L’evoluzione è ancora all’opera sugli esseri umani

La selezione naturale influenza la nostra vita, ma è oscurata dai rapidi cambiamenti delle società

[12 Luglio 2016]

Jonathan P. Beauchamp, del dipartimento di economia dell’università di Harvard, ha pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) lo studio “Genetic evidence for natural selection in humans in the contemporary United States” nel quale evidenzia che le Recenti scoperte da genetica molecolare rendono ora possibile testare direttamente la selezione naturale, analizzando se le varianti genetiche associate ai  vari fenotipi sono frutto della  selezione.  Beauchamp  ha utilizzato  questi risultati per realizzare dei “punteggi” poligenici che utilizzano i genotipi degli individui per prevedere il loro indice di massa corporea, livello di istruzione (EA), la concentrazione di glucosio, l’altezza, la schizofrenia, il colesterolo totale, e l’età delle prime mestruazioni nelle donne.

Poi ha esaminato le associazioni tra questi punteggi e il grado di salute ed efficienza fisica per verificare se si stesse verificando un qualche tipo di  selezione naturale.

Il campione di studio della ricerca di Beauchamp  comprende individui di origine europea nati tra il 1931 e il 1953 che hanno partecipato all’Health and Retirement Study, un progetto di studio della salute della popolazione Usa, quindi molto rappresentativi,  e l’economista di Harvard evidenzia: «I miei risultati implicano che la selezione naturale abbia lentamente favorito coloro con EA  basso sia nelle femmine che nei maschi, e suggeriscono che la selezione naturale potrebbe aver favorito una età più elevata del menarca nelle femmine. Per EA, le mie stime implicano un tasso di selezione di circa -1.5 mo di istruzione per generazione (che impallidisce in confronto con gli aumenti di EA osservati in epoca contemporanea). Anche se non possono essere proiettati su più di una generazione, i miei risultati forniscono ulteriori prove che gli esseri umani si stanno ancora in evolvendo sia pure lentamente, soprattutto in confronto  ai rapidi cambiamenti che si sono verificati nel corso degli ultimi generazioni a causa di fattori culturali e ambientali».

Sia i maschi che le femmine studiati che non hanno avuto bambini, hanno un punteggio medio di livello di scolarità significativamente più elevato di quelli che hanno avuto uno o più bambini. Lo studio ha anche trovato un aumento di circa 6,2 anni nell’età del menarca nelle donne. Il che  depone a favore dell’ipotesi che la selezione naturale stia ancora agendo sulla nostra specie, ma con tempi tali che i suoi effetti sono facilmente oscurati dall’enorme velocità di cambiamento delle società moderne.

Lo studio è stato ripreso anche da Le Scienze: «Fino a pochi anni fa – spiega Red in una recensione dello studio –  era opinione condivisa che l’evoluzione umana si fosse fermata tra 40.000 e 50.000 anni fa. Alcuni studi recenti invece hanno stabilito che la selezione naturale ha operato negli esseri umani anche nelle ultime migliaia di anni. Lo testimoniano adattamenti del nostro metabolismo, come la persistenza della lattasi, cioè la produzione dell’enzima necessario a digerire il latte anche in età adulta, emersa con i primi allevamenti di bovini e con il conseguente consumo di latte vaccino e di prodotti caseari. Un altro processo adattativo è la resistenza alla malaria nelle regioni del mondo in cui la malattia è endemica. E c’è anche un adattamento a vivere ad alta quota, evidente, per esempio, nell’organismo degli abitanti del Tibet. I recenti progressi nella genetica molecolare hanno reso più rigorosa la ricerca degli effetti della selezione naturale sugli esseri umani, perché consentono di studiare direttamente le varianti genetiche in una popolazione e la loro espressione fenotipica, cioè in termini di tratti funzionali e morfologici».

Il problema è che Beauchamp ha incrociato i  tratti poligenici, che dipendono da un gran numero di geni diversi, «soprattutto nel caso della schizofrenia e del livello di scolarità – avverte Le Scienze – le conclusioni circa le influenze genetiche vanno quindi considerate con molte cautele».