Ma i costi dell’assistenza sanitaria per il Covid hanno spinto mezzo miliardo di persone nella povertà estrema
Salvare vite, spendere meglio. Investire nella prevenzione delle malattie non trasmissibili
1 dollaro a persona all'anno potrebbe salvare 7 milioni di vite nei Paesi a reddito medio-basso
[14 Dicembre 2021]
Il nuovo rapporto “Saving lives, spending less: the case for investing in noncommunicable diseases” pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità dimostra che «Se i Paesi a reddito medio e basso facessero un investimento aggiuntivo di meno di un dollaro per persona all’anno nella prevenzione e nel trattamento delle malattie non trasmissibili (NCD), entro il 2030 potrebbero essere evitati quasi 7 milioni di decessi».
Attualmente, le malattie non trasmissibili – che comprendono malattie cardiache, diabete, cancro e malattie respiratorie – causano 7 decessi su 10 in tutto il mondo, eppure, anche se l’85% dei decessi prematuri (tra i 30 e i 69 anni) per malattie non trasmissibili avviene proprio nei Paesi a basso e medio reddito, il loro impatto sui Paesi NDC è spesso sottovalutato, il che li rende un enorme costo sanitario e socioeconomico.
Il rapporto fa notare che «La stragrande maggioranza di questi decessi può essere prevenuta utilizzando i collaudati interventi “Best Buy” dell’Oms per le malattie non trasmissibili. Questi includono misure efficaci in termini di costi per ridurre l’uso di tabacco e l’uso dannoso di alcol, migliorare le diete, aumentare l’attività fisica, ridurre i rischi di malattie cardiovascolari e diabete e prevenire il cancro del collo dell’utero. Mantenere le persone sane riduce i costi sanitari, aumenta la produttività e porta a vite più lunghe e più sane».
“Saving lives, spending less”, si concentra su 76 Paesi a reddito medio e medio-basso e attraverso l’NCD Best Buys dimostra che «Ogni dollaro investito nell’aumento delle azioni Best Buy in questi Paesi potrebbe generare un ritorno fino a 7 dollari, potenzialmente 230 miliardi di dollari entro il 2030».
Presentando il rapporto, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha evidenziato che «Con i giusti investimenti strategici, i Paesi che sopportano una quantità significativa del carico di malattie non trasmissibili possono cambiare la traiettoria delle loro malattie e fornire significativi vantaggi sanitari ed economici ai loro cittadini. In un mondo pieno di incertezze, una cosa di cui possiamo essere certi è che senza azione, le malattie non trasmissibili continueranno a essere una minaccia significativa per la salute globale. Investire in queste politiche basate sull’evidenza è un investimento in un futuro sano».
Visto anche che la pandemia di Covid-19 ha evidenziato quante di queste malattie possono peggiorare gli esiti del Covid-19, il rapporto sottolinea l’urgenza di investire nella prevenzione e nella gestione delle malattie non trasmissibili: «Investendo nelle 16 politiche Best Buy consigliate, i Paesi non solo proteggeranno le persone dalle malattie non trasmissibili, ma in futuro ridurranno anche l’impatto di malattie infettive come il Covid-19».
L’ambasciatore globale dell’Oms per le malattie non trasmissibili e le lesioni Michael R. Bloomberg, ha ricordato che «Le malattie non trasmissibili richiedono un terribile tributo sanitario ed economico, specialmente nei Paesi che meno possono permetterselo. Conosciamo le misure di prevenzione che funzionano meglio e speriamo che questo nuovo rapporto porti più governi a intraprendere azioni intelligenti ed efficaci in termini di costi che possono aiutare a salvare milioni di vite in tutto il mondo».
Le azioni Best Buy includono: l’aumento delle tasse sanitarie, le restrizioni sul marketing e la vendita di prodotti nocivi, l’informazione, l’istruzione e la vaccinazione e azioni legate alla gestione dei fattori di rischio metabolico, come ipertensione e diabete per prevenire malattie o complicanze più gravi.
L’Oms fa notare che «Gli interventi sono tutti relativamente economici e richiedono pochi investimenti di capitale, ma potrebbero aiutare a evitare gran parte dell’alto costo dei trattamenti in futuro». Il rapporto indica anche che «Mentre ciascuno degli interventi può essere attuato singolarmente, gli effetti sono più forti e producono un maggiore ritorno sull’investimento se introdotti insieme. Con i gruppi emarginati spesso a maggior rischio per l’impatto fisico e finanziario delle malattie non trasmissibili, gli interventi possono anche aiutare a ridurre le disuguaglianze sanitarie ed economiche».
Si tratta di interventi che sono già stati utilizzati con successo in molti Paesi del mondo e il rapporto evidenzia alcune storie di successo. Anche i donatori internazionali hanno iniziato a utilizzare questi argomenti per catalizzare gli investimenti in questo settore: nel 2019 il governo norvegese ha lanciato la prima strategia di sviluppo internazionale sulle malattie non trasmissibili.
