Studio a guida Enea stima gli effetti delle radiofrequenze sulla gravidanza
Enea si è occupata degli effetti su fertilità maschile e gravidanza in animali da laboratorio
[22 Novembre 2023]
«L’esposizione alle radiofrequenze non sembrerebbe avere particolari conseguenze sulla salute fetale». E’ quanto emerge dal progetto “SR4. Systematic reviews of exposure to radiofrequency fields and adverse reproductive outcomes (animal and in-vitro studies)” sugli effetti sul sistema riproduttivo legati all’esposizione alle radiofrequenze[1], coordinato da ENEA e finanziato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che ha tra le sue tematiche prioritarie cancerogenesi, conseguenze sulla salute riproduttiva e alterazioni delle capacità cognitive.
ENEA ha coordinato un team internazionale composto da esperti di Australia, Canada, Cina, Gran Bretagna, Italia e Olanda , che si è occupato degli effetti dell’esposizione a radiofrequenze sulla fertilità maschile e sulla gravidanza in animali da laboratorio. I risultati relativi agli effetti sulla gravidanza sono stati resi noti nello studio “Effects of Radiofrequency Electromagnetic Field (RF-EMF) exposure on pregnancy and birth outcomes: A systematic review of experimental studies on non-human mammals” pubblicato su Environment International, dove saranno prossimamente pubblicati anche i risultati relativi agli effetti sulla fertilità maschile.
La principale autrice dello studio e coordinatrice del del progetto, Eugenia Cordelli del Laboratorio Salute e Ambiente ENEA, evidenzia che «Dai risultati ottenuti l’esposizione in utero a radiofrequenze non sembra alterare la sopravvivenza fetale. Abbiamo solo rilevato una moderata diminuzione del peso alla nascita, ma solo in presenza di livelli di esposizione molto elevati. Abbiamo adottato l’approccio innovativo della revisione sistematica accompagnata da meta-analisi che consente di raccogliere dati di letteratura esaustivi, classificarli, esaminare i possibili fattori che ne mettano a rischio l’obiettività, produrre una sintesi accurata dei risultati e valutare l’affidabilità del risultato complessivo».
All’ENEA spiegano: «In parole più semplici, una meta-analisi è una analisi statistica che unifica in una singola misura i dati già pubblicati e aumenta l’affidabilità nella stima di un possibile effetto senza nuova sperimentazione. Dalla meta-analisi dei dati non si sono potute trarre conclusioni sugli effetti a lungo termine dell’esposizione in utero a causa dell’eterogeneità dei risultati degli studi sugli effetti neurocomportamentali e sulla fertilità femminile».
La Cordelli aggiunge che «Un altro importante risultato ottenuto è stato quello di individuare i limiti delle ricerche svolte fino ad ora ed avere ottenuto indicazioni per migliorare gli studi futuri sulla valutazione complessiva del rischio per l’uomo dell’esposizione a radiofrequenze».
I motivi della non omogeneità dei dati sono legati al moltiplicarsi delle fonti di esposizione, alle tecniche di indagine, ai diversi possibili bersagli biologici e alla mancanza di protocolli di indagine standardizzati e condivisi in questo campo.
La Cordelli conclude: «Il progetto risponde proprio all’urgenza di raccogliere e valutare la letteratura scientifica esistente. Ma è utile anche per organizzare i risultati rendendoli fruibili dagli enti regolatori e individuare lacune e limiti da colmare con nuovi studi».