Malaria, nelle Comore i cinesi sperimentano un nuovo farmaco su tutta la popolazione
Forti perplessità della comunità scientifica, si temono effetti collaterali diffusi
[14 Novembre 2014]
Nel mondo ogni anno la malaria uccide più di mezzo milione e nelle Comore è endemica, tanto che in alcuni villaggi colpisce il 90% della popolazione. Anche per questo un team di scienziati cinesi, ha scelto questo piccolo Paese insulare dell’Oceano indiano al largo dell’Africa per sperimentare questo nuovo farmaco, ma la cosa, anche se ha l’appoggio del governo di Moroni sta sollevando molte perplessità. Infatti si tratta di un test medico di massa: oltre 700.000 abitanti della ex colonia francese, diventata un poverissimo Stato islamico indipendente, hanno assunto tre dosi di Artequick, una nuova combinazione di farmaci anti-malaria il cui utilizzo negli esseri umani non è mai stato approvato da un qualsiasi ente internazionale per la salute.
Ma i cinesi ribattono che il progetto eradicherà la malaria dalle Comore, e Pan Longhua, general manager di Artepharm, che produce Artequick, ha detto alla CBS News che l’esperimento di massa nelle Comore ha un obiettivo molto più ampio: «Contribuire all’eliminazione della malaria nel mondo» ed è per questo che l’azienda farmaceutica cinese sta studiando gli effetti collaterali e la tossicità del farmaco su un intero Paese o in una sola volta: «E’ l’unico modo in cui l’esperimento può funzionare come previsto».
Artepharm quindi non sta solo testando un nuovo farmaco, ma sta compiendo una gigantesca sperimentazione di massa di un nuovo metodo per combattere la malaria che prevede tre somministrazioni di Artequick in tre mesi in una grande popolazione isolata, con l’obiettivo di eliminare completamente i parassiti della malaria dal sangue umano e gli scienziati cinesi sono convinti che questo metodo sarà più efficace rispetto al metodo occidentale, che si concentra su come eliminare le zanzare.
«Non possiamo uccidere tutte le zanzare – ha spiegato a Cbs News Song Jianping, che insegna medicina cinese all’università del Guangzhou – Così abbiamo cambiato idea. Forse potremmo uccidere tutti i parassiti nelle persone». I ricercatori cinesi sono convinti che in tre mesi dosi ripetute di Artequick eliminerebbero la malaria da di tutta la popolazione delle Comore, un periodo che ricalca il ciclo di vita delle zanzare che trasmettono la malattia da persona a persona e che quindi, senza ospiti umani, gli insetti non sarebbero più in grado di diffondere la malattia, che scomparirebbe. Song dice che «Il modello di eradicazione delle Comore sarà utile e sarà un modello per altri Paesi africani».
In realtà la Artepharm ha scelto le Comore proprio per la loro povertà e fragilità: a metà della popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno, l’aspettativa di vita media è di 60 anni e dalla loro indipendenza nel 1975 ci sono stati 20 colpi di stato o di tentativi di golpe ed un isola, Mayotte, ha scelto di ritornare ad essere francese. Il governo è d’accordo con i cinesi ed il vicepresidente e ministro della salute, Fouad Mhadji, ha detto che ‘esperimento di massa sta fornendo gratuitamente medicinali al suo popolo facendo risparmiare allo Stato delle Comore 11 milioni dollari all’anno di spese sanitarie: «Darà benefici economici che aiuteranno a stabilizzare il Paese».
Ma la comunità scientifica mondiale è preoccupata per la sperimentazione di un farmaco non approvato su così tante persone in una sola vota e Andrea Bosman, dl Global Malaria Program dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) spiega: «Questo è un nuovo farmaco e no è stato studiato così tanto da renderlo ampiamente disponibile. Si tratta di una novità, è davvero molto nuovo». Ma intanto Artepharm sta già presentando ‘esperimento nelle Comore come la prova dell’efficacia del farmaco. La società cinese punta a vendere l’Artequick in tutta l’Africa e lo sta già pubblicizzando come il trattamento anti-malarico con la più lunga shelf-life, il minor numero di effetti collaterali, l’assunzione più veloce e costi inferiori rispetto ad altre opzioni sul mercato e Pan afferma che «Tutto questo lo rende una medicina molto promettente».
L’Oms non si oppone certo alla dichiarata volontà del governo delle Comore e dei cinesi di eradicare la malaria dall’arcipelago, ma è preoccupata per somministrazione di massa del farmaco. Gli scienziati ribattono che solo l’1% della popolazione dovrebbe avere effetti collaterali, ma nella sua inchiesta dedicata ala sperimentazione del’Artequick nelle Comore CBS News riferisce di molte persone con problemi seri e fonti ospedaliere, pur non dando direttamente colpa ai test del farmaco, ammettono che dopo la sua prima somministrazione i ricoveri sono raddoppiati, ma il governo delle Comore dice che è colpa di un’epidemia di influenza stagionale. Bosman invece denuncia che né gli scienziati cinesi che eseguono l’esperimento né il governo delle Comore hanno monitorato gli effetti collaterali in modo sistematico, il che non solo rischia di danneggiare i partecipanti ma è anche un’occasione mancata per imparare da un progetto che, comunque, potrebbe aiutare altri Paesi nella lotta contro la malaria. «Probabilmente si dovrebbe monitorare la popolazione da vicino quando fanno queste somministrazioni di massa di un farmaco, e questo è molto difficile. Non è un compito facile. Per quanto ne sappiamo, questo non è stato fatto nel corso di questo somministrazione di massa del farmaco – ha detto Bosman a CBS News – Per quanto è a mia conoscenza, guardano nelle cliniche in cui viene dato il farmaco e chiedono se ci sono maggiori segnalazioni di effetti collaterali, ma questo è molto insensibile. Questo approccio è molto grezzo».
Se diversi abitanti della capital Moroni hanno detto alla CBs di essere stati avvisati di eventuali effetti collaterali prima di assumere l’Artequick. gli abitanti dei villaggi non sono stati informati dei rischi della Primachina, un potente farmaco anti-malarico che scienziati cinesi usano in questo test in combinazione con l’Artequick e la Primachina può essere letale, anche se Song assicura che il suo team la sta somministrando nelle a livelli molto bassi che sarebbero sicuri.
Le critiche e le forti perplessità della comunità scientifica internazionale sono comunque servite: in vista della seconda somministrazione i cinesi hanno cerca di dare più informazioni alla gente ed i ricercatori cinesi e medici locali hanno organizzato incontri in tutte le località dell’arcipelago nelle quali gli abitanti erano confusi ed impauriti per la somministrazione di massa di un nuovo farmaco. CBS News riporta quanto detto da un uomo durante una di queste riunioni: «La nostra preoccupazione principale è che poche ore dopo che le persone hanno preso il farmaco si sono ammalate e ci sono stati effetti economici. Alcune persone hanno speso 30.000 franchi delle Comore per il trattamento in ospedale dopo l’assunzione del farmaco anti-malaria. Siamo poveri, abbiamo fame, dateci il riso non una medicina». Ma un medico delle Comore ha subito risposto con un megafono che serviva a sovrastare le proteste: «Questo farmaco è sicuro ed efficace- Alcuni di voi pensano di essere utilizzati come cavie. Non venite utilizzati come cavie. L’Oms non avrebbe consentito questa somministrazione se foste stati usati come cavie».
Ma è proprio quello che sta succedendo e in realtà Yao Kassankogno, rappresentante dell’Oms nelle Comore, teme che la somministrazione di massa del farmaco cinese toglierà alla popolazione la sua immunità naturale alla malaria, creando le condizioni per una epidemia se la malattia fosse in seguito reintrodotta nelle isole: «Dopo due o tre anni, se perdono l’immunità naturale e il parassita ritorna, tutto si presenta come nuovo e ci saranno casi più gravi. Atri paesi hanno registrato epidemie di natura simile. Significa che, a causa dell’assunzione di massa del farmaco cinese, in futuro nelle Comore più persone potrebbero venire uccise da una recrudescenza della malaria». Ma Song cerca di buttare ancora una volta acqua sul fuoco e spiega che il suo team ha formato 200 comoriani per monitorare i tassi di malaria in futuro, per evitare che il parassita ritorni nell’Arcipelago ma Kassankogno mantiene tutte e sue preoccupazioni e sottolinea che «La a capacità del governo delle Comore di monitorare la malaria nel Paese non è semplicemente all’altezza». Inoltre molti scienziati dicono che anche la somministrazione di un farmaco anti-malaria in una popolazione così vasta potrebbe far sviluppare la resistenza all’Artemesinin, uno degli ingredienti principali dell’Artequick ed uno dei più usati nei trattamenti antimalarici nel mondo.
Ma secondo il vicepresidente delle Comre Mhadji le critiche ai test di massa del farmaco nel suo Paese sono solo propaganda alimentata dai concorrenti occidentali della Artepharm: «Come politico, penso che sia un problema di mercato tra la parte cinese e forse Novartis». La multinazionale farmaceutica olandese vorrebbe difendere il mercato del suo Coartem, un altro farmaco a base di Artemesinin e Mhadji si chiede e si risponde: «Perché Artequick è cattivo? Perché è venduto dalla Cina».
Nelle Comore la popolazione è divisa su questo enorme test di massa dell’Artequick: c’è chi dice di aver perso giorni di lavoro a causa dei sui effetti collaterali e che non vuole riprendere il farmaco cinese e che spera che con la medicina cinese i bambini delle Comore avranno un futuro senza malaria. Ma probabilmente ci vorranno anni prima di sapere se Artepharm ha realizzato davvero una cura made in China sicura e duratura contro la malaria.