Riceviamo e pubblichiamo
A 7 anni dal terremoto in Italia centrale, ricostruzione e messa in sicurezza restano palo
Fiore (Sigea): «Purtroppo dobbiamo constatare che l’occasione dei vari Superbonus è stata sprecata»
[27 Ottobre 2023]
Cosa abbiamo fatto in questi 7 anni dalla terremoto che 2016 ha colpito l’Italia centrale? Purtroppo dobbiamo constatare che l’occasione dei vari Superbonus è stata sprecata.
Più di un terzo dei Comuni italiani si trova in zone dove possono verificarsi eventi sismici forti o molto forti, ma ancora non è chiaro che la sicurezza, non solo sismica, deve essere l’elemento fondamentale delle politiche pubbliche e di incentivazione, visto che la stragrande maggioranza degli interventi finanziati col Superbonus riguardano l’ecobonus e il bonus facciate, e molto meno per il bonus sismico.
Dobbiamo insistere per mitigare gli effetti dei terremoti in termini di prevenzione ed educazione alla consapevolezza dei pericoli naturali. Abbiamo tutto il tempo per farlo, fino al prossimo terremoto.
Ricordiamo che alcune stime indicano che dei 111,3 miliardi di euro per il Superbonus (ago. 2020‐ ago. 2023) solo 25 miliardi di euro, pari al 22.5%, è stato impiegato per l’adeguamento sismico degli edifici, ciò vuol dire che abbiamo reso efficienti dal punto di vista energetico molti edifici dimenticando la loro vulnerabilità al terremoto.
L’Ispra nell’ultimo rapporto sul consumo di suolo (ed. 2023) ci ricorda che il suolo consumato al 2022 in aree a diverso grado di pericolosità è il 36,2% (195.873 ettari) della superficie edificata nazionale.
Nel solo corso del 2022 il consumo di suolo in zone a pericolosità sismica, che ha determinato un aumento del rischio, è stato di 220 ettari (pericolosità molto alta) e 2.293 ettari (pericolosità alta). Senza trascurare che nell’ultimo anno sono stati artificializzati o impermeabilizzati 113,7 ettari di zone che ricadono nei pressi faglie capaci.
La tendenza a consumare suoli maggiormente accessibili e anche in aree interessate da noti pericoli geologici sembra essere opposta ai buoni propositi quale quello del Piano per la transizione ecologica, approvato dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica nel 2021, che si poneva l’obiettivo di arrivare a un consumo netto pari a zero entro il 2030, anticipando di vent’anni l’obiettivo europeo.
di Antonello Fiore, presidente nazionale della Società italiana di geologia ambientale