Università degli Studi di Milano: «Sono da considerarsi dei contaminanti ubiquitari»
Laghi di plastica ad alta quota, lungo le Alpi
Una nuova ricerca sui sedimenti prelevati dalle spiagge di 14 laghi trentini e lombardi documenta un totale di 135 oggetti classificabili come microplastiche
[20 Febbraio 2024]
Nel corso dell’ultima edizione del Keep clean and run – l’eco-maratona più lunga al mondo, svoltasi la scorsa primavera – è stata avviata un’innovativa ricerca per monitorare la presenza di microplastiche nei laghi in alta e altissima quota.
Condotta da Aica (Associazione internazionale per la comunicazione ambientale) in collaborazione con la Cooperativa E.r.i.c.a. e l’Università degli Studi di Milano, lo studio Laghi di plastica mostra oggi i suoi primi risultati.
Sono stati analizzati i sedimenti raccolti dalle spiagge dei 14 laghi alpini e subalpini presenti, in Trentino e Lombardia, lungo le 7 tappe dell’eco-maratona, ovvero i laghi Fedaia, Soraga, Delle Piazze, Levico, Caldonazzo, Toblino, Santa Massenza, Cavedine, Malga Campo di Drena, Garda, Ledro, Idro, Moro e Iseo.
Da questi sedimenti l’Università degli Studi di Milano ha identificato in laboratorio un totale di 135 oggetti classificabili come microplastiche (di dimensioni comprese tra i 74 e i 980 μm) di cui il 70% classificabili come fibre e il 30% come frammenti. Sono stati anche isolati frammenti di mesoplastiche dai sedimenti di soli 5 laghi (Fedaia, Soraga, Caldonazzo, Garda e Iseo), con dimensioni comprese tra i 78 e i 13 mm.
Come ci si poteva attendere i laghi più contaminati (calcolati in MP per kg di sedimento secco) sono risultati quelli più antropizzati (Garda, Idro, Iseo, Moro e Caldonazzo) ovvero quelli maggiormente frequentati dai turisti ed escursionisti: la concentrazione di microplastiche diminuisce nei laghi ad un’altitudine maggiore (Fedaia, Malga Campo di Drena) caratterizzati da un impatto antropico minore.
«Le microplastiche sono da considerarsi dei contaminanti ubiquitari, tanto che sono comunemente riscontrabili negli ecosistemi acquatici e terrestri – conferma Marco Parolini, ecologo dell’Ateneo milanese – I risultati del presente progetto hanno confermato come la contaminazione da microplastiche nei laghi dipenda principalmente dalla vicinanza delle sorgenti di rilascio e pressione antropica che caratterizza gli ecosistemi monitorati».
Il dato che fa più riflettere è la presenza di microplastiche anche nei laghi alpini in quota, in aree a bassa o bassissima antropizzazione originate dalla degradazione di oggetti abbandonati involontariamente o deliberatamente (littering) così come dall’usura di capi di abbigliamento e delle attrezzature sportive.
Tali frammenti possono rimanere negli ecosistemi acquatici per un periodo molto lungo entrando nelle catene trofiche. Oltre alle cause dirette, anche il vento e i fenomeni atmosferici possono contribuire al trasporto e alla diffusione delle microplastiche anche in luoghi più remoti e meno frequentati.
«La corsa raccogliendo i rifiuti, il plogging, dimostra come si possa abbinare, con successo e leggerezza, un gesto sportivo ad un impegno ambientale – commenta Roberto Cavallo (nella foto), testimonial, promotore e ideatore dello studio – Il gesto può essere ancora più significativo se, attraverso una rete di soggetti, è accompagnato da una ricerca attraverso il moderno approccio della citizen’s science: ognuno di noi, infatti, può contribuire a comprendere sempre meglio lo stato di salute dell’ambiente che abitiamo».