricercatori hanno scoperto virus molto strettamente correlati nei pipistrelli e nel 2017 l’antenato del virus della Sars è stato trovato in una popolazione di pipistrelli ferro di cavallo nel sud della Cina, risolvendo così un mistero mortale.
Per Robertson, «L’unica differenza con il Covid è che questa volta non abbiamo trovato la specie intermedia. Ma il legame con il virus dei pipistrelli e la forte associazione con i mercati che vendono animali vivi ci sono entrambi».
Molti scienziati concordano sul fatto che gli affollati e poco igienici mercati di animali vivi forniscono un hotspot di trasmissione ideale per le nuove malattie che passano dagli animali all’uomo e uno studio ha dimostrato che nei 18 mesi prima dell’inizio della pandemia nei mercati di Wuhan sono stati venduti quasi 50.000 animali di 38 specie diverse. Secondo I ricercatori «Uno spillover naturale – probabilmente legato a quel commercio di animali – è di gran lunga lo scenario di origine del Covid più probabile».
Più di un anno fa, il team dell’Oms che ha visitato Wuhan ha tratto conclusioni simili. Ma il suo apparente rifiuto della possibilità che il virus possa essere fuoriuscito accidentalmente dal Wuhan Institute of Virology, che da più di 10 anni studia i coronavirus nei pipistrelli, ha suscitato dissenso tra alcuni scienziati.
Gli autori del nuovo rapporto sottolineano che nessuno di quei pipistrelli è stato, o avrebbe potuto essere, manipolato per diventare Sars-Cov-2. Ma altri scienziati non accettano del tutto questa conclusione, tra questi c’è lo statunitense David Relman, della Stanford University, che ha detto alla Gill: «Vedo questo [nuovo rapporto] come uno sforzo deliberato per raccogliere tutte le informazioni possibili a sostegno di quella che è un’ipotesi perfettamente buona – lo spillover naturale – ma [non è] equilibrato e obiettivo». Relman è uno degli autori di una lettera pubblicata su Science nella quale un team di autorevoli scie scienziati hanno messo in dubbio le conclusioni del rapporto dell’Oms e hanno chiesto un’indagine più approfondita sull’ipotesi di fuga da un laboratorio.
Spesso gli scienziati non sono d’accordo tra loro e questo è uno degli elementi fondanti del processo scientifico e la pubblicazione di opinioni basate sull’evidenza sulle riviste scientifiche è la piattaforma per mettere in evidenza quel disaccordo. Ma il dibattito su fuga da un laboratorio e spillover naturale è andato oltre il normale disaccordo scientifico per diventare un’arma di geopolitica globale e di – come nel caso dell’Italia – politica spicciola locale da sfruttare momentaneamente e dimenticare un minuto dopo.
Nel febbraio 2020, quando 27 scienziati hanno rilasciato una dichiarazione alla prestigiosa rivista medica Lancet affermando che «Siamo uniti per condannare fermamente teorie del complotto che suggeriscono che il Covid-19 non abbia un’origine naturale», Peter Daszak, che ha guidato l’indagine dell’Oms, è stato accusato di aver messo a tacere qualsiasi dibattito sulla possibilità di una fuga di notizie in laboratorio. In molti, semplicemente, non si fidavano delle informazioni fornite dal governo cinese al team investigativo dell’Oms.
Più di un anno dopo, il presidente Usa Joe Biden ha ordinato alla sua agenzia di intelligence di raddoppiare gli sforzi per indagare sulle origini di Sars-Cov-2, inclusa la teoria che provenisse da un laboratorio. Da allora sono iniziati gli attacchi politici e dei social media ad alcuni scienziati che avevano pubblicamente respinto lo scenario della fuga/diffusione da un laboratorio sono stati attaccati. Di fronte a questi attacchi politico/mediatici, alcuni ricercatori, nonostante ritengano evidenti le origini evolutive e la diffusione naturale di Sars-Cov-2 e le abbiano studiate sin dai primi giorni della pandemia, hanno preso in considerazione l’idea di abbandonare questo campo di ricerca.
Un ricercatore, che non vuole essere identificato perché teme di ricevere altri insulti e minacce, ha detto a BBC News; «Ho avuto attacchi via e-mail, e-mail che tentano di prendermi in trappola e farmi affermare di aver falsificato dati e di far parte di una sorta di sistema di copertura. E altri hanno subito molto, molto peggio. Tutto questo richiede un prezzo e ti fa dubitare del tuo valore».
Anche se nell’ultimo anno – in coincidenza con la forte ripresa economica cinese – le polemiche sono aumentate e a hanno raggiunto i massimi livelli politici, non ci sono state nuove prove scientifiche che indichino una fuga/diffusione da un laboratorio cinese e, significativamente, quasi tutti gli scienziati concordano sul fatto che una solida ricerca sulle prove delle origini di Sars-Cov-2 sia l’unico modo positivo per andare avanti.
Lo stesso Relman ha detto a BBC News; «Quello di cui non abbiamo bisogno in questo momento è che gli scienziati insistano sulla loro spiegazione preferita in assenza di dati nuovi e solidi. Sars-Cov-2 non è stato trovato in nessun ospite animale naturale. Raffreddiamo la discussione e chiediamo un’indagine adeguata”.
Uno degli autori del nuovo studio, Stuart Neil, del King’s College di Londra, evidenzia che «Le richieste non porteranno necessariamente alla conclusione che tutti cercano. Avremo bisogno della cooperazione delle autorità cinesi. E devono essere molto più disponibili su ciò che sanno sull’inizio dell’epidemia a Wuhan, alla fine del 2019. Solo questo farà luce su come il virus sia arrivato a Wuhan e dove si trovava prima. Questa è la seconda grande zoonosi del coronavirus da pipistrelli in Cina in 20 anni, e se non la chiariamo, accadrà di nuovo».