Al contempo le perdite economiche potrebbero arrivare a 12,5 trilioni di dollari

World economic forum, dalla crisi climatica fino a 14,5 milioni di morti al 2050

C’è ancora tempo per evitarlo. Kerry: «Se non agiamo il bilancio delle vittime sarà sconcertante, rischieremmo di perdere i progressi compiuti nel corso di decenni»

[16 Gennaio 2024]

Procedendo nell’attuale rotta del riscaldamento globale, da qui alla metà del secolo potrebbero morire altre 14,5 milioni di persone a causa della crisi climatica, oltre il doppio rispetto alle vittime mietute finora dalla pandemia Covid-19.

È quanto emerge da un nuovo rapporto elaborato dal World economic forum e presentato oggi a Davos.

L’analisi si basa sugli scenari sviluppati dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), tenendo fede alla traiettoria più probabile – a politiche vigenti – per l’aumento della temperatura media del pianeta, ovvero da +2,5° a +2,9° Celsius rispetto ai livelli preindustriali.

A livello globale il 2023 ha già raggiunto +1,48°C, mentre le vittime legate alla crisi climatica sono già elevatissime: nella sola estate del 2022, si stima che oltre 18mila italiani siano morti a causa delle ondate di calore. Ma il dado non è ancora tratto.

«C’è ancora tempo perché le parti interessate a livello globale intraprendano azioni strategiche e decisive per contrastare queste previsioni e mitigare gli impatti», sottolineano dal World economic forum.

Il rapporto è però molto chiaro nel prospettare i rischi che ha di fronte l’umanità. In cima ai rischi di mortalità legati alla crisi climatica svettano le inondazioni, con 8,5 milioni di morti stimati entro il 2050; segue la siccità (3,2 mln di morti), mentre alle ondate di calore va il primato per le perdite economiche, pari a 7,1 trilioni di dollari. Complessivamente, le perdite economiche alla metà del secolo potrebbero arrivare a 12,5 trilioni di dollari.

«La crisi climatica è una crisi sanitaria e sta alimentando un circolo vizioso di malattie, devastazione economica e sofferenza – spiega Vanessa Kerry, inviata speciale dell’Oms per i cambiamenti climatici e la salute – Se non agiamo, non solo il bilancio delle vittime sarà sconcertante, ma rischieremmo anche di perdere i progressi compiuti nel corso di decenni per migliorare i risultati sanitari in tutto il mondo».

Una prospettiva che pone ampi rischi per un Paese come l’Italia, che sta già facendo fronte a un rapido invecchiamento della popolazione e al contempo taglia da ormai 15 anni enormi risorse al Sistema sanitario nazionale, accumulando così un gap arrivato ormai a 333 miliardi di euro rispetto alla spesa sanitaria media dell’Ue.