Ecco perché le montagne dell’Himalaya continuano a crescere e a calare: dipende dai terremoti

In Nepal potrebbe esserci presto un terremoto devastante. Le montagne calate di 60 cm

[14 Gennaio 2016]

Un team internazionale di scienziati, capeggiati dal  Centre for the Observation and Modelling of Earthquakes, Volcanoes and Tectonics (COMET) britannico, ha fatto nuova luce sul terremoto che ha devastato il Nepal nell’aprile  aprile 2015, uccidendo più di 8.000 persone. Nello studio “Himalayan megathrust geometry and relation to topography revealed by the Gorkha earthquake”, pubblicato su Nature Geoscience, gli scienziati dimostrano che una anomalia della faglia regionale presente al di sotto del Nepal spiega perché le montagne più alte dell’Himalaya crescono in mezzo ai terremoti.

Un coautore dello studio Pablo González, dell’università di Leeds, spiega: «Abbiamo mappato con successo il movimento dl terremoto utilizzando la tecnologia satellitare su un terreno montagnoso molto difficile. Abbiamo sviluppato nuovi algoritmi di elaborazione per ottenere mappe dello spostamento più chiare, che hanno rivelato la geometria più probabile della faglia in profondità, dando un senso a osservazioni geologiche sconcertanti».

I ricercatori del Comret e i loro colleghi statunitensi e francesi lanciano però un nuovo allarme: la rottura della faglia del terremoto dell’aprile 2015 si è fermata a 11 km in profondità, proprio sotto la capitale nepalese Kathmandu e questo significa che un altro forte terremoto potrebbe verificarsi entro un  tempo molto più breve di quanto si credesse.

Il principale autore dello studio, John Elliott dell’Università di Oxford, ha detto: «Abbiamo dimostrato che il fault  sotto il Nepal ha un “nodo” al suo interno, che crea una rampa di 20 chilometri sottoterra. Il materiale viene continuamente spinto su questa rampa, il che spiega perché è stata osservata una crescita delle montagne nei decenni prima del terremoto. Il terremoto steso ha poi invertito tutto questo, facendo cadere le montagne di nuovo giù quando la pressione è stato rilasciata, quando la crosta si è improvvisamente spezzata nell’ aprile del 2015. Utilizzando la più recente tecnologia satellitare, siamo stati in grado di misurare con precisione le variazioni dell’altezza terreno su tutta la metà orientale del Nepal. Nei secondi iniziali del terremoto, le cime più alte sonno calate fino a 60 cm».

Il monte più alto del mondo, l’Everest, è più di 50 km ad est dell’area dove si è verificato il  terremoto, quindi troppo lontano per essere colpito dalla subsidenza di questo evento.

Il vero problema emerso dallo studio è però che nella rottura della faglia sotto Kathmandu si sta accumulando un’enorme energia provocata dall’India che continua a scontrarsi con il Nepal. Elliott mette in guardia: «Dato che questa parte del fault è più vicina alla superficie, in futuro la rottura di questa porzione superiore può potenzialmente avere  un impatto molto maggiore su Kathmandu, se dovesse fratturarsi in un  evento di dimensioni analoghe a quello dell’aprile 2015. Il lavoro su altri terremoti ha suggerito che quando una rottura si ferma, come questa, può riprendere dopo e anni o decenni, piuttosto che in secoli, come sarebbe di  solito prevedibile».