Bente Mikkelsen, direttrice per le malattie non trasmissibili all’Oms, conclude: «Saving lives, spending less: the case for investing in noncommunicable diseases” indica un percorso che i Paesi possono seguire per offrire alla prossima generazione un mondo migliore e più sano. L’impatto del Covid-19 sulle persone che vivono con malattie cardiovascolari, diabete, cancro e malattie polmonari mostra che è più importante che mai dare la priorità agli investimenti nella prevenzione e nella gestione delle malattie non trasmissibili. Chiediamo a tutti i nostri partner di seguire esempi come quello della Norvegia che ha intensificato i finanziamenti e le azioni. In un mondo in cui le risorse finanziarie sono sempre più limitate, questo rapporto mostra dove si possono fare i migliori investimenti e dove si possono salvare milioni di vite».
Ma il 12 dicembre, in occasione dell’Universal Health Coverage Day, la stessa Oms e la Banca mondiale hanno presentato due rapporti complementari che dimostrano che «E’ probabile che la pandemia di Covid-19 arresti due decenni di progressi globali verso la copertura sanitaria universale». Ma ,le due organizzazioni rivelano anche che «Già prima della pandemia più di mezzo miliardo di persone sono state spinte o ulteriormente spinte nella povertà estrema perché devono pagare i servizi sanitari di tasca propria» ed è probabile che la pandemia peggiori la situazione.
I due rapporti confermano l’impatto devastante del Covid-19 sulla capacità delle persone dei Paesi in via di sviluppo di ottenere assistenza sanitaria e pagarla e forniscono sia un avvertimento che indicazioni per tutti i Paesi mentre si sforzano di ricostruire meglio dopo il Covid-19 e di mantenere le loro popolazioni al sicuro, sane e finanziariamente sicure.
Nel 2020, la pandemia ha colpito duramente servizi sanitari già fragili, spingendoli oltre i loro limiti sostenibili. Per esempio, la copertura vaccinale ordinaria è diminuita per la prima volta in dieci anni e sono aumentati i decessi per tubercolosi e malaria. La pandemia ha anche innescato la peggiore crisi economica dagli anni ’30, rendendo sempre più difficile per le persone povere pagare le cure.
Per Ghebreyesus «Non c’è tempo da perdere. Tutti i governi devono immediatamente riprendere e accelerare gli sforzi per garantire che tutti i loro cittadini possano accedere ai servizi sanitari senza timore delle conseguenze finanziarie. Questo significa rafforzare la spesa pubblica per l’assistenza sanitaria e sociale e aumentare l’attenzione sui sistemi di assistenza sanitaria di base in grado di fornire cure essenziali vicino a casa. Prima della pandemia, molti Paesi avevano fatto progressi. Ma non erano abbastanza robusti. Questa volta dobbiamo costruire sistemi sanitari abbastanza forti da resistere agli shock, come la prossima pandemia, e restare sulla rotta verso una copertura sanitaria universale».
I nuovi rapporti Oms/Banca Mondiale avvertono anche che «Le difficoltà finanziarie potrebbero diventare più intense man mano che la povertà cresce, i redditi diminuiscono e i governi devono far fronte a vincoli fiscali più severi».
Juan Pablo Uribe, direttore globale per la salute, la nutrizione e la popolazione della Banca mondiale, ha fatto notare che «Anche prima che la pandemia di Covid-19 colpisse, quasi 1 miliardo di persone spendeva più del 10% del proprio budget familiare per la salute. Questo non è accettabile, soprattutto perché le persone più povere sono quelle più colpite. All’interno di uno spazio fiscale limitato, i governi dovranno fare scelte difficili per proteggere e aumentare i budget sanitari».
Nei primi due decenni di questo secolo, molti governi avevano compiuto progressi nella copertura dei servizi. Nel 2019, prima della pandemia, il 68% della popolazione mondiale era coperto da servizi sanitari essenziali, come l’assistenza prenatale e postnatale e i servizi per la salute riproduttiva; servizi di immunizzazione; trattamento di malattie come l’HIV, la tubercolosi e la malaria e per diagnosticare e curare malattie non trasmissibili come cancro, malattie cardiache e diabete. Ma non avevano fatto gli stessi progressi nel garantire l’accessibilità. Quindi, dicono Oms e Banca mondiale «I gruppi più poveri e coloro che vivono nelle aree rurali sono i meno in grado di ottenere servizi sanitari e quelli che hanno meno probabilità di far fronte alle conseguenze del loro pagamento. Fino al 90% di tutte le famiglie che sostengono una spesa sanitaria diretta che impoverisce sono già al livello o al di sotto della soglia di povertà, sottolineando la necessità di esentare i poveri dalla spesa sanitaria diretta, sostenendo tali misure con politiche di finanziamento della salute che consentano di realizzare le buone intenzioni nella pratica».
Banca Mondiale e Oms concludono: «Oltre a dare priorità ai servizi per le popolazioni povere e vulnerabili, sostenuti attraverso una spesa pubblica mirata e politiche che tutelino le persone dalle difficoltà finanziarie, sarà anche fondamentale migliorare la raccolta, la tempestività e la disaggregazione dei dati su accesso, copertura del servizio, spesa sanitaria out-of-pocket e spesa totale. Solo quando i Paesi hanno un quadro accurato delle prestazioni del loro sistema sanitario, possono indirizzare efficacemente le azioni per migliorare il modo in cui soddisfare i bisogni di tutte le persone».