E’ la ricca California, ma sembra di essere in Africa, Amazzonia o Indonesia
Bracconieri di sequoie: gli Usa chiudono il Redwood park per salvare l’ultima foresta
[7 Marzo 2014]
Quando si pensa ai bracconieri ed ai boscaioli abusivi vengono subito in mente l’Africa o l’Amazzonia, ma nel cuore dei ricchi Stati Uniti d’America sta avvenendo qualcosa di simile e di molto preoccupante a danno di alcuni dei più grandi e longevi esseri viventi del pianeta.
La disoccupazione e la tossicodipendenza hanno causato il boom della pratica distruttiva di tagliare le escrescenze nodose alla base degli antichi alberi di sequoia per farne mobili e soprammobili decorativi.
La pratica – nota come “burl poaching” bracconaggio della radica – è ormai così diffusa lungo la costa settentrionale della California che i parchi nazionali e regionali di Redwood hanno chiuso la notte il Newton B. Drury Scenic Parkway per impedire l’accesso ai distruttori di sequoie.
I bracconieri di radiche operano nei luoghi più sperduti del parco e da anni era in atto una vera e propria guerra tra ranger e motoseghe, ma ultimamente le dimensioni e la frequenza dei furti sono in aumento e molti bracconieri, quando vengono presi, dicono che sono costretti a farlo perché a causa della loro tossicodipendenza non riescono a trovare un altro lavoro.
La verità è che nella ricchissima California si sta creando una situazione di tipo “africana” che è la conseguenza della riduzione dei posti di lavoro nell’industria del legname e della pesca commerciale. Un declino frutto anche della crisi, ma soprattutto dell’ingordigia umana. Lungo la costa della California, tra l’Oregon e Monterey, c’erano 2 milioni di acri di antica foresta, negli ultimi 150 anni ne è stata abbattuta il 95% e gli ultimi brandelli di quella foresta primigenia sopravvivono ormai solo all’interno del Redwood national park e in alcuni parchi statali.
E’ vero che una sequoia può sopravvivere al “burl poaching”, ma i bracconieri mettono comunque a rischio la vita di un organismo vivente, a volte millenario, perché la radica che viene estratta è proprio la parte da dove germoglia il clone della sequoia prima che questi giganti arborei muoiano. E’ proprio da questa caratteristica di ri-propagazione “perpetua” che deriva il nome scientifico della sequoia costiera californiana: Sequoia semper vierens. Insomma le motoseghe dei bracconieri tolgono “l’immortalità” alle sequoie.
La radica di sequoia è un grosso business, ma ormai si trova solo nelle public land del nord della California, dove i grossisti pagano il legname stagionato da 2 a 3 dollari la libbra, secondo la qualità della radica. Ma tavolinetti di sequoia sono in vendita su eBay a 1.300 dollari.
A controllare che nessuno penetri nei 133.000 acri delle aree delle sequoie ci sono pochi rangers che fanno base a Crescent City, California ed i pattugliamenti fino ad ora hanno portato a due o tre arresti negli ultimi 12 anni e chi viene preso passa poco tempo in galera, visto che questo sperpero di bellezza e potenza della natura viene considerato un reato minore.. ed anche qui le assonanze tra i cuori di tenebra dell’Amazzoni, dell’Africa o dell’Indonesia e la sviluppatissima California della Silicon Valley e di Hollywood sono impressionanti.
Attualmente i rangers del Redwood park sono sulle tracce di un gruppo di bracconieri che hanno tagliato una grossa radica da un’enorme sequoia subito a sud della foce del fiume Klamath, provocando un taglio di 8 piedi per 10, anche questa volta il disastro è stato scoperto per caso da un ricercatore che studia gli orsi.
I bracconieri ci mettono anche settimane per tagliare pannelli di radica che pesano più di 100 libbre l’una e che poi trascinano anche per chilometri, fino a raggiungere una strada dove li aspetta un mezzo.
I ranger hanno raccontato a Jeff Barnard dell’Associated Press di aver trovato questi pannelli nel magazzino un concessionario radica che ha detto di aver pagato i bracconieri con 1.600 dollari per otto “tavole” e che stava per rivenderle a 700 dollari l’una, ricavandoci 5.600 dollari, un gran bel guadagno che spiega molte cose.
Quanto ai bracconieri delle sequoie sono molto difficili da prendere perché si spostano da un sito all’altro ed operano in aree remote, lontano dalle strade forestali, sapendo bene che anche il rumore di una grossa motosega non si diffonde molto lontano, schermato dalla foresta che stanno distruggendo.
L’unica speranza che hanno gli amministratori del Parco nazionale e che la chiusura dell’area protetta faccia capire ai visitatori che per difendere le sequoie per prima cosa non bisognerebbe comprare prodotti fatti con le loro radiche.