L’odore dell’amicizia
Le somiglianze nell'odore corporeo possono contribuire al legame sociale tra esseri umani
[29 Giugno 2022]
Lo studio “There is chemistry in social chemistry”, pubblicato su Science Advances da Inbal Ravreby, Kobi Snitz e Noam Sobel del Weizmann Institute of Science, ha scoperto che «Le persone possono avere la tendenza a stringere amicizie con individui che hanno un odore corporeo simile». I ricercatori israeliani sono stati persino in grado di prevedere la qualità delle interazioni sociali tra perfetti sconosciuti “annusandoli” prima con un eNose, un naso elettronico e secondo loro «Questi risultati suggeriscono che l’olfatto potrebbe svolgere un ruolo più importante di quanto si pensasse in precedenza nelle interazioni sociali umane».
Al Weizmann Institute of Science fanno un esempio familiare a molti di noi: «Chiunque abbia mai portato a spasso un cane sa che il suo cane di solito può dire a distanza se un cane in avvicinamento è amico o nemico. In caso di dubbio, dopo essersi incontrati, i due cani potrebbero annusarsi a vicenda prima di decidere se immergersi in una sessione di gioco o in una guerra totale. Questo ruolo dominante svolto dall’olfatto nelle interazioni sociali è stato ampiamente documentato in tutti i mammiferi terrestri ad eccezione dell’uomo. E’ perché gli esseri umani non usano il naso in contesti sociali come fanno tutti gli altri mammiferi terrestri? O negli esseri umani questo comportamento è nascosto, piuttosto che palese?»
La dottoranda Ravreby, del laboratorio del professor Sobel del Dipartimento di scienze del cervello del Weizmann, ha ipotizzato che l’ultima ipotesi fosse quella giusta. Faceva affidamento su due osservazioni precedenti: «Primo, diverse linee di prova suggeriscono che gli esseri umani si annusano costantemente, anche se per lo più inconsciamente. Secondo, gli esseri umani spesso annusano inconsciamente altre persone. Inoltre, è noto che le persone tendono a fare amicizia con altri che sono simili a loro nell’aspetto, nel background, nei valori e persino nelle misure come l’attività cerebrale». La Ravreby ha quindi ipotizzato che «Quando annusano inconsciamente se stesse e gli altri, le persone potrebbero fare confronti subliminali e che potrebbero quindi farle gravitare verso coloro il cui odore è simile al loro».
Per testare la sua ipotesi, la Ravreby ha reclutato coppie di amici dello stesso sesso le cui amicizie non sessuali si erano inizialmente formate molto rapidamente e h ipotizzato: «Poiché tali amicizie emergono prima di una conoscenza approfondita, possono essere particolarmente influenzate da tratti fisiologici come l’odore corporeo». Quindi, ha raccolto campioni di odori corporei di questi amici e ha condotto due serie di esperimenti per confrontare i campioni con quelli raccolti da coppie casuali di individui. In una serie di esperimenti, ha eseguito il confronto utilizzando l’eNose, che ha valutato le firme chimiche degli odori. Nell’altro, ha chiesto ai volontari di annusare i due gruppi di campioni di odori corporei per valutare le somiglianze misurate dalla percezione umana. In entrambi i tipi di esperimenti, è stato riscontrato che gli amici hanno un odore molto più simile l’uno all’altro rispetto agli individui nelle coppie casuali. Successivamente, la Ravreby ha voluto escludere la possibilità che la somiglianza dell’odore corporeo fosse una conseguenza dello scattare delle amicizie scattate, piuttosto che una causa contribuente. Si è chiesta: «Ad esempio, cosa accadrebbe se gli amici avessero un odore simile perché mangiano gli stessi tipi di cibo o condividono altre esperienze di vita che influenzano l’odore corporeo?» Per rispondere, la ricercatrice israeliana ha eseguito una serie aggiuntiva di esperimenti, nei quali ha usato un eNose per “annusare” un certo numero di volontari che erano completamente estranei l’uno all’altro, e poi ha chiesto loro di impegnarsi in interazioni sociali non verbali in coppia. Dopo ciascuna di queste interazioni strutturate, i partecipanti hanno valutato l’altro individuo in base a quanto gli piaceva quella persona e quanto era probabile che diventassero amici. L’analisi successiva ha rivelato che «Gli individui che avevano interazioni più positive odoravano davvero di più l’uno come l’altro, come determinato dall’eNose». Infatti, quando Ravreby e lo statistico Snitz hanno inserito i dati in un modello computazionale, basandosi solo sui dati eNose, sono stati in grado di prevedere con una precisione del 71% quali due individui avrebbero avuto un’interazione sociale positiva. Insomma, «L’odore corporeo sembra contenere informazioni in grado di prevedere la qualità delle interazioni sociali tra estranei».
Per la Ravreby, «Questi risultati implicano che, come si suol dire, c’è chimica nella chimica sociale». Sobel è più cauto: «Questo non vuol dire che ci comportiamo come capre o toporagni: gli esseri umani probabilmente fanno affidamento su altri segnali molto più dominanti nel loro processo decisionale sociale. Tuttavia, i risultati del nostro studio suggeriscono che il nostro naso gioca un ruolo più importante di quanto si pensasse in precedenza nella scelta degli amici».