Alluvione a Kinshasa: 44 vittime. Urbanizzazione selvaggia, spazzatura e mancanza di fogne
Ora si vogliono demolire le “case anarchiche” in una megalopoli di 10 milioni di abitanti dove i poveri non hanno niente
[8 Gennaio 2018]
Il governo della Repubblica democratica del Congo (Rdc) ha decretato da oggi due giorni di lutto nazionale dopo la morte di 44 persone (cifra ufficiale) causata dalle piogge torrenziali che si sono abbattute il 4 gennaio sulla capitale Kinshasa.
Il bilancio è molto grave: 5.100 abitazioni inondate, 192 case crollate, diverse migliaia di sfollati in attesa che cali il livello delle acque per poter ritornare in quelle che spesso sono baracche. Ma molti di loro probabilmente non torneranno a casa, visto che il 5 gennaio il consiglio dei ministri provinciale straordinario di Kinshasa ha annunciato che il governo della capitale della Rdc avvierà presto la demolizione delle costruzioni abusive, che qui chiamano “anarchiche”. In un comunicato si legge: «In vista di prevenire altri casi di inondazioni e sinistri, la commissione tecnica dei lavori procederà incessantemente alla demolizione delle costruzioni anarchiche identificate con l’aiuto dei gestionnaires de proximité».
Il lutto per l’alluvione sembra essere stato colto al balzo dal presidente decaduto ma in carica della Rdc, Joseph Kabila, per mettere a tacere la protesta della comunità cattolica per il nuovo rinvio delle elezioni e per sbarazzarsi dei più poveri tra i poveri che assediano nelle baraccopoli la capitale Kinshasa, per sfuggire alla miseria e alle guerre per le enormi risorse minerarie e petrolifere della Rdc che Kabila non ha saputo e voluto affrontare. Kabila, che con il caos della Rdc si è enormemente arricchito e ha fatto arricchire la sua corte di cleptomani, ha dato istruzioni perché il governo paghi le spese dei funerali delle vittime.
Di fronte allo sfascio urbanistico e sociale della capitale congolese, il governo provinciale di Kinshasa ricorda che «Le costruzioni sono proibite in spazi come le gli argini dei fiumi a minimo 100 metri dai loro letti, dai pendii collinari e dalle opere di drenaggio e altri collettori».
Ma il governo provinciali di Kinshasa dovrà prima occuparsi di ricostruire, mentre i ponti crollati e le strade interrotte e di cercare di fermare l’erosione sempre più veloce saranno presi in carico dal contestato e corrotto governo nazionale.
Kinshasa, che con almeno 10 milioni di abitanti (non esiste un censimento ufficiale) è la terza più grande megalopoli dell’Africa dopo Il Cairo e Lagos, è ormai bersagliata da catastrofi naturali che si abbattono regolarmente sulla città e il cattivo stato delle infrastrutture rende difficile smaltire le piogge torrenziali in canali e fogne in gran parte (quando ci sono) ostruiti dalla spazzatura abbandonata per strada, tanto che il governo ha avviato lavori di emergenza per liberare ponti e canali dall’immondizia accumulata.
Il ministro provinciale degli affari sociali, Dominique Weloli, che ha partecipato a una riunione operativa con il governatore André Kimbuta e con i sindaci dei 24 communes che formano Kinshasa, ha confermato che «Kimbuta ha annunciato anche la demolizione nei prossimi giorni di alcune costruzioni giudicate pericolose».
Weloli ha spiegato che «Ci sono state non solo inondazioni ma anche frane, il crollo di alcune case e l’esondazione del fiume. Tra le vittime ci sono due o tre bambini». La Radio della missione Onu in Rdc, Okapi, rioferisce invece della morte di almeno 5 bambini di una solo famiglia nella commune di Bandal. Le s communes più colpite sono Ngaliema (13 morti) e Selembao (9),
Le inondazioni hanno colpito soprattutto i quartieri popolari e abitazioni illegali costruite in zone pericolose. La crescita urbana della capitale della Rdc è stata rapidissima e non pianificata, dettata dalla povertà e dalla precarietà di una gran parte della popolazione alla quale mancano alloggi sicuri, cibo, cure sanitarie, servizi igienici e trasporti pubblici.