L’Osservatorio dei conti pubblici conferma legame tra inquinamento e decessi da Covid-19

«L’insieme degli studi presi in esame prova che il legame tra inquinamento e severità della pandemia esiste ed è robusto»

[15 Marzo 2021]

L’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro cuore, guidato dall’economista Carlo Cottarelli, non ha dubbi nel merito alle correlazioni tra inquinamento atmosferico e decessi da Covid-19: a valle di un’analisi sugli studi scientifici condotti nel merito a livello internazionale, documenta che «l’insieme degli studi presi in esame prova che il legame tra inquinamento e severità della pandemia esiste ed è robusto».

«Tra gli studi presi in considerazione ai fini di questa rassegna, undici includono variabili relative all’inquinamento e solo uno, Knittel et al., non riscontra una correlazione con la severità della pandemia», spiegano dall’Osservatorio. Molti di questi studi sono stati presentati anche sulle nostre pagine, e l’indicatore di inquinamento atmosferico più utilizzato è la concentrazione di particolato fine (Pm2.5) emesso «in larga parte dal riscaldamento delle abitazioni». Un’osservazione valida nello specifico anche per il nostro Paese.

Secondo i dati aggiornati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), per le emissioni di  PM2.5 è il riscaldamento la prima fonte emissiva (66%). Le emissioni di Pm2.5 sono passate da 229 Gg a 143 Gg nel periodo 1990-2018 (-37%), ma la qualità dell’aria è ancora molto lontana da potersi dire buona: da solo, questo inquinante miete 52.300 vittime l’anno nel nostro Paese, come documenta l’Agenzia europea dell’ambiente.

Anche nel modello costruito dall’Osservatorio dei conti pubblici per capire perché Covid-19 ha colpito i vari Paesi del mondo in modo molto diverso, l’inquinamento atmosferico viene individuato come un «fattore particolarmente rilevante». Quanto rilevante?

Per un Paese come l’Italia una risposta particolarmente precisa è stata fornita nello studio guidato da Andrea Pozzer dell’International Center for Theoretical Physics di Trieste e del Max-Planck-Institute for Chemistry di Mainz, secondo il quale il 15% dei decessi in tutto il mondo da Covid-19 potrebbe essere attribuito all’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico da Pm2.5.

Come già accennato non si tratta di una conclusione isolata, anzi. Una crescente mole di autorevoli ricerche conferma il legame severità della pandemia ed elevato inquinamento atmosferico. In questo quadro, un tassello particolarmente importante si attende verrà fornito anche dallo studio epidemiologico nazionale avviato lo scorso anno da Ispra, Iss e Snpa, ancora in fase di completamento. Resta comunque ineludibile la necessità di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo: le morti da Covid-19 hanno superato purtroppo quota 100mila nel nostro Paese, ma ogni anno oltre 50mila cittadini muoiono ancora a causa del Pm2.5, indipendentemente dalla pandemia.