Enea: contenere l’incremento di temperatura a +1,5°C permetterebbe di ridurre il numero di decessi di 8 volte a Roma e di 1,4 volte a Milano rispetto al periodo 2004-2015
Rischio mortalità in aumento del 6-8% a Roma e Milano per crisi climatica e inquinamento
Nel 2050 la capitale in difficoltà durante l’estate a causa dell’incremento delle temperature, mentre nel capoluogo lombardo le maggiori criticità sono legate all’inquinamento atmosferico nei mesi invernali
[8 Giugno 2022]
Undici ricercatori Enea hanno pubblicato su Science direct un nuovo studio che individua un rischio mortalità al 2050 in aumento Roma e Milano, rispettivamente dell’8% e del 6%, per effetto di una combinazione di temperature crescenti, dovute al cambiamento climatico, e della concentrazione di inquinanti nell’aria, come l’ozono e il PM10.
«Per il nostro studio – spiega il ricercatore Enea Maurizio Gualtieri – abbiamo selezionato Roma e Milano per la popolosità e per le differenti condizioni climatiche, socioeconomiche e di inquinamento. Roma ha temperature più miti, un basso livello di umidità e alti livelli di ozono, mentre Milano, che si trova in una delle aree più inquinate d’Europa come la Pianura padana, è esposta a temperature più fredde, ha un tasso di umidità più alto e venti più moderati, insieme ad alti livelli di Pm10. Queste sono tutte condizioni che possono avere un impatto significativo sulla salute e sul rischio di mortalità. Infatti, il particolato atmosferico è riconosciuto come agente cancerogeno e rappresenta la prima causa ambientale di mortalità: secondo l’Oms il numero di decessi da inquinamento dell’aria è raddoppiato dal 1990 al 2019 raggiungendo i 4,5 milioni di morti, di cui il 92% a causa del particolato atmosferico e l’8% per l’ozono».
Più nel dettaglio, nei prossimi decenni la città di Roma potrebbe raggiungere i 591 decessi l’anno durante i mesi estivi (l’8% in più rispetto ai decenni precedenti) a causa delle alte temperature e di una concentrazione di ozono troposferico (O3) al di sopra del valore limite per il danno alla salute umana (70 μg/m3). La fotochimica dell’atmosfera potrebbe, quindi, giocare un ruolo importante nell’aumentare il carico di mortalità estiva, in quanto l’ozono troposferico secondario raggiunge il picco nei mesi più caldi. Nel capoluogo lombardo, invece, si stima che la mortalità sarà più alta durante l’inverno (1.787 decessi su 1.977 complessivi, pari al 90%) a causa del clima più rigido, delle maggiori concentrazioni di Pm10 (oltre la soglia giornaliera di 50 μg/m3 fissata dalla Direttiva Ue sulla qualità dell’aria) per effetto delle maggiori emissioni da combustione e di condizioni atmosferiche stagnanti dovute alla geomorfologia e alla localizzazione di Milano.
«Abbiamo ottenuto una migliore comprensione degli effetti combinati del clima e dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana al 2050, utilizzando come riferimenti due scenari Ipcc che presuppongono, entro il 2100, un aumento della temperatura media globale che oscilla tra 0,4 e 0,8 °C nello scenario più ‘sostenibile’ (Rcp2.6) e 3,3-4,9 °C nello scenario meno sostenibile di business as usual (Rcp8.5)», aggiunge la ricercatrice Enea Melania Michetti.
I risultati dello studio evidenziano, quindi, l’urgente necessità di adottare politiche più rigorose e integrate in materia di qualità dell’aria e contrasto al cambiamento climatico, con il contenimento dell’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1,5 °C entro il 2100, che permetterebbero di ridurre il numero di decessi di 8 volte a Roma e di 1,4 volte a Milano rispetto al periodo 2004-2015, senza dimenticare che il costante calo della natalità e l’aumento della longevità tipico dei paesi occidentali potrebbero favorire una maggiore vulnerabilità della popolazione italiana ai fattori di stress ambientale e climatico futuri